Omelia in occasione della Messa per i soci di Banca d’Alba

27-05-2018

Carissimi fratelli e sorelle,

oggi celebriamo esultanti e adoranti la Santissima Trinità, il Padre creatore del cielo e della terra, il Figlio Redentore, morto e risorto per noi, e lo Spirito Santo amore, che è Signore e dà la vita. È un grande mistero che ci avvolge nella sua grandezza, lasciando alla fede il riconoscere “un solo Dio, un solo Signore, non nell’unità di una sola persona, ma nella Trinità di una sola sostanza” come reciteremo nel prefazio di questa liturgia eucaristica.

È bello pensare che tutti siamo stati creati a immagine e somiglianza di Dio: “Facciamo l’uomo a nostra immagine, a nostra somiglianza”, è scritto nella Genesi. Non deriva forse da questa somiglianza a Dio la sacralità di ogni persona umana? La vita e la dignità di ogni vivente è inviolabile in quanto è creata a immagine di Dio!

IL capolavoro di Dio, che è l’uomo, è stato santificato dallo Spirito che nel Battesimo ci ha reso figli, eredi di Dio, coeredi di Cristo, come abbiamo letto nella lettera di San Paolo apostolo ai Romani.

Il nostro Battesimo è il medesimo Battesimo ricevuto da Gesù nel fiume Giordano dove nuovamente assistiamo ad una epifania della Santissima Trinità: il Figlio battezzato da Giovanni il Battista, il Padre che si compiace del Figlio e lo Spirito che scende come colomba.

Nel Vangelo secondo Marco Gesù si reca da Nazareth (in Galilea) sulle rive del Giordano, dove viene battezzato da Giovanni Battista. Uscendo dall’acqua, vede i cieli aprirsi e lo Spirito scendere su di lui sotto forma di colomba, mentre si ode una “voce dal cielo” che dice «Tu sei il Figlio mio prediletto, in te mi sono compiaciuto».

L’unico Dio: Padre, Figlio e Spirito, ha plasmato la nostra vita umana e di grazia, facendo di Dio non un idolo da temere e con cui venire a patti, ma la manifestazione più grande che possiamo pensare dell’Amore, in quanto Dio è amore.

Mons. Natale Bussi, di cui quest’anno celebriamo il 30° anniversario dalla sua morte, nel suo testo Il Mistero Cristiano, nel capitolo che tratta della struttura dialogica, parlando di Dio scrive: “Trattando di Dio, quale si è rivelato a noi nell’opera della salvezza compiutasi in Cristo si parte non tanto dalla sua natura o essenza (Dio uno) quanto piuttosto dalle tre persone divine (Dio tri-uno). Queste formano un noi, una comunione, che è la perfetta realizzazione dei rapporti interpersonali, perché esse sono totalmente una con l’altra, una per l’altra, una nell’altra”.

Ecco questo è il nostro Dio, questa è la Santissima Trinità: è Amore, circolarità, relazione, comunione. E noi di questo Dio siamo immagine e testimoni fino agli estremi confini della terra.

Oggi per molti di voi è stato un giorno di festa e di amicizia avendo partecipato all’assemblea generale della Banca d’Alba.

Pertanto mi sono chiesto e invito anche voi a fare altrettanto: che rapporto c’è fra Vangelo e denaro ?, Quale rapporto fra economia ed etica?

E’ interessante constatare come nei vangeli si parli sovente di denaro, si pensi alle diverse monete citate nei discorsi di Gesù e nelle sue parabole, pensiamo ai famosi 30 denari di Giuda, alla dracma perduta, ai talenti, alla moneta pescata con l’immagine di Cesare che farà dire a Gesù quella famosa espressione: “Rendete a Cesare quello che è di Cesare e a Dio quello che è di Dio” (Mt. 22,21).

E’ indubbio che nella visione cristiana economia e politica, da una parte, ed etica e religione, dall’altra, sono nettamente distinte e hanno norme e regole proprie.

Tuttavia, distinzione non significa opposizione o negazione, non significa neppure totale separazione, perché unico è l’oggetto dell’economia/politica e della fede.

Ecco perché, accanto alla moneta di Cesare, Cristo introduce implicitamente un’altra “moneta” che ha su di sé un’immagine diversa, quella di Dio, ossia la persona umana.

C’è dunque, una dignità umana sulla quale non può prevaricare la pur necessaria economia che non deve assurgere a dogma unico e a norma esclusiva, come si è purtroppo sperimentato in certe vicende finanziarie recenti.

Per questo, sulla scia dei Profeti, si pensi ad Amos, la voce di Cristo si leverà forte e chiara contro la corruzione, la ricchezza sfrenata, gli squilibri sociali: in questi casi la finanza diventa “mammona”, un termine di matrice fenicia che trasforma denaro e ricchezza in idolo (Mt. 6,24) “Non potete servire Dio e la ricchezza!”.

Sono convinto che il civismo, la correttezza fiscale, i doveri sociali, i corretti comportamenti economici, che certamente appartengono alla vostra Banca, sono altrettanti capitoli dell’impegno etico del credente. Amen.

Marco Brunetti