Omelia in occasione della S. Messa di trigesima di Sua Ecc.za Mons. Sebastiano Dho

01-10-2021

Oggi la Chiesa celebra la memoria di una grande santa carmelitana, Santa Teresa di Gesù Bambino, vergine e dottore della Chiesa.

A soli 15 anni entrò nel Carmelo di Lisieux. Dedicò tutta la sua vita alla preghiera e alla contemplazione e alla mistica spirituale, affidandosi completamente all’azione gratuita di Dio.

Offrì la sua vita monastica e le sue sofferenze a favore delle missioni e dei missionari al punto tale che Papa Pio XI la scelse come patrona delle Missioni, nonostante non si spostò mai dalla cella del suo monastero.

È alla sua protezione e intercessione che affidiamo il mese missionario che oggi inizia per tutta quanta la Chiesa universale, dal tema “Testimoni e profeti”.

Il Vangelo che abbiamo proclamato e ascoltato ci parla di Gesù che invita i suoi discepoli ad ascoltare i “testimoni e i profeti”, anzi rimprovera i suoi in quanto non sono stati capaci di riconoscere i prodigi che il Signore ha compiuto in mezzo a loro: “Guai a te, Corazin, guai a te Betsaida!”, grida il Signore Gesù, a differenza dei pagani di Tiro e Sidone che invece si sarebbero pentiti e convertiti, nonostante fossero, come diremmo oggi “lontani”.

Domandiamoci, soprattutto noi che ci consideriamo “vicini” al Signore, per scelta e per vocazione, nonostante i nostri peccati e fragilità, siamo capaci di riconoscere i prodigi del Signore in mezzo a noi e nella nostra vita? Siamo capaci di riconoscere i testimoni e i profeti di oggi? Talvolta siamo come accecati dalle nostre sicurezze e certezze e non sappiamo riconoscere il bene che c’è anche in chi non è così integrato nei nostri schemi religiosi e pastorali.

Attenzione a essere troppo severi con la gente, che lavora e fatica e non sempre è in grado e capace di percorrere i nostri itinerari e i nostri percorsi verso i sacramenti. Gesù ci invita ad essere accoglienti, ad essere testimoni della bontà e tenerezza di Dio, ad essere profeti, cioè annunciatori di una Parola liberante e gratificante.

Sempre nel Vangelo abbiamo letto: “Chi ascolta voi ascolta me…”. È  una grande responsabilità che abbiamo, soprattutto noi ministri del vangelo e pastori delle nostre comunità.

Questa sera celebriamo l’Eucaristia, anche per ricordare a un mese dal suo ritorno alla casa del Padre, del carissimo pastore della nostra Chiesa diocesana e mio predecessore Mons. Sebastiano Dho.

Io credo sia stato per tutti noi che lo abbiamo conosciuto un vero testimone e profeta per la nostra Chiesa.

Vorrei ripetere quanto ho già detto in occasione delle esequie:

Mons. Dho per tutti noi era un padre, un fratello e un amico. Il suo ministero in mezzo a noi per 17 anni ha lasciato un segno indelebile di cui sentiamo il dovere di esprimere tutta la nostra riconoscenza e gratitudine al Signore.

La sua fedeltà al Vangelo e al Concilio Vaticano II, di cui era un’entusiasta, sono per noi un esempio e uno stimolo in questo tempo in cui la nostra Chiesa in comunione con tutte le altre Chiese italiane si appresta a intraprendere un cammino sinodale.

Il cammino sinodale che proprio in questo mese inizieremo sicuramente lo avrebbe visto infervorato, soprattutto per il coinvolgimento dal basso del popolo di Dio, a questo proposito mi piace ricordare quanto ebbe a dire nell’omelia di apertura del sinodo diocesano del 16 novembre 1997: “Il Sinodo sarà o non sarà strumento di crescita, a seconda se riuscirà ad aiutarci a camminare verso un’unità più vera, certo nella piena libertà di spirito e di parola, ma pure di volontà di convergenza e di comunione. Se teniamo presente questa esigenza profonda di comunione sincera innanzitutto e poi nell’impegno pastorale, ai fini della missione, quanti problemi interni, che sembrano enormi, diventano problemini, superabilissimi: non sono infatti le questioni in sé ad essere difficili o impossibili a risolversi; la questione per eccellenza siamo noi, non ancora sufficientemente consumati nell’unità. Ma, pur coscienti dei nostri limiti, non ci scoraggiamo affatto. Gesù ha pregato anche per noi; sì, proprio per noi poveri viaggiatori in partenza per il grande cammino del Sinodo”.

Il Signore della vita lo custodisca nel suo Regno di pace e di amore.

Concludendo vi affido ancora le parole di Santa Teresa del Bambino Gesù, che leggiamo oggi nell’ufficio delle letture della Liturgia delle ore, perché ci accompagni in questo mese missionario, che vedrà l’inizio del cammino sinodale:

O Gesù, mio amore, ho trovato finalmente la mia vocazione. La mia vocazione é l’amore. Si, ho trovato il mio posto nella Chiesa, e questo posto me lo hai dato tu, o mio Dio. 

Nel cuore della Chiesa, mia madre, io sarò l’amore ed in tal modo sarò tutto e il mio desiderio si tradurrà in realtà”.    Amen.