Omelia in occasione della S. Messa esequiale di don Delpiano Vittorio

07-09-2020

Carissimi fratelli e sorelle, amici di don Vittorio, per tutti don Toiu.

 

Siamo raccolti in questo salone pensando al territorio dove don Toiu ha vissuto, dove il cielo sovrasta con la sua bellezza e la natura del circondario di questi luoghi di alta Langa rendono questo posto un canto al creatore che ci ha donato tutte queste bellezze naturali di cui noi ci sentiamo custodi, come più volte papa Francesco ci ha insegnato con i suoi scritti e discorsi

 

“Quando i nostri occhi sono illuminati dallo Spirito si aprono alla contemplazione di Dio, nella bellezza della natura e nella grandiosità del cosmo, e ci portano a scoprire come ogni cosa ci parla di Lui, e ogni cosa ci parla del suo amore. Tutto questo suscita in noi grande stupore e un profondo senso di gratitudine! È la sensazione che proviamo anche quando ammiriamo un’opera d’arte o qualsiasi meraviglia che sia frutto dell’ingegno e della creatività dell’uomo: di fronte a tutto questo, lo Spirito ci porta a lodare il Signore dal profondo del nostro cuore e a riconoscere, in tutto ciò che abbiamo e siamo, un dono inestimabile di Dio e un segno del suo infinito amore per noi…”

 

Sono contento che don Toiu sarà soddisfatto di congedarsi da noi nella sua San Benedetto Belbo di cui lui era parte viva integrante e dove ha lasciato un’impronta profonda scolpita sulla pietra di cui tutti voi siete testimoni.

 

“Cercate invece, anzitutto, il regno di Dio e la sua giustizia, e tutte queste cose vi saranno date in aggiunta. Non preoccupatevi dunque del domani, perché il domani avrà già le sue inquietudini. A ciascun giorno basta la sua pena.” (Mt 6, 33-34)

 

Il vangelo che abbiamo annunciato oggi come buona notizia si chiude con le parole di Gesù che ho appeno evocato e sono convinto che don Toiu avesse come unica preoccupazione l’annuncio del Regno di Dio e la sua giustizia e non avesse altri affanni mondani.

La sua libertà e la sua schiettezza trapelava ogni volta che lo incontravo e ci confrontavamo sul presente e sul futuro della nostra società e della Chiesa, di cui lui si sentiva parte viva esercitando il suo carisma profetico non sempre comprensibile a tutti.

 

La sua casa e San Benedetto Belbo sono stati un luogo di ospitalità verso quanti necessitavano di ritirarsi in disparte per pensare, riflettere, pregare, contemplare e lavorare la terra o le pietre.

 

La Bibbia che lui studiava e meditava era per lui e per quanti lo avvicinavano un vero nutrimento spirituale e alcune pagine era anche capace di trasformarle in icone per la contemplazione.

 

Don Toiu ha saputo abbandonarsi alla provvidenza, le parole di Gesù lette all’inizio del Vangelo lui le ha testimoniate con grande semplicità:

 

“Perciò vi dico: per la vostra vita non affannatevi di quello che mangerete o berrete, e neanche per il vostro corpo, di quello che indosserete; la vita forse non vale più del cibo e il corpo più del vestito?” (Mt. 6, 25.)

Vi è un altro aspetto che ha caratterizzato il nostro caro confratello sacerdote ed è il lavoro manuale. La sua vicinanza alla gente ha fatto sì che diventasse uno di loro condividendo anche le fatiche quotidiane di chi si fa missionario con la testimonianza di vita.

Senza dubbio don Toiu farebbe proprie le parole di San Paolo alla comunità di Filippi per farle dono a tutti noi, che siamo chiamati a continuare ad annunciare il Regno di Dio e la sua giustizia:

“Per me infatti il vivere è Cristo e il morire un guadagno. Soltanto però comportatevi da cittadini degni del vangelo, perché nel caso che io venga e vi veda o che di lontano senta parlare di voi, sappia che state saldi in un solo spirito e che combattete unanimi per la fede del vangelo,” (Fil. 1,21. 27.)

In questo senso, don Toiu è stato un uomo di Dio, una sorta di monaco sui generis, alla continua ricerca di Dio.

Voglio concludere con quanto K. Rahner scriveva sul pastore nel suo libro L’uomo dal cuore trafitto:

Sarà un uomo capace di ascoltare, un uomo per cui ogni singolo uomo è importante anche se non conta nulla in campo sociale o in campo politico. Sarà un uomo al quale ci si può confidare, che esercita o cerca di esercitare, come meglio può, un mestiere da pazzo, quello di portare non solo i propri pesi, ma anche quelli degli altri. Un uomo che, pur avendo tutte le possibilità, non partecipa alla caccia disperata e nevrotica al denaro, al piacere e a tutti gli altri analgesici contro la tragica delusione dell’esistenza. Dimostrerà invece con la sua vita che la libera rinuncia nell’amore del Crocifisso non solo è possibile ma è anche capace di liberare”.

Addio, cioè a Dio!, carissimo d Toiu, in cui saremo tutti riuniti.