Omelia in occasione della S. Messa esequiale per don Artusio Giovanni

04-04-2019

“Venite, benedetti del Padre mio, riceverete in eredità il regno preparato per voi fin dalla fondazione del mondo. Perché io ero malato e mi avete visitato”

Queste parole del Signore che abbiamo ascoltato nella proclamazione del Vangelo bene possono riassumere la vita e gran parte del ministero sacerdotale del carissimo don Nino che tutti noi in particolare ricordiamo come il cappellano del nostro ospedale di Alba che lui ha servito come sacerdote per oltre 25 anni. La sua esperienza di pastore nella Parrocchia di Monticello già lo aveva messo in contatto con le realtà famigliari che si trovano comunemente nelle nostre comunità e una predilezione ai malati a casa che visitava, certamente lo hanno preparato al ministero di assistente religioso in ospedale. Sappiamo per esperienza quanto il tempo della malattia sia un momento difficile per tutti e come quel tempo sia un luogo teologico in cui Dio parla, la presenza del sacerdote certamente esprime quella vicinanza che tutti ci aspettiamo da parte di Dio soprattutto nel momento del bisogno. Don Nino ha saputo sicuramente con l’ascolto, la preghiera e la grazia dei sacramenti di guarigione: l’eucarestia, la riconciliazione e l’unzione degli infermi farsi vicino, farsi prossimo e Buon Samaritano di quanti ha incontrato per le corsie dell’ospedale San Lazzaro. La sua cura pastorale ospedaliera si è rivolta a tutti: ai malati ricoverati, in primo luogo, agli operatori sanitari, medici e infermieri, ai famigliari e ai volontari che quotidianamente, di giorno e di notte, incontrava nei vari reparti dell’ospedale. L’ospedale era diventato la sua “parrocchia”, così mi confidò un giorno che lo incontrai alla Residenza di Rodello. E l’ospedale del resto – lo sappiamo tutti – è un crocevia di umanità, dove si incontrano tante persone, dove si viene a contatto con tante situazioni di grandi fragilità umane e sofferenze; dove soprattutto un ministro di Dio è chiamato ad ascoltare molto, a consolare molto, ad incoraggiare, a suscitare fiducia e abbandono in Dio; è chiamato anche , compito davvero delicato, ad accompagnare le persone non solo nell’esperienza della malattia, ma anche, in vari casi, nel difficile passaggio della morte, che conduce all’incontro definitivo con Dio. Sono convinto che siano molti coloro che hanno incontrato nella loro vita don Nino, soprattutto in momenti difficili e abbiano trovato in lui quel Buon Samaritano di cui parla Gesù nella sua parabola, capace di chinarsi e prendersi cura e fasciare le ferite con l’olio della consolazione e il vino della speranza. Ora ha terminato il suo cammino proprio nel “suo” ospedale, lunedì scorso, e noi siamo qui, tutti insieme, sacerdoti e popolo santo di Dio, a ringraziare il Signore per avercelo dato e per tutti noi diventa un esempio di carità effettiva soprattutto verso i malati e i sofferenti. Oggi vogliamo ripetere con San Girolamo: “E’ un grande dolore averlo perduto, ma Ti ringraziamo, o Dio, di averlo avuto, anzi di averlo ancora, perché chi torna al Signore non esce di casa” (San Girolamo, 85,1). Siamo certi, come credenti che come dice S. Agostino “non si perdono mai coloro che amiamo, perché possiamo sempre amarli in Colui che non si può perdere“. Il discorso del giudizio che abbiamo letto ci ricorda una cosa sola: saremo giudicati sull’amore, tutto il resto non conta nulla agli occhi di Dio. Saper riconoscere la presenza di Cristo nel fratello che ci sta accanto è ciò che ci salva e ci rende persone nuove capaci di accogliere il dono della vita ed entrare nella gioia senza fine. In più riprese la Parola ci richiama alla carità, al dono come segno dell’amore di Dio e dell’annuncio del vangelo. Ricordando la bella figura di don Nino impegniamoci a vivere il comando di Gesù: “annunciate il vangelo e guarite i malati”. Affidiamo il caro confratello don Nino che oggi salutiamo, a Maria Regina degli Apostoli e Salute degli infermi, affinché lo accolga con tutti i santi al banchetto eterno dove anche noi pellegrini su questa terra siamo incamminati. Amen.