Inaugurato l’anno giudiziario del Tribunale ecclesiastico

L’inaugurazione dell’anno giudiziario del Tribunale ecclesiastico interdiocesano piemontese è stata l’occasione per riflettere sul senso del matrimonio, sull’azione del Tribunale stesso, sull’attuazione di una vera e propria pastorale giudiziaria. La cerimonia si è tenuta giovedì mattina (23 marzo) nella sala artistica della Facoltà teologica dell’Italia settentrionale – sezione di Torino e si è aperta con l’intervento di
saluto di monsignor Roberto Repole, moderatore del Tribunale e arcivescovo di Torino. Dopo i ringraziamenti e il saluto ai vescovi del Piemonte e della Valle d’Aosta presenti (il presidente Cep Lovignana, Brunetti – Alba, Cerrato – Ivrea, Farinella – Biella, Arnoldo – Vercelli, Delbosco – Cuneo e Fossano, Giraudo – ausiliare di Torino, Prastaro – Asti), ha sottolineato che «non possiamo dimenticare il grande valore teologico e non solo esemplare che il matrimonio riveste per l’esistenza stessa della Chiesa: un valore fortemente compromesso nel tempo attuale, da una cultura che potrebbe insensibilmente insinuarsi anche tra i cristiani; e proprio per questo un valore ancora più prezioso da custodire e far crescere». A questo proposito ha citato una parte del discorso che papa Francesco ha tenuto il 27 gennaio in occasione
dell’inaugurazione dell’anno giudiziario del Tribunale della Rota Romana, il Papa in quell’occasione aveva parlato a lungo del valore decisivo del matrimonio e dell’importanza del vincolo matrimoniale, invece che parlare delle ragioni per cui essa possa essere inesistente. In quell’occasione Francesco aveva detto di voler
condividere «alcune riflessioni» sul matrimonio, perché nella Chiesa e nel mondo c’è un forte bisogno di riscoprire il significato e il valore dell’unione coniugale tra uomo e donna su cui si fonda la famiglia.

La parola è poi passata a don Ettore Signorile, vicario giudiziale del Teip che ha subito rimarcato che raccontare l’attività svolta nel 2022 non è tanto una questione di numeri, ma piuttosto la narrazione di un’azione pastorale. Di uno strumento autenticamente ecclesiale, in quanto anch’esso sinodale nella prospettiva missionaria della Chiesa. «Come vorrei» ha detto «che ogni persona che incontriamo in una realtà come la nostra, che si pregia della qualifica di ecclesiale, trovi un posto prezioso ed unico dove poter abitare». Ha ricordato come pur nella complessità dell’evento pandemico anche nel 2022 «tutti gli operatori del Tribunale si sono sentiti chiamati ad essere sempre più parte attiva di una pastorale famigliare integrata che deve vedere coinvolti gli uffici, i consultori diocesani e i centri di ascolto». Signorile è convinto che «soprattutto l’operato del Tribunale apre alla prospettiva di un futuro oltre il fallimento, accompagnando il discernimento delle parti. Il Teip deve altresì annunciare il Vangelo della Misericordia e favorire l’esperienza del perdono e della riconciliazione nell’ambito del foro esterno, esprimendo la vicinanza della Chiesa ai fedeli anche in ambito giudiziale».

E ora i numeri

I libelli presentati sono in leggerissima ripresa rispetto al 2021. Un dato da inserire nel contesto che vede un andamento di discesa a picco del numero dei matrimoni concordatari celebrati in Piemonte (solo in diocesi di Torino dal 2001 al 2021 si è passati da 5493 a 1570). Sono 113 le cause di primo grado pendenti al 31.12.2022 a fronte di 78 nuove cause introdotte. In Piemonte in media una causa si conclude entro 13 mesi, ma molte hanno una durata inferiore all’anno.

Nel 2022 sono state decise 105 cause, 102 di primo grado e 3 di secondo. Il vescovo di Novara, monsignor Franco Giulio Brambilla, ha deciso un brevior. 98 sentenze hanno dichiarato nullo il matrimonio, i motivi sono per la maggioranza legati all’incapacità consensuale (immaturità…). Sulle cause di secondo grado sono stati introdotti due appelli provenienti dal Tribunale interdiocesano ligure. Il Tribunale piemontese ha deciso 3 cause di appello (tutte affermative). Nessun aumento di costo, permane una tendenziale gratuità dei costi del processo.

La prolusione

L’inaugurazione si è conclusa con la prolusione di monsignor Alejandro Arellano Cedillo, decano del Tribunale della Rota Romana, intervenuto anche se sabato sarà ordinato vescovo nella cattedrale di Toledo. Con passione ha affrontato il tema di “Servire la giustizia nell’agire della Chiesa”, inquadrando subito l’argomento nel cammino sinodale e ricordando che dove si amministra la giustizia c’è un luogo di ascolto delle sofferenze vissute, una legge che deve sempre essere al servizio della giustizia, della verità e della carità. Dove occorre consolare chi soffre, accogliere. Ha parlato di un volto di Chiesa misericordiosa e madre che parla di perdono e riconciliazione, perché la nullità non è l’unica strada per affrontare una crisi.

Chiara Genisio