Omelia in occasione della 105ma Giornata Mondiale del migrante e del rifugiato e del mandato dei catechisti

30-09-2019

Carissimi oggi siamo raccolti in questo magnifico Tempio dedicato a San Paolo per concludere con il mandato ai catechisti la giornata di formazione e confronto organizzata dal nostro Ufficio catechistico diocesano, che ringrazio, con il Convegno la Fragilità nella catechesi e celebrare insieme la Giornata Mondiale del Migrante e del Rifugiato dal tema: “Non si tratta solo di migranti“, con la presenza di tanti amici provenienti da diversi paesi del mondo che rendono universale questa nostra celebrazione.

Per tutti è risuonata la parola del vangelo di Luca: “Hanno Mosè e i Profeti; ascoltino loro” … “Se non ascoltano Mosè e i Profeti, non saranno persuasi neanche se uno risorgesse dai morti“.

Queste dure parole che l’evangelista Luca mette in bocca ad Abramo nel racconto della parabola sono per tutti noi una provocazione e non ci possono lasciare indifferenti. 2

Nel linguaggio biblico “Mosè e i Profeti” rappresentano la Parola di Dio che si è rivelata al popolo eletto di Israele e che per noi cristiani si è incarnata in Gesù Cristo, salvatore dell’umanità.

Abbiamo in quanto Chiesa e battezzati la responsabilità di annunciare questa parola, in quanto su questa parola noi saremo giudicati.

Il catechista è, dopo i genitori, il primo educatore alla fede; tocca a voi catechisti far gustare la parola del Signore con tutto il suo significato evangelico profondo. I cristiani di domani in gran parte dipendono da quanto hanno vissuto e conosciuto nel loro cammino di fede.

La ricchezza, il benessere, la tranquillità ci distrae e ci allontana dalla Parola, facciamo risuonare le parole del Profeta Amos della prima lettura che mantengono la loro forza e attualità: “Guai agli spensierati… distesi su letti d’avorio e sdraiati sui loro divani mangiano… bevono il vino in larghe coppe e si ungono con gli unguenti più raffinati…”. Forse che queste grida del Profeta non ci riguardano? Questa denuncia non rappresenta uno spaccato della nostra società?

Papa Francesco nel suo messaggio per la Giornata del Migrante e del Rifugiato arriva a dire: “Le società economicamente più avanzate sviluppano al proprio interno la tendenza a un accentuato individualismo che, unito alla mentalità utilitaristica e moltiplicato dalla rete mediatica, produce la “globalizzazione dell’indifferenza”. In questo scenario, i migranti, i rifugiati, gli sfollati e le vittime della tratta sono diventati emblema dell’esclusione perché, oltre ai disagi che la loro condizione di per sé comporta, sono spesso caricati di un giudizio negativo che li considera come causa dei mali sociali. L’atteggiamento nei loro confronti rappresenta un campanello di allarme che avvisa del declino morale a cui si va incontro se si continua a concedere terreno alla cultura dello scarto. Infatti, su questa via, ogni soggetto che non rientra nei canoni del benessere fisico, psichico e sociale diventa a rischio di emarginazione e di esclusione”. 3

Cari catechisti il vostro impegno nell’annuncio della Parola unito alla testimonianza della carità può contrastare decisamente questa mentalità mondana.

Sempre il Papa afferma: “Non si tratta solo di migranti: si tratta della carità. Attraverso le opere di carità dimostriamo la nostra fede (cfr Gc 2,18). E la carità più alta è quella che si esercita verso chi non è in grado di ricambiare e forse nemmeno di ringraziare. «Ciò che è in gioco è il volto che vogliamo darci come società e il valore di ogni vita. […] Il progresso dei nostri popoli […] dipende soprattutto dalla capacità di lasciarsi smuovere e commuovere da chi bussa alla porta e col suo sguardo scredita ed esautora tutti i falsi idoli che ipotecano e schiavizzano la vita; idoli che promettono una felicità illusoria ed effimera, costruita al margine della realtà e della sofferenza degli altri» (Discorso presso la Caritas Diocesana di Rabat, 30 marzo 2019).

All’interno del vostro convegno un laboratorio aveva come tema: catechesi e carità, ebbene come ho avuto modo di scrivere nella mia nuova lettera pastorale: “Va e anche tu fa così“, che vi verrà consegnata alla fine della celebrazione, invito tutti voi a vivere la carità come primo annuncio… certo che solo in questo modo possiamo essere credibili!

A questo proposito nella lettera ho scritto: “È facile notare come nelle nostre parrocchie non ci sia al momento dibattito costruttivo alla luce della Parola su temi forti quali quelli legati all’immigrazione, o all’accoglienza, o allo sviluppo delle persone e dei territori in un tempo di crisi economica. Preferiamo stare zitti o demandare questo dibattito ai talk show televisivi. Invece la prossimità necessita di uno scambio di idee, che poi si trasformi in vera e propria cultura, proposta di visione e pensiero per far camminare la comunità alla sequela di Gesù attraverso i temi dell’oggi”.

Lasciamo che la Parola sia luce ai nostri passi e la carità non avrà mai fine.

Amen.