Omelia in occasione della Festività di San Lorenzo Martire

10-08-2022

Oggi la nostra Chiesa e la nostra città di Alba sono in festa per il Santo Patrono, il diacono Lorenzo, martire. L’antifona di inizio dell’odierna liturgia così lo saluta:
“Questi è il santo diacono Lorenzo, che diede la sua vita per la Chiesa: egli meritò la corona del martirio, per raggiungere in letizia il Signore Gesù Cristo”
Celebrando la festa del diacono e martire San Lorenzo ricordiamo le persecuzioni sofferte dalla Chiesa nel corso dei secoli, e purtroppo ancora oggi, Chiesa che è definita dal Manzoni nell’inno La Pentecoste: “Tu che, da tanti secoli, soffri, combatti e preghi”. Noi viviamo la realtà delle persecuzioni del passato e del presente come un richiamo severo per verificare la nostra capacità di essere fedeli a Cristo e alla Chiesa, un ammonimento e una esortazione allo stesso tempo da parte dei Martiri per aggregarci ad essi nella sequela di Cristo ed essere docili efieri nel farci carico della Croce. San Lorenzo si è preparato al martirio testimoniando la carità ai poveri, caricandosi della sofferenza altrui ha accolto la sofferenza estrema del
martirio. In questo compito ridava seguito a quella parte della missione della Chiesa che è la testimonianza della Carità – conseguente all’annuncio del Vangelo
e alla celebrazione dei Sacramenti. Sull’esempio di San Lorenzo, da lui istruiti,
anche la nostra Fede si rende visibile nella Carità.
La diakonia – il servizio è rendere presente Cristo e la Chiesa tra i poveri, con la Grazia data dallo Spirito, ricordando quanto Gesù stesso ha detto:
“I poveri infatti li avete sempre con voi e potete far loro del bene quando volete,
ma non sempre avete me” (Mc 14,7).
I poveri comprendono e riassumono quanti sono elencati nelle varie categorie di
sofferenti: “Venite, benedetti del Padre mio, ricevete in eredità il regno preparato
per voi fin dalla creazione del mondo, perché ho avuto fame e mi avete dato da
mangiare, ho avuto sete e mi avete dato da bere, ero straniero e mi avete
accolto, nudo e mi avete vestito, malato e mi avete visitato, ero in carcere e siete
venuti a trovarmi” (Mt 25,34-36). Nella Santa Messa le offerte del Popolo di Dio
– finalizzate anche alla Diakonia per i poveri, integrate allo stesso tempo in una
sintesi con la Parola e l’Eucaristica – rendono visibile il cuore della Chiesa unito
al Cuore di Cristo.
Anche la nostra Città è abitata da diverse povertà, che non appaiono a prima
vista, ai tanti visitatori e turisti che la percorrono superficialmente e distrattamente.
Sono i Centri di ascolto della Caritas, della pastorale Migrantes, di tante
Associazioni di volontariato presenti sul nostro territorio che ci ricordano che sono
molti a soffrire a causa del momento difficile che stiamo attraversando, per motivi
economici, per solitudini che portano alla depressione, per lo sfruttamento e
il caporalato nel tempo della vendemmia di tanti stranieri che vengono a
cercare lavoro, per la disperazione dovuta al fatto che interi patrimoni
svaniscono a causa del gioco d’azzardo riducendo molte famiglie sul lastrico
e facendo ammalare molte persone fragili, situazioni che si potrebbero risolvere
proibendo o perlomeno limitando la presenza di questi giochi “diabolici “ in tanti
locali pubblici e privati, soprattutto se vicini alle scuole, alle chiese o ai giardini
pubblici.
Penso anche alle persone detenute nella nostra Casa circondariale di Alba,
attualmente adibita ad ospitare persone giunte a fine pena in attesa di progetti
lavorativi ed abitativi per una effettiva riabilitazione che ridoni piena dignità
a chi ha pagato il suo debito con la giustizia.
Faccio un appello alle istituzioni preposte affinché queste persone possano al
più presto uscire da questa triste situazione e tornare ad una vita dignitosa
insieme alle loro famiglie. La nostra Città non può rimanere indifferente!
Sono molti, come vedete i volti della povertà! Tutte situazioni che gli organi di
informazione nazionali e locali, compreso il settimanale diocesano, Gazzetta
d’Alba, puntualmente denunciano e documentano.
San Lorenzo, santo della Carità ci sprona a non tacere, a farci carico di queste
situazioni, a far sì che le nostre istituzioni, con senso di responsabilità, facciano
leggi che veramente pongano rimedio alla povertà in tutte le forme in cui si
manifesta, promuovendo la persona e superando ogni forma di assistenzialismo o,
peggio ancora, di indifferenza.
L’Annuncio della Parola, per certi aspetti, sarebbe senza frutti se mancasse la
Carità: con questa chi evangelizza fa rivivere in sé la Parola.
La Carità è essenziale nella struttura della Chiesa: se manca, la Chiesa
verrebbe meno al mandato impartito da Cristo come comprendiamo da San Paolo:
“Tenete presente questo: chi semina scarsamente, scarsamente raccoglierà e chi
semina con larghezza, con larghezza raccoglierà. Ciascuno dia secondo quanto
ha deciso nel suo cuore, non con tristezza né per forza, perché Dio ama chi dona
con gioia”(2Cor 9,6-7).
In ogni gesto di Carità, anche minimo, colui che dona è trasfigurato in virtù della
gioia che lo accompagna.
Sono convinto che la nostra Chiesa, qui rappresentata, in questo tempo del
Cammino Sinodale, intende continuare a mettersi in ascolto soprattutto dei poveri,
dei malati e dei migranti.
Questo ascolto si fa annuncio di salvezza e liberazione perché ha alla base la fede
in Gesù Cristo che noi alimentiamo con la Parola di Dio e la Grazia dei
Sacramenti. Bene sintetizza il motto del Santo Cottolengo, che riprende San
Paolo, “Caritas Christi urget nos”, l’amore di Cristo ci spinge, è il vero motore
del nostro agire in questo mondo.
Affido a San Lorenzo, diacono e martire, la nostra città di Alba e la nostra diocesi,
affinché sul suo esempio sappiamo essere sempre solidali, indicando nei poveri,
come fece Lui, i nostri veri tesori. Amen.