Omelia in occasione dell’Ordinazione Presbiterale di don Bruno Cerchio

26-05-2018

Carissimi fratelli e sorelle, ma lasciatemi dire carissimo Bruno,

oggi celebriamo esultanti e adoranti la Santissima Trinità, il Padre creatore del cielo e della terra, il Figlio Redentore, morto e risorto per noi, e lo Spirito Santo amore, che è Signore e dà la vita. È un grande mistero che ci avvolge nella sua grandezza, lasciando alla fede il riconoscere “un solo Dio, un solo Signore, non nell’unità di una sola persona, ma nella Trinità di una sola sostanza” come reciteremo nel prefazio di questa liturgia eucaristica.

È bello pensare che tutti siamo stati creati a immagine e somiglianza di Dio: “Facciamo l’uomo a nostra immagine, a nostra somiglianza”, è scritto nella Genesi. Non deriva forse da questa somiglianza a Dio la sacralità di ogni persona umana? La vita e la dignità di ogni vivente è inviolabile in quanto è creata a immagine di Dio!

IL capolavoro di Dio, che è l’uomo, è stato santificato dallo Spirito che nel Battesimo ci ha reso figli, eredi di Dio, coeredi di Cristo, come abbiamo letto nella lettera di San Paolo apostolo ai Romani.

Il nostro Battesimo è il medesimo Battesimo ricevuto da Gesù nel fiume Giordano dove nuovamente assistiamo ad una epifania della Santissima Trinità: il Figlio battezzato da Giovanni il Battista, il Padre che si compiace del Figlio e lo Spirito che scende come colomba.

Nel Vangelo secondo Marco Gesù si reca da Nazareth (in Galilea) sulle rive del Giordano, dove viene battezzato da Giovanni Battista. Uscendo dall’acqua, vede i cieli aprirsi e lo Spirito scendere su di lui sotto forma di colomba, mentre si ode una “voce dal cielo” che dice «Tu sei il Figlio mio prediletto, in te mi sono compiaciuto».

L’unico Dio: Padre, Figlio e Spirito, ha plasmato la nostra vita umana e di grazia, facendo di Dio non un idolo da temere e con cui venire a patti, ma la manifestazione più grande che possiamo pensare dell’Amore, in quanto Dio è amore.

Mons. Natale Bussi, di cui quest’anno celebriamo il 30° anniversario dalla sua morte, nel suo testo Il Mistero Cristiano, nel capitolo che tratta della struttura dialogica, parlando di Dio scrive: “Trattando di Dio, quale si è rivelato a noi nell’opera della salvezza compiutasi in Cristo si parte non tanto dalla sua natura o essenza (Dio uno) quanto piuttosto dalle tre persone divine (Dio tri-uno). Queste formano un noi, una comunione, che è la perfetta realizzazione dei rapporti interpersonali, perché esse sono totalmente una con l’altra, una per l’altra, una nell’altra”.

Ecco questo è il nostro Dio, questa è la Santissima Trinità: è Amore, circolarità, relazione, comunione. E noi di questo Dio siamo immagine e testimoni fino agli estremi confini della terra.

Carissimo Bruno fra poco per imposizione delle mie mani sarai ordinato sacerdote: Dio Padre che ti ha creato ti ha reso, con la tua storia, con i tuoi carismi e con i tuoi limiti strumento del suo amore, lo Spirito Santo attraverso la consacrazione ti inonderà della sua Grazia e tu diventerai “alter Cristus” per quanti ti saranno affidati.

L’Ordine sacro ti cambia ontologicamente e imprime il carattere che ti rende sacerdote in eterno alla maniera di Melchisedek che mai più potrà essere cancellato.

Nello stesso tempo diventi “ministro” di Dio e della Chiesa, cioè servo di tutti come quando Cristo ha lavato i piedi agli Apostoli nel cenacolo durante l’ultima cena, indossando il grembiule, unico paramento di cui si parla nel vangelo come ci ha insegnato don Tonino Bello.

Nel Prefazio della preghiera eucaristica dell’Ordinazione si legge: “Con la varietà dei doni e dei carismi tu scegli e costituisci i dispensatori dei santi misteri, perché in ogni parte della terra sia offerto il sacrificio perfetto e con la parola e i Sacramenti si edifichi la Chiesa, comunità della nuova alleanza, tempio della tua lode”.

Tu sei stato scelto e costituito per diventare annunciatore della Parola e dispensatore della Grazia sacramentale per edificare la Chiesa.

Tutto questo vivilo sempre in comunione con il tuo Vescovo e con il presbiterio in cui tu oggi entrerai pienamente a farne parte. La fraternità sacerdotale sia una dimensione fondamentale del tuo ministero insieme alla fedeltà alla preghiera e al servizio ai poveri.

Caro don Bruno sei il primo diacono che ordino presbitero da quando sono stato consacrato Vescovo e sento dentro di me una grande responsabilità.

Ho pensato di trasmetterti quanto il Cardinale Anastasio Ballestrero ebbe a scrivermi prima di ordinarmi sacerdote, 31 anni fa, parole che divennero per me un programma di vita sacerdotale e che io ora, quasi in una staffetta spirituale vorrei consegnare a te.

L’Arcivescovo mi scrisse: “Il cuore del sacerdote deve conoscere il gaudio del cielo per il peccatore che ritorna, le ansie del Padre che aspetta il prodigo, la tenerezza di Cristo che si china sulle miserie dell’uomo”.

Sono convinto che riuscirai a vivere questo programma, con l’aiuto di Dio, perché, ricordati, non si fa il prete, ma si è preti per sempre, per il Signore e per la gente.

Ti affido a Maria, Madre dei Sacerdoti, affinchè tu possa trovare in Lei quell’affetto materno e quell’abbraccio di madre, che ogni sacerdote desidera nel compimento della sua missione e del suo ministero là dove la Provvidenza ti porrà. Amen.