Omelia in occasione della Festa di S. Valentino per i fidanzati

13-02-2018

Carissimi fidanzati,

questa sera, anticipando di un giorno, in quanto domani inizieremo la Quaresima, ci troviamo insieme in occasione della festa di San Valentino.

Mi rivolgo a quanti di voi sono in cammino verso il matrimonio cristiano e sentono dentro di loro questa vocazione alla famiglia.

Il Vangelo che abbiamo scelto ci parla di questi discepoli che si mettono alla sequela di Gesù, e Gesù dice loro “Che cercate?”.

Sposarsi cristianamente significa realizzare un progetto di vita che viene da Dio a cui ciascuno di voi deve dare un libero assenso. Il vostro amore è benedetto se si fonda sulla chiamata divina, e solo in Gesù può trovare un vero fondamento.

Poi Gesù nel vangelo dice: “venite e vedrete!”. Se volete mettere le basi ad un autentico matrimonio dovete fare esperienza di Gesù e anche gli incontri di preparazione che avete fatto o state facendo vi possono aiutare.

In questi anni la preparazione al matrimonio si è rinnovata ampliamente e oramai in moltissimi casi è un lungo e consistente itinerario, si è accompagnati da un’equipe per tutto il percorso, si tratta di un vero cammino di fede e soprattutto genera una relazione nuova e persistente con la comunità ecclesiale. Se mancano queste quattro condizioni si tratta evidentemente di una preparazione fragile.

«Nulla è più volubile, precario e imprevedibile del desiderio, e non si deve mai incoraggiare una decisione di contrarre matrimonio se non si sono approfondite altre motivazioni che conferiscano a quel patto possibilità reali di stabilità», così si esprime Papa Francesco in Amoris Laetitia al n.209.

L’itinerario di preparazione deve quindi essere un cammino di discernimento vocazionale sul matrimonio.

«Come un saggio architetto io ho posto il fondamento; un altro poi vi costruisce sopra. Ma ciascuno stia attento a come costruisce. Infatti nessuno può porre un fondamento diverso da quello che già vi si trova, che è Gesù Cristo». Così scrive San Paolo nella 1 Cor 3, 10-11.

Non possiamo rischiare di dare certificati di abitabilità a case che non hanno fondamenta. La base più solida da offrire è far uscire da una concezione solitaria e autoreferenziale dell’amore, facendo incontrare la comunità.

Gli Orientamenti pastorali sulla preparazione al matrimonio e alla famiglia, editi dalla Conferenza Episcopale Italiana nel novembre 2012, avevano già aperto ad un nuovo sguardo sottolineando che il vero soggetto dell’accompagnamento per i fidanzati e le famiglie è proprio la comunità cristiana.

«Non si tratta di dare loro tutto il Catechismo, né di saturarli con troppi argomenti.(…) Interessa più la qualità che la quantità, e bisogna dare priorità – insieme ad un rinnovato annuncio del kerygma – a quei contenuti che, trasmessi in modo attraente e cordiale, li aiutino a impegnarsi in un percorso di tutta la vita “con animo grande e liberalità”» leggiamo in Amoris laetitia.

Cari giovani il vostro amore è per tutti motivo di gioia ma può diventare anche una fonte di ispirazione per tante persone che sono sfiduciate e temono il matrimonio come scelta totalizzante e definitiva, il vostro coraggio e la vostra determinazione sono una luce fra le tenebre di una società che ha fatto del matrimonio un bene di consumo privato, usa e getta.

Vorrei concludere con le belle parole del Papa scritte ai giovani che vi saranno consegnate alla fine di questa celebrazione:

Desidero anche ricordarvi le parole che Gesù disse un giorno ai discepoli che gli chiedevano: «Rabbì […], dove dimori?». Egli rispose: «Venite e vedrete» (Gv 1,38-39). Anche a voi Gesù rivolge il suo sguardo e vi invita ad andare presso di lui. Carissimi giovani, avete incontrato questo sguardo? Avete udito questa voce? Avete sentito quest’impulso a mettervi in cammino? Sono sicuro che, sebbene il frastuono e lo stordimento sembrino regnare nel mondo, questa chiamata continua a risuonare nel vostro animo per aprirlo alla gioia piena”.

( Lettera del Santo Padre Francesco ai giovani)