Omelia in occasione del Venerdì Santo

30-03-2018

Sette parole furono pronunziate da Nostro Signore durante la sua passione in croce. Esse sono linfa vitale per noi tutti… Parlò francamente, per amor nostro, a nostro vantaggio e per la nostra salvezza. Ogni parola ebbe il suo effetto… Le sue furono parole di benedizione e di grazia. Sulla croce non condannò alcuno, non punì alcuno, malgrado tutti i suoi dolori. Egli non venne a condannare, ma a salvare il mondo”.

Così si pronunciò un antico Patriarca di Alessandria d’Egitto, e credo bene rappresenti il significato più profondo della lettura della passione che abbiamo fatto questa sera.

Si tratta di un mistero inesauribile, quello della passione, morte e resurrezione del Signore Gesù Cristo.

Mistero al quale noi cristiani dobbiamo sempre tornare per ravvivare la nostra fede, fondare la nostra speranza e accrescere la nostra carità.

La tradizione della Chiesa ci fa leggere le sette parole di Gesù pronunciate sulla croce.

Sette parole, le ultime parole del Signore, da lui pronunciate prima di morire, durante la sua agonia.

Sette come le luci del candelabro ebraico, la menorah, che splende davanti a Dio e ai credenti.

Queste ultime parole di Gesù rendono eloquente “la parola, quella della croce, che annuncia il mistero della croce e rivela la sapienza di Dio.

Agli occhi del mondo la parola della croce, e dunque anche le parole dette in croce, appaiono follia e scandalo che contestano la saggezza degli intelligenti, ma per i credenti sono rivelazione della salvezza di Dio.

Nella passione di S. Giovanni c’è una parola detta da Gesù dall’alto della croce su cui vorrei soffermassimo la nostra attenzione: “Dopo aver preso l’aceto, Gesù disse: “E’ compiuto!”. E reclinato il capo, consegnò lo Spirito. (Gv. 19,30)

Secondo il quarto vangelo questa è l’ultima parola di Gesù prima di morire.

E’ compiuto!”, cioè tutto ha raggiunto il suo fine, è portato a compimento. Gesù fa una vera e propria proclamazione: ha portato a termine la sua vita umana sulla terra e la missione ricevuta dal Padre che lo donava al mondo; ha portato a compimento tutte le scritture, realizzando la loro profezia; ha vissuto l’amore all’estremo, fino alla fine, raccontando che Dio è amore.

Ripensiamo a questa parola di Gesù:  ”E’ compiuto!”, tutto è compiuto. Solo lui ha potuto dirla, noi non possiamo, perché nella nostra esistenza non siamo in grado di portare a compimento ciò che, tutt’al più, abbiamo iniziato. Solo il Signore può portare a termine l’opera in noi e per noi, solo lui!

Le nostre vite saranno sempre incompiute, perché sono umane, eppure quando giunge l’ora della nostra morte non accettiamo questo limite e abbiamo il sentimento di dover ancora portare a termine qualcosa prima di lasciare questo mondo. Ma la parola fine dobbiamo lasciarla dire a Dio: il Dio che realizza in noi il volere e l’operare, il Dio che ha iniziato l’opera in noi, lui la porterà a compimento.

Il Signore ci darà quella completezza che manca, colmerà con la pienezza dell’amore quanto noi abbiamo lasciato incompiuto. Amen