Le religiose in Piemonte si confrontano sulla Pastorale dei migranti

«Costruiamo insieme il futuro».  Era il titolo del tema scelto da Papa Francesco per la 108ª Giornata Mondiale del Migrante e del Rifugiato dello scorso autunno, ed è stato il titolo, ma soprattutto l’obiettivo di un incontro che per la prima volta ha riunito alla Pastorale Migranti di Torino  religiose di Piemonte e Valle d’Aosta impegnate nell’attività con le persone e le comunità migranti. Incontro che si è tenuto il 2 marzo e ha visto la partecipazione dell’Arcivescovo mons. Roberto Repole e di monsignor Marco Prastaro, delegato Cep per la Migrantes e suor Azia Ceirano, delegata nazionale Usmi. Organizzato dal Coordinamento regionale della Migrantes Piemonte-Valle d’Aosta, in collaborazione con l’Unione delle Superiore Maggiori d’Italia ha coinvolto 90 religiose appartenenti a trenta congregazioni differenti delle diocesi di Torino, Cuneo, Asti e Ivrea.

Tanti spunti di riflessione offerti in primo luogo dall’intervento di monsignor Repole, focalizzato sulle singole parole del titolo:  «costruire», «insieme», «futuro». «Costruire», ha sottolineato, «significa assumere una responsabilità: il Dio che ci chiama è un Dio che ci responsabilizza, un Dio che costruisce coinvolgendo». E il coinvolgimento è collegato alla parola «insieme» quanto mai a rischio in un contesto come quello attuale dove l’arcivescovo ha voluto mettere in guardia dall’«economicismo e dall’individualismo imperante». Parole forti quelle del Vescovo a motivare un impegno, un servizio che rischia spesso anche di essere gravato da «lamentazioni» che contrastano con quella fiducia nell’operato di Dio attraverso la nostra umanità.

Parole che hanno stimolato un dibattito e una condivisione tra le religiose orientate così ad un futuro preparato «guardando con intelligenza e nella fede il presente», ad un futuro in cui come ha sottolineato monsignor Prastaro non deve mai venire meno in ciascuna, indipendentemente, dai contesti, dalle culture, dalle fatiche del confronto «quel desiderio che brucia dentro di far conoscere il Signore».