Don Bernardi e don Ghibaudo ora sono beati

L’icona realizzata da don Gianluca Busi, parroco di Marzabotto.
Don Giuseppe Bernardi e don Mario Ghibaudo sono beati. Il giorno tanto atteso è arrivato e i due sacerdoti e martiri, domenica pomeriggio, 16 ottobre, sono stati proclamati dal cardinale Marcello Semeraro, prefetto del Dicastero delle cause dei santi, affiancato dal vescovo di Cuneo e di Fossano, monsignor Piero Delbosco e dal presidente della Conferenza episcopale piemontese, monsignor Franco Lovignana. Con loro anche i vescovi Brunetti (Alba), Miragoli (Mondovì), Arnolfo Vercelli) e i vescovi emeriti Micchiardi, Cavallotto, Ravinale e Guerrini. Forte emozione sul volto di tutti i partecipanti alla cerimonia sin dal momento della lettura del profilo biografico dei venerabili servi di Dio.

I resti mortali di don Mario trasportati dalla famiglia durante la cerimonia di beatificazione di domenica 16 ottobre.

L’ingresso della teca con la reliquia di don Giuseppe, trasportata dai parenti e da due rappresentanti della comunità di Schondorf.

Successivamente, Semeraro ha dato lettura della lettera apostolica con la quale papa Francesco ha nominato beati don Giuseppe e don Mario. «Giuseppe Bernardi e Mario Ghibaudo nel gravissimo pericolo non abbandonarono il gregge loro affidato ma ad esso, fino all’effusione del sangue, furono vicini con la benedizione di Dio e il conforto». Lo stesso Francesco poche ore prima, durante l’Angelus in piazza San Pietro, aveva presentato alla folla la figura dei due nuovi Beati, invitando i fedeli ad accogliere la nomina con un lungo applauso. La gioia della proclamazione è divenuta commozione quando sotto la tensostruttura hanno fatto il loro ingresso le teche contenenti le reliquie dei due sacerdoti. Significativa la scelta dei portatori: a condurre don Giuseppe, i parenti e due rappresentanti della comunità di Schondorf, alla famiglia di don Mario l’onore di trasportare la teca del loro antenato. Simultaneamente è stata esposta al pubblico l’icona realizzata da don Gianluca Busi, parroco di Marzabotto.
Durante l’omelia, il cardinale Semeraro ha fatto un parallelo fra la prima lettura (Mosè che innalza le braccia per permettere ad Israele di sconfiggere Amalèk) e la figura dei due sacerdoti. «Oggi mi pare di poter assimilare i beati alle due braccia di Mosè. Braccia innalzate per intercedere in favore della Santa Chiesa di Cuneo. Intercedere non è proprio il compito di ogni sacerdote? Il sacerdote intercedendo porta alla riconciliazione. La missione sacerdotale è una mediazione di intercessione. Il sacerdote intercede non perché è santo o più meritevole ma perché crede nella forza redentrice del Signore a favore di tutti. I due sacerdoti lo fecero attraverso il loro martirio. Aiutavano la gente a mettersi in salvo e nel frattempo assolvevano e benedicevano. Così hanno alzato le mani al cielo come Mosè intercedendo presso Dio».
Come fatto dal Cardinale Zuppi nell’intervento a Boves lo scorso venerdì, Semeraro ha poi sottolineato come l’intercessione sia compito per tutti gli uomini. «Il cristiano non prega mai prima per se stesso ma prega per tutti gli uomini. Una preghiera cattolica, inclusiva e non parziale. Ciascuno di noi ha il compito di intercedere per gli altri attraverso la preghiera. In particolare il dovere di intercedere ricade su chiunque sia posto in un ruolo di responsabilità» ha proseguito il cardinale. Un impegno che non si ferma con la beatificazione. Anzi, proprio in un momento di festa per l’intera comunità trova nuova linfa e nuove idee.
Come annunciato venerdì 14 ottobre, nasce il premio internazionale “Don Giuseppe Bernardi e Antonio Vassallo: operare per il bene comune”. I due, nel dramma del 19 settembre, seppero preferire il bene della collettività alla salvezza della propria vita. Il premio, che consisterà nella pubblicazione di brevi testi o nell’organizzazione di incontri e conferenze utili per fare conoscere queste esperienze utili alla diffusione della cultura del lavorare insieme per il bene comune, verrà assegnato a coloro che lavorano insieme uniti oltre le convinzioni politiche, religiose e ideologiche operando sui sentieri della pace e del perdono. Il primo riconoscimento verrà assegnato nel 2023, proprio in quel 19 settembre, giorno in cui da oggi, come da lettera apostolica, si potrà celebrare la memoria di don Giuseppe e don Mario.
Marco Campagna – Cuneo, 16 ottobre 2022