Omelia in occasione della Solennità di Maria Ss.ma Madre di Dio

01-01-2018

Oggi il mondo intero ha iniziato il nuovo anno, quante attese e quante aspettative. Portiamo tutti nel cuore la speranza di un tempo migliore rispetto a quello appena passato, che ci lasciamo alle spalle.

In questo giorno la Chiesa celebra la Solennità di Maria Santissima Madre di Dio, quasi per dire di affidare all’abbraccio della madre di Dio l’anno che ci sta dinnanzi e che abbiamo iniziato da poche ore.

Maria, Madre di Dio, credo sia forse il titolo più bello ed espressivo che sia mai stato dato alla Vergine Santa e che i fedeli usano nelle loro preghiere fin da quando il Concilio di Efeso nel lontano 431 la definì la Theotokòs.

È bello contemplare Maria con in braccio il suo Figlio Gesù, è un atteggiamento che sentiamo vicino e abituale nel nostro vivere quotidiano. La Maternità di Maria è qualcosa che si allarga all’umanità intera e coinvolge ciascuno di noi. Quella donna col bambino che i pastori incontrano nella grotta di Betlemme, come abbiamo proclamato nel Vangelo di Luca, è la stessa donna che Gesù dall’alto della Croce regala all’umanità intera quando dice: “Donna ecco tuo Figlio” e poi “Figlio ecco tua Madre”.

Quante volte nella nostra vita ci siamo rivolti a Lei, certi nella fede di rivolgerci alla nostra Madre celeste.

Il Vangelo ci presenta un’atteggiamento interiore di Maria che vorrei sottolineare, in quanto ci dice come sia profonda la spiritualità di Maria.

Maria, da parte sua, custodiva tutte queste cose, meditandole nel suo cuore” (Lc.2,19).

Ella custodisce e dà senso a ciò che vive, tramite il “cuore”, abbiamo letto. Il cuore nel linguaggio della Bibbia è la sede dei sentimenti profondi, la nostra coscienza, ovvero quella straordinaria capacità che ci consente di accorgerci di ciò che stiamo vivendo, quella facoltà che ci permette di vivere consapevolmente.

Che cos’è una carezza senza partecipazione interiore? Un gesto freddo. Che cos’è una parola senza risonanza interiore? Un suono vuoto. Senza profondità interiore, anche lo sguardo diventa insignificante.

Maria ci insegna a custodire e a meditare tutto ciò che ci accade intorno e soprattutto non tralasciare l’incontro che abbiamo con l’altro.

Questo primo giorno dell’anno sotto lo sguardo materno di Maria è dedicato dalla Chiesa alla Giornata Mondiale della Pace.

Nel libro dei Numeri nella prima lettura abbiamo letto:

Il Signore rivolga a te il suo volto e ti conceda pace”.

Questo augurio e messaggio possa raggiungere tutta l’umanità, soprattutto in quei luoghi in cui il Volto di Dio è sfigurato proprio perché non c’è pace, a causa dell’ingiustizia e della violenza umana.

Papa Francesco nel suo Messaggio ci invita a pensare ai migranti e rifugiati in quanto uomini e donne in cerca di pace e scrive:

La Pace, che gli angeli annunciano a pastori nella notte di Natale, è un’aspirazione profonda di tutte le persone e di tutti i popoli, soprattutto di quanti più duramente ne patiscono la mancanza. Tra questi, che porto nei miei pensieri e nella mia preghiera, voglio ancora una volta ricordare gli oltre 250 milioni di migranti nel mondo, dei quali 22 milioni e mezzo sono di rifugiati”.

Vogliamo fare nostra questa preoccupazione del Papa, affinchè la nostra Chiesa sia sempre accogliente e capace di suscitare iniziative per accogliere, proteggere, promuovere e integrare tutti coloro che bussano alle nostre porte, solo così riusciremo a costruire un mondo di vera Pace.

Maria Santissima, Madre di Dio e Regina della Pace ci accompagni nel cammino in questo nuovo anno di vita che la Provvidenza ci ha messo davanti. Amen.