Omelia in occasione del centenario della nascita del Beato Fratel Bordino e apertura del secondo anno del cammino sinodale

04-09-2022

Colui che non porta la propria croce e non viene dietro a me, non può essere mio discepolo”, così recita l’antifona alla comunione della liturgia odierna riecheggiando il vangelo che abbiamo annunciato ed ascoltato.

Siamo venuti in cattedrale in processione, come popolo in cammino, come discepoli che seguono il Signore Gesù, insieme a Maria e ai nostri Santi e Beati, fra cui fratel Luigi Bordino, che abbiamo invocato, manifestando la nostra ferma volontà di testimoniare con gioia la nostra fede in Gesù Cristo, unico e vero Salvatore dell’umanità.

Saluto la nutrita comunità cottolenghina, qui presente, accompagnata dal Padre Generale don Carmine Arice, dalla Madre Generale Suor Elda Pezzuto, e dal Generale dei fratelli, di cui fratel Luigi Bordino era parte, fratel Giuseppe Visconti.

Saluto anche la rappresentanza degli Alpini nelle cui fila ci fu anche il nostro Beato e saluto la numerosa comunità di Castellinaldo, paese che diede i natali al Beato.

Così pure ringrazio per la loro presenza i sacerdoti, diaconi, religiosi e religiose insieme ai tanti laici della nostra diocesi che oggi sono qui per venerare fratel Bordino e per iniziare insieme il Secondo anno del nostro Cammino sinodale.

Come vero popolo di Dio abbiamo camminato insieme con gioia e speranza, convocati dal Padre, dal Figlio e dallo Spirito Santo, siamo convenuti in questa bella Cattedrale per sentirci un’unica grande famiglia, la famiglia di Dio.

Il camminare è il modo consueto e tipico del discepolo, in quanto ripercorre le orme del suo maestro e Signore.

Per camminare dobbiamo puntare all’essenziale, liberandoci da tutti i pesi inutili che ci appesantiscono fino al punto da rischiare di fermare il cammino stesso. Sono i pesi delle nostre strutture materiali e pastorali, dei pregiudizi, delle formalità, del “si è sempre fatto così”, della chiusura, delle rigidità ecc…

Il discepolo è colui che è capace di alleggerirsi e porta con sé poche cose necessarie, ecco perché Gesù dice: “chiunque di voi non rinuncia a tutti i suoi averi, non può essere mio discepolo”.

Il nostro beato Bordino era discepolo di Gesù, Lui ha accolto la sua chiamata e si è messo in cammino. Ha fatto della rinuncia un principio della sua vita, facendosi umile servo della volontà di Dio.

 

Il libro della Sapienza, nella prima lettura afferma: “Chi può immaginare che cosa vuole il Signore?………..Chi avrebbe conosciuto il tuo volere, se tu non gli avessi dato la sapienza e dall’alto non gli avessi inviato il tuo santo spirito?”

Durante tutta la sua straordinaria vita ha saputo continuamente mettersi in ascolto dello Spirito e ha nella semplicità e nell’ordinario realizzato il progetto che Dio aveva su di lui.

Fratel Luigi nascendo cento anni fa a Castellinaldo ha mosso i suoi primi passi vivendo da credente all’interno della sua famiglia, della sua comunità parrocchiale e del suo paese.

Fu membro e presidente dell’Azione Cattolica parrocchiale e visse la sua testimonianza in parrocchia soprattutto come laico impegnato nei molti servizi.

Come tanti suoi coetanei partì, con suo fratello, per la guerra in Russia dove visse un’esperienza tremenda e terribile, come lo sono tutte le guerre, come quella che stiamo vivendo e non intendiamo dimenticare in Ucraina.

Durante quegli anni di prigionia prega, conforta e sostiene feriti, infettivi e morenti. Non sparò mai un colpo, ma fu un autentico artigiano di pace.

Tornato dalla guerra bussa alla porta del Cottolengo e domanda di consacrarsi a Dio tra i fratelli di San Giuseppe Benedetto Cottolengo, per servire i poveri e gli ammalati.

Indossato l’abito religioso fu uomo di preghiera, dedica la vita alla carità, assistendo i malati fra le corsie dell’ospedale Cottolengo, fu un vero testimone della carità, un autentico “buon samaritano”.

È in questo modo che il Beato Bordino ha vissuto in modo radicale la sua sequela al Signore, facendosi vero discepolo di Gesù.

Grazie, o Padre, per questo testimone, figlio della nostra terra, che noi possiamo guardare come modello e soprattutto possiamo pregarlo come nostro intercessore.

Oggi, la nostra Chiesa albese, con Gesù e i nostri Santi e Beati, riprende il cammino sinodale in unione con tutte le Chiese d’Italia.

Vogliamo far tesoro di tante cose che abbiamo detto lo scorso anno nei molti gruppi sinodali e provare nuovamente ad ascoltarci e partecipare come protagonisti ai “cantieri di Betania”, così come ci sono stati consegnati e che saranno arricchiti da quanto decideremo insieme, come Chiesa diocesana, negli appuntamenti futuri.

L’immagine del cantiere bene esprime un lavoro in continuo progredire, non un evento, tutti devono fare la loro parte e devono sentirsi protagonisti. Perché il “cantiere” realizzi il suo progetto è necessario l’apporto di tutti, in quanto l’opinione di ciascuno è importante per la Chiesa.

Invito tutte le realtà diocesane, gli uffici, le unità pastorali, le associazioni, i movimenti, i gruppi e quanti vogliono dare il loro contributo a non aver paura, a non scoraggiarsi ma a riprendere il cammino con fiducia, lasciandosi guidare dalla Parola di Dio, che anche questa sera abbiamo solennemente intronizzato, dall’esempio e dalla testimonianza dei nostri Santi e Beati e da tante figure anonime che amano e servono il Signore e la Chiesa, i cui nomi sono scritti in cielo.

Voglio ringraziare i sacerdoti, i diaconi, i quasi duecento segretari e moderatori dei gruppi sinodali e tanti altri religiose/i e laici che lo scorso anno hanno vissuto con impegno il Cammino sinodale a cui chiedo un ulteriore sforzo per portare avanti il cammino facendosi tutti quanti discepoli del Signore Gesù, per rinnovare la Chiesa, che siamo tutti noi, secondo le indicazioni dello Spirito.

Invochiamo la Sapienza che è dono di Dio ed è frutto dello Spirito santo che viene dall’alto.

Noi uomini e donne fragili e peccatori non possiamo nulla, ma Dio non lascia mancare la sua Grazia.

Pensando al Beato Luigi Bordino e all’inizio del secondo anno del Cammino sinodale vorrei concludere con una citazione del neo Beato papa Giovanni Paolo I°, affinché sia per tutti noi motivo di incoraggiamento e di speranza: “… Noi siamo oggetto da parte di Dio di un amore intramontabile. Sappiamo: ha sempre gli occhi aperti su di noi, anche quando sembra ci sia notte. È papà: più ancora è madre. Non vuol farci del male; vuol farci solo del bene a tutti”. (Angelus 10 settembre 1978)

Amen.