Cosa fa la Chiesa italiana a tutela dei minori

I centri di ascolto italiani, presenti in tutte le diocesi.

 

La Cei ha diffuso un report molto dettagliato per illustrare e dare conto delle attività messe in cantiere per «proteggere, prevenire e formare» attraverso una rete territoriale a favore della tutela dei minori e delle persone vulnerabili.

In particolare emerge che il 72 per cento delle diocesi ha costituito un’équipe di esperti, con incontri formativi e di prevenzione, mentre sono stati attivati 90 centri di ascolto.

Diamo il testo completo del Report e la sua sintesi:

 

Gli obiettivi e la metodologia della rilevazione

L’obiettivo della rilevazione è quello di verificare, nel biennio 2020 – 2021, lo stato dell’arte in merito all’attivazione del Servizio Diocesano o Interdiocesano per la tutela dei minori (Sdtm/Sitm), del Centro di ascolto e del Servizio Regionale per la tutela dei minori (Srtm) nelle Diocesi italiane. Il presente report intende of frire uno strumento conoscitivo alla Conferenza Episcopale Italiana per implementare le azioni di tutela dei minori e delle persone vulnerabili nelle Diocesi italiane. A tal e scopo , la metodologia del lavoro ha previsto la definizione e la somministrazione online di tre strumenti di rilevazione, uno destinato ai referenti diocesani per analizzare la struttura e le attività del Sdtm/Sitm, il secondo destinato ai referenti delle Regioni ecclesiastiche, il terzo indirizzato ai referenti dei Centri di ascolto. I dati raccolti sono stati elaborati differenziando le diverse situazioni a livello territoriale e dimensionale.

1 . I Servizi Diocesani e Interdiocesani per la tutela dei minori

I Servizi sono presenti in tutte le 226 Diocesi italiane. Le elaborazioni effettuate fanno riferimento a 158 risposte su 166 Diocesi coinvolte: 8 Servizi sono infatti a carattere Interdiocesano. La rappresentatività statistica del campione di indagine è pari al 73,4 per cento (166 Diocesi sulle 226 totali in Italia e, a oggi, sono in corso ulteriori accorpamenti). La distribuzione geografica del campion e evidenzia una relativa omogeneità nella presenza di Diocesi collocate nelle diverse aree del nostro Paese (seppure al Centro
Italia corrisponda una percentuale di poco inferiore a quella di Sud e Nord). Dal punto di vista dimensionale, le Diocesi del cam pione sono soprattutto di medie dimensioni (tra 100 e 250 mila abitanti), seguite dal le Diocesi di grandi (oltre 250 mila) e piccole dimensioni (fino a 100 mila).

Ad avere l’incarico di referente nella maggior parte dei casi è un sacerdote (51,3 per cento), seguito da laico o laica (42,4 per cento) e solo raramente un religioso o una religiosa (6,3 per cento). Le Diocesi di piccole dimensioni invece si distinguono in quanto a ricoprire il ruolo di referente, in oltre la metà dei casi, è un laico/a (56 per cento), mentre negli altri casi un sacerdote.

Il 77,2 per cento delle Diocesi censite ha un a équipe di esperti a sostegno del Sdtm.

Le principali attività svolte dal SDTM consistono in incontri e corsi formativi. Il numero di incontri formativi proposti nel biennio in esame (2020 – 2021) è cresciuto notevolmente, passando dai 272 incontri del 2020 ai 428 del 2021.

Il numero di partecipanti conferma il trend di crescita : da 7.706 nel 2020 a 12 . 211 nel 2021 , con l’aumento più alto per gli operatori pastorali, passati da 3.268 a 5.760.

Le relazioni tra SDTM e altri organismi ecclesiali, quali Ordinari religiosi e Superiori di istituti femminili, risulta no scarse: solo il 4,7 per cento dichiara di aver promosso iniziative comuni.

Anche le iniziative o le collaborazioni con altri enti, associazioni, istituzioni non ecclesiali, risultano limitate (12 ,2 percento); solo nell’11,4 per cento dei casi il Sdtm partecipa a tavoli istituzionali civili

Gli Uffici diocesani con i quali sono state avviate collaborazioni sono soprattutto l’Ufficio per la pastorale giovanile (53,3 per cento), l’Ufficio per la pastorale familiare (47,4 per cento), l’Ufficio scuola (35,6 per cento).

La maggior parte delle Diocesi ha attivato un Centro di ascolto (70,8 per cento), in particolare nelle Diocesi di grandi dimensioni (84,8 per cento).

Le modalità con cui vengono pubblicizzate le attività del Sdtm si avvalgono soprattutto del sito web (67,7 per cento), in secondo luogo si utilizzano presentazioni o comunicazioni ordinarie alla stampa (42,4 per cento).

I referenti dei Sdtm sono stati chiamati a fornire un parere in merito ai punti di forza e di debolezza del sistema sinora costituito a livello diocesano . Tra i punti di forza vengono indicati in via prioritaria la sensibilità di educatori e catechisti nei confronti del tema degli abusi sui minori (il punteggio medio da 1 a 10 è 7,3) e la gestione delle relazioni con gli Uffici pastorali diocesani (7,1), con il Seminario diocesano (6,5) e con educatori e catechisti (6,4).

