Omelia in occasione della commemorazione del beato fratel Luigi Bordino

16-06-2018

Questa sera ci siamo raccolti qui in preghiera per celebrare l’Eucarestia e per rendere grazie al Signore nel ricordo e con la presenza del beato fratel Luigi Bordino. E la pagina di Vangelo che la Chiesa ci ha offerto in questa liturgia ci aiuta a comprendere il valore della figura di un testimone della fede, della speranza e della carità come è stato fratel Luigi.

Abbiamo letto nel Vangelo che il Regno di Dio è come un uomo che getta il seme nella terra. E il seme che fratel Luigi ha ricevuto – come del resto anche tutti noi nel giorno del nostro battesimo – è quello Spirito che ha riempito il suo cuore, il suo animo, la sua vita, confermato poi con la Cresima: è il seme della presenza di Dio, del Suo amore, della Sua grazia. E questo seme fratel Luigi l’ha ricevuto proprio qui, in questa comunità parrocchiale.

È bello pensare a questa figura di beato, così amato in ogni luogo, come uno di noi ed uno tra noi. Sapere che moltissimi l’hanno conosciuto di persona, addirittura alcune suore hanno lavorato al suo fianco, è proprio segno che la santità è qualcosa di concreto, di possibile, di vivibile, che ci appartiene. E questo seme che il Signore ha messo dentro di noi cresce, germoglia e porta frutto; se noi lo vogliamo! Se noi lasciamo che l’opera di Dio si realizzi dentro di noi.

Così – credo – è stato per fratel Luigi: lui ha permesso che la chiamata del Signore fin dal giorno del suo battesimo diventasse il motivo della sua vita, della sua esistenza, fino ad offrire tutto se stesso a Dio, scegliendo la vita religiosa, seguendo l’esempio ed il carisma di questo grande santo della carità che è san Giuseppe Benedetto Cottolengo.

Però la scelta di fratel Luigi è una scelta di vita che l’ha portato alla santità, quindi alle virtù eroiche della vita cristiana nella quotidianità, nella ferialità, in chi vive la propria fede, il proprio essere cristiano là dove è posto. È bello vedere che la santità è a portata di mano di tutti, nessuno escluso. Io credo che quando fratel Luigi lavorava e serviva i malati nelle corsie dell’ospedale del Cottolengo non avesse mai pensato che un giorno lo avrebbero dichiarato beato. Non penso proprio! Non lo immagino, perché è così: la santità non è qualcosa di straordinario, non è un camminare dai tetti in su. La santità è vivere l’amore di Dio là dove siamo posti, e rendere straordinario ciò che è ordinario, attraverso un atteggiamento autentico di fede, di speranza e di carità. Questo è il testimone!

A confermare questa immagine di santità, ci viene in soccorso la recente Esortazione apostolica di papa Francesco, Gaudete et exultate. Papa Francesco parla proprio della santità come una realtà che appartiene a tutti; la chiama la santità della porta accanto, della persona semplice, quella santità a cui tutti siamo chiamati, nessuno escluso, come già si era espresso il Concilio Vaticano II. Con parole un po’ altisonanti, ma certamente pregne di significato, il Concilio Vaticano II ci aveva detto: «La Chiesa, il cui mistero è esposto dal sacro Concilio, è agli occhi della fede indefettibilmente santa. Infatti Cristo, Figlio di Dio, il quale col Padre e lo Spirito è proclamato “il solo Santo”, amò la Chiesa come sua sposa e diede se stesso per essa, al fine di santificarla, l’ha unita a sé come suo corpo e l’ha riempita col dono dello Spirito Santo, per la gloria di Dio. Perciò tutti nella Chiesa, sia che appartengano alla gerarchia, sia che siano retti da essa, sono chiamati alla santità, secondo le parole dell’Apostolo: “Sì, ciò che Dio vuole è la vostra santificazione”». Ed un mio caro fratello nell’episcopato, il Card. Biffi, integrò questa affermazione del Magistero con una interpretazione illuminante. Egli scrisse: «Proprio perché la Chiesa è santa è ansiosa di informare della sua santità gli atti e i sentimenti di tutti i suoi figli. Cerca cioè di far sua in modo totale la realtà umana di coloro che già le appartengono per la grazia santificante che c’è nei loro cuori o almeno per la fede o per il segno incancellabile del battesimo». E concluse dicendo: «E mentre essa continuamente ci santifica, noi non arriviamo mai a contaminarla».

Riconosciamo dunque che siamo tutti coinvolti, e la figura del beato fratel Luigi è lì come modello, ma anche per spronarci e per dire: “chiediamo a Dio, nella nostra preghiera, il desiderio di essere santi”. Abbiamo questo desiderio? A cosa aspiriamo nella nostra vita. Il mondo, certamente, ti fa assaporare altri beni ed altri desideri: la ricchezza, la fama, la potenza, etc. Tutte cose che non ci aiutano a diventare santi. Ma noi, come cristiani e come credenti, chiediamo a Dio che ci aiuti ad essere santi, a portare frutto, a far sì che questo seme della Grazia di Dio che abbiamo ricevuto anche noi, possa veramente crescere, possa veramente diventare qualcosa che mi unisce a Dio?

Non dimentichiamo che San Giovanni Paolo II già ci ricordava che la santità altro non è che «l’unione dell’uomo con Dio nella potenza del mistero pasquale di Cristo». E papa Francesco, nella sua lettera indica un cammino per diventare santi, e lo indica proprio prendendo ad immagine il discorso della montagna. Le otto beatitudini, proclamate da Gesù nel Vangelo, sono proprio il modo che noi dobbiamo provare a vivere per diventare santi. Perché i Beati sono proprio questi: quelli che sanno vivere questa pagina di Vangelo.

Il beato fratel Luigi, tutti i giorni, ha vissuto questa pagina del Vangelo. Certamente è stato un uomo delle beatitudini: beati i poveri in spirito, beati i misericordiosi, beati i miti, beati i perseguitati…

Pensate a quante situazioni, quante realtà ci provocano e ci chiedono di essere veri testimoni dell’amore di Dio. Il santo è capace di fare questo!

Allora io vorrei proprio affidare al nostro caro beato, frutto di questa terra, frutto di questa comunità, frutto di questa chiesa che lo ha generato alla fede e frutto del carisma del Cottolengo, che ci aiuti ad essere come lui, capaci di comprendere la volontà di Dio, di viverla ogni giorno e di saperla testimoniare nel quotidiano, nel concreto, affinché tutti siano raggiunti dall’amore di Dio. E come il beato fratel Luigi possiamo essere attenti soprattutto ai poveri, agli ultimi, agli ammalati, alle persone che hanno veramente bisogno di qualcuno che tenda una mano, che sappia consolare come Dio ci consola e come Maria ci consola, Consolata e consolatrice.

Il Signore Gesù ci aiuti a guardare al nostro futuro come ad un futuro di santità affinché possiamo anche noi un giorno essere santi tra i Santi, insieme al nostro beato Luigi che ci protegge e ci accompagna nella nostra vita.