Rimandato lo spettacolo teatrale sul beato fratel Luigi Bordino

Proseguono gli eventi e le celebrazioni in occasione del centenario della nascita del beato fratel Luigi Bordino. Lo spettacolo teatrale Il gigante buono della compagnia I retroscena di Druento avrebbe dovuto andare in scena questa sera (sabato 3 settembre) alle 21 nel giardino inferiore del castello di Castellinaldo ma è stato rimandato all’11 settembre. Domenica 4 settembre si terrà invece la processione con la statua del beato dalla piccola casa del Cottolengo di Alba verso la cattedrale di San Lorenzo: alle 16 è prevista la Messa di chiusura del centenario con il vescovo Marco Brunetti.

  • Di seguito l’intervista al vescovo di Alba su fratel Luigi Bordino

Fratel Bordino è un credente che ha già raggiunto la meta

A chiusura del centenario dalla nascita di fratel Luigi (al secolo Andrea) Bordino, abbiamo intervistato il vescovo di Alba, monsignor Marco Brunetti, che ha seguito le celebrazioni per il religioso cottolenghino nato a Castellinaldo il 12 agosto del 1922, morto a Torino il 25 agosto 1977 a soli 55 anni e beatificato il 2 maggio 2015.

Eccellenza, perché nella Chiesa è importante fare memoria di un credente che ha compiuto un invidiabile percorso di santità?

«Fare memoria di un santo è diverso da un semplice anniversario civile. Significa ricordare a cosa siamo chiamati. Secondo il Concilio, tutti siamo chiamati alla santità, e quindi festeggiare la nascita di fratel Luigi significa ricordare un credente che ha raggiunto la meta. Allo stesso tempo dona forza e speranza a tutti noi che siamo incamminati verso la santità. Gesù è venuto a donarci questa speranza e quindi guardiamo ai santi come parte del grande popolo di Dio che il Signore ha liberato e salvato, chiamandolo alla santità! È una vocazione universale alla quale nessun battezzato può sottrarsi. Fare memoria di un beato significa ricordare che una persona come noi ha vissuto alcune virtù in maniera sublime. La sua storia personale dimostra che la santità è possibile a tutti noi».

La giovinezza di fratel Luigi fu arricchita dalla partecipazione all’Azione cattolica. I tempi sono cambiati, ma quale messaggio lascia ai giovani?

«Fratel Luigi è cresciuto in un paese di campagna che, a inizio ’900, non aveva la rilevanza odierna. La semplicità delle origini mi fa pensare come il Signore chiama là dove noi non ci aspetteremmo. Ciò che oggi fratel Luigi può dire ai giovani è: non abbiate paura di avere dei grandi sogni, delle prospettive che vanno oltre la semplicità dell’origine. Fratel Luigi ha saputo far fruttificare quei valori che ha respirato in casa sua, attraverso il ministero del suo parroco, partecipando all’Azione cattolica, vivendo la spiritualità del quotidiano. Quei valori, legati alla solidarietà e all’attenzione per il prossimo, lui li ha sviluppati alla massima potenza nella vita adulta. I giovani oggi devono prendere coscienza che possiedono risorse, qualità, carismi che possono lasciare il segno, nella Chiesa come nella società. Certo, fratel Luigi non visse consapevolmente in questa prospettiva, però è un dato di fatto che la sua testimonianza di vita e di fede ha preso forma nella semplicità, nella ferialità e nell’ordinarietà di un piccolo paese del Roero. Questi germi sono stati fondamentali! I giovani possono raccogliere il messaggio di non avere paura a pensare in grande».

Da giovane Bordino ha attinto a un contesto familiare ed ecclesiale semplice, eppure si è schierato contro le ideologie del tempo. Come si coniugano semplicità e fortezza?

«La semplicità si riferisce ai tratti e agli atteggiamenti: uno è semplice per il modo con cui si pone! La fortezza invece si riferisce a quello che uno crede! Non necessariamente uno che è forte deve apparire anche antipatico o presuntuoso: una persona nella semplicità del suo tratto, del parlare, dell’ascoltare, dell’accogliere, fa emergere la sua fortezza. Questo è tipico dei grandi santi: persone umili, semplici, accoglienti, ma forti e determinate nei loro valori, nella testimonianza. Persone che non scendono a compromessi e non fanno i diplomatici. I santi sono dei semplici, sono i poveri di Jahvè, sono profeti e perciò molto determinati pur nella loro semplicità».

Con la guerra tra Russia e Ucraina, si ritorna in quei territori che videro