I punti negativi risultano invece: la capacità di gestire relazioni con Istituti e Congregazioni religiose (5,1), con le associazioni non ecclesiali (4,9), con gli enti locali (4,8); infine, il giudizio più negativo è riservato all’attività di comunicazione realizzata sui media locali (4,1) circa le iniziative proposte dai Servizi .

2 . I Centri di ascolto

Sono stati rilevati dati relativi a 90 Centri di ascolto: di questi 21 attivati nel 2019 o prima, 30 nel 2020, 29 nel 2021 e 10 nel 2022. L’attivazione dei C entri di ascolto è strettamente correlata alla dimensione delle Diocesi, con 38 C entri costituiti in Diocesi di grandi dimensioni o Diocesi che si sono aggregate.

La sede del Centro di ascolto differisce dalla sede della Curia diocesana nel 74,4% dei casi.

Il responsabile del Centro , in oltre due terzi dei casi, è un laico o una laica (77,8 per cento). Meno frequente è la scelta di un sacerdote (15, 5 per cento), oppure un religioso o una religiosa (6,7 per cento). Tra i laici prevalgono nettamente le donne, che quindi rappresentano i due terzi dei responsabili.

Nella maggior parte dei casi (83,3 per cento), i Centri di ascolto sono supportati da una équipe di esperti.

Nel biennio in esame il totale dei contatti registrati da 30 Centri di ascolto è stato pari a 86, di cui 38 contatti nel 2020 e 48 nel 2021.

Il genere de lle persone che hanno contattato il Centro rive la una maggiore
rappresentazione delle donne (54,7 per cento).

I contatti sono avvenuti principalmente via telefono (55,2 per cento) o, in misura inferiore, tramite corrispondenza online (28,1 per cento).

Il motivo del contatto è rappresentato dalla volontà di segnalare il fatto all’Autorità ecclesiastica (53,1 per cento), dal la richiesta di informazioni (20,8 per cento), da una consulenza specialistica (15,6 per cento).

I casi segnalati, anche per fatti riferiti al passato, riguardano 89 persone, di cui 61 nella fascia di età 10 – 18 anni , 16 over 18 anni (adulto vulnerabile) e 12 under 10 anni

Circa la tipologia de i casi segnalati , è emersa la prevalenza di «comportamenti e linguaggi inappropriati» (24) , seguiti da «toccamenti» (21); «molestie sessuali» (1 3 ); «rapporti sessuali» (9); «esibizione di pornografia» (4); «adescamento online» (3) ; «atti di esibizionismo» (2).

Le segnalazioni fanno riferimento a casi recenti e/o attuali (52,8 per cento) e a casi del passato (47,2 per cento).

Il profilo dei 68 presunti autori di reato evidenzia soggetti di età compresa tra i 40 e i 60 anni all’epoca dei fatti , in oltre la metà dei casi. Il ruolo ecclesia le ricoperto al momento de i fatti è quello di chierici (30), a seguire di laici (23) , infine di religiosi (15). Tra i laici emergono i ruoli di insegnante di religione; sagrestano; animatore di oratorio o grest; catechista; responsabile di associazione.

Il contesto nel quale i presunti reati sono avvenuti è quasi esclusivamente un luogo fisico (94,4 per cento), in prevalenza in ambito parrocchiale (33,3 per cento) o nella sede di un movimento o di una associa zione (21,4 per cento) o i n una casa di formazione o seminario (11,9 per cento).

A seguito della trasmissione della segnalazione all’Autorità ecclesiastica da parte dei Centri di ascolto, tra le azioni poste in essere sono risultati prevalenti i «provvedimenti disciplinari», seguiti da «indagine previa» e «trasmissione al Dicastero per la Dottrina della Fede».

Tra le azioni di accompagnamento delle presunte vittime, i Centri forniscono informazioni e aggiornamenti sull’iter della pratica (43,9 per cento), organizzano incontri con l’Ordinario (24,6 percento), offrono un percorso di sostegno psicoterapeutico (14 per cento) e di accompagnamento spirituale (12,3 per cento).

Ai presunti autori degli abusi vengono proposti percorsi di riparazione, responsabilizzazione e conversione, compresi l’inserimento in «comunità di accoglienza specializzata» (un terzo dei casi rilevati) e percorsi di «accompagnamento psicoterapeutico» (circa un quarto dei casi).

3 .I Servizi regionali per la tutela dei minori

I Servizi regionali (Srtm) attivati sono 16 e comprendono la totalità delle Regioni ecclesiastiche (le Regioni politiche Piemonte e Valle D’Aosta ; Abruzzo e Molise; Veneto, Trentino Alto Adige e Friuli Venezia Giulia costituiscono rispettivamente la Conferenza Episcopale Piemontese, la Conferenza Episcopale Abruzzese – Molisana e la Conferenza Episcopale Triveneta ). Rappresentano il luogo di coordinamento tra i Servizi diocesani e organizzano iniziative di formazione dei membri degli stessi Servizi . Le attività del Srtm sono state quasi esclusivamente iniziative di carattere formativo, con 3 6 incontri nel 2020 e 62 nel 2021 (per un totale di 98 incontri con 2.746 partecipanti).

Testo integrale del Report