Omelia in occasione della S. Messa della Professione Religiosa della novizia sorella Giorgia Vacca

14-04-2018

Letture: At 6, 1-7; Sal 32; Gv 6, 16-21

Care Sorelle e cari Amici,

la parola di Dio che abbiamo ascoltato illumina sempre la nostra vita. In particolare ci dona oggi quello sguardo per leggere i momenti che vogliamo ricordare in ringraziamento e lode al Signore: la professione religiosa di Sorella Giorgia, il 7° anniversario del ritorno alla Casa del Padre di Sorella Maria Elide, colonna della vostra Comunità, il 40° di fondazione della vostra Società di Vita Apostolica, Figlie della Madre di Gesù e della vostra presenza al Santuario del Todocco.

Il Vangelo che è stato proclamato è la continuazione del racconto giovanneo della moltiplicazione dei pani. Dopo il miracolo, la gente cerca di esaltare Gesù per introdurlo nella loro cerchia; ma egli non si lascia strumentalizzare. Questo Gesù libero e obbediente alla volontà del Padre si presenta ai discepoli camminando sul mare e incontra la loro paura e sorpresa; ma quando Gesù viene accolto sulla loro barca tutto cambia: immediatamente raggiungono la riva.

In ogni decisione per il Signore, come avviene nella professione religiosa di Sorella Giorgia, si è chiamati a scegliere Gesù, ad accoglierlo nella barca della propria vita. Anche per la scelta religiosa, come i discepoli, si passa attraverso la verifica di ciò che scuote e proprio per questo permette di vedere la verità salda che abita il proprio cuore: Gesù il Signore. Ogni sì della vita, che vuole essere serio, deve saper passare attraverso questa prova: scegliere Gesù significa non far conto delle sole proprie forze, ma affidarsi a Lui che fa procedere a partire da quello che siamo, per suo dono.

È nei consigli evangelici si rende presente questo stile di vita di appartenenza al Signore. Si è poveri perché ci si priva di qualcosa per amore del Signore, per poter dire a noi stessi e agli altri che Egli è il primo, l’unica nostra ricchezza. Si è casti se si domina se stessi lasciandosi amare dal Signore; solo chi si sa veramente dominare saprà anche donare se stesso agli altri in quella libertà di cuore che rende presente l’amore di Gesù. Si è obbedienti perché si vuole testimoniare che il Signore ci ama e nel fare la sua volontà viviamo la più radicale e pacificante esperienza di amore verso di Lui nella fraternità che ci è chiesta di abitare.

La prima lettura, tratta dagli Atti degli Apostoli, riferisce l’istituzione dei primi sette diaconi. Questo ministero ordinato è per il servizio e ricorda ad ognuno nella Chiesa – laici, diaconi, sacerdoti, religiosi – che ogni scelta di vita si comprende a partire dal dono di sé per Dio e i fratelli. Con questo spirito di servizio, che abita la vita religiosa, ricordiamo il vostro 40° di fondazione con presenza in Santuario. Infatti nell’agosto 1978, all’interno del Movimento GAM, Don Carlo De Ambrogio costituiva in Comunità di preghiera e di evangelizzazione il vostro gruppo di Consacrate per condividere l’ideale e il carisma del GAM con il nome di “Figlie della Madre di Gesù”. Il vescovo Mons. Fausto Vallainc vi accoglieva in Diocesi di Alba offrendo la casa del Pellegrino del Santuario Madre della Divina Grazia del Todocco, come base di abitazione e apostolato.

Ricordare un anniversario come il vostro significa ritornare alle motivazioni del vostro apostolato guardando a Maria che, come insegna papa Francesco, ascolta, decide e fa. Ascoltare.Ascolto di Dio che ci parla, e ascolto anche della realtà quotidiana, attenzione alle persone”. Decisione.Nella vita è difficile prendere decisioni, spesso tendiamo a rimandarle, a lasciare che altri decidano al nostro posto; Maria nell’Annunciazione, nella Visitazione, alle nozze di Cana va controcorrente; si pone in ascolto di Dio, riflette e cerca di comprendere la realtà, e decide di affidarsi totalmente a Dio, decide di visitare, pur essendo incinta, l’anziana parente, decide di affidarsi al Figlio con insistenza per salvare la gioia delle nozze”. Azione.Portare anche noi, come Maria, ciò che abbiamo di più prezioso e che abbiamo ricevuto, Gesù e il suo Vangelo, con la parola e soprattutto con la testimonianza concreta del nostro agire” (Papa Francesco, Discorso 31 maggio 2013). L’ascolto, la decisione e l’azione, nella loro armonia, esprimono la concretezza dell’annuncio della Parola. La solidità di una comunità che evangelizza è anche verificata dalla fedeltà a queste caratteristiche proprie di Maria, la Madre di Gesù.

Ogni comunità vive grazie all’intercessione di tante persone vive e defunte. Tra coloro che hanno già raggiunto la Casa del Padre, ricordiamo oggi, nel settimo anniversario, Sorella Maria Elide Biglia che, dal 1981, fu Responsabile Maggiore della Comunità delle Sorelle del Todocco. Amava ripetere che “la prima evangelizzazione è la carità fraterna”. Sento quest’espressione in sintonia con gli orientamenti espressi nella mia Lettera pastorale. Gesù cammina con noi (p. 23) dove scrivo: “Nella Chiesa in uscita l’identità cristiana non è né occultata (cf Eg 79), né ostentata (cf. Eg 95), ma testimoniata in modo sempre rispettoso e gentile (cf. Eg 128). All’atteggiamento del nemico che punta il dito e condanna, o del principe che guarda gli altri in modo sprezzante (cf. Eg 271) viene preferito  uno stile fraterno che diventa attraente e luminoso (cf. Eg 99) agli occhi di tutti, in quanto in grado di illuminare e benedire, vivificare e sollevare, guarire e liberare (cf. Eg 273)”.

Con le parole di papa Benedetto XVI, tratte dalla Spe salvi, affidiamo questa giornata di grazia e il vostro cammino all’intercessione di Maria e alle tante persone che, come Don Carlo De Ambrogio, Don Bruno Busolini, Sorella Maria Elide e Sorella Lina, hanno già raggiunto la meta: “La vita è come un viaggio sul mare della storia, spesso oscuro ed in burrasca, un viaggio nel quale scrutiamo gli astri che ci indicano la rotta. Le vere stelle della nostra vita sono le persone che hanno saputo vivere rettamente. Esse sono luci di speranza. Certo, Gesù Cristo è la luce per antonomasia, il sole sorto sopra tutte le tenebre della storia. Ma per giungere fino a Lui abbiamo bisogno anche di luci vicine – di persone che donano luce traendola dalla sua luce ed offrono così orientamento per la nostra traversata. E quale persona potrebbe più di Maria essere per noi stella di speranza – lei che con il suo ‘sì’ aprì a Dio stesso la porta del nostro mondo?” (Benedetto XVI, Spe salvi, n. 49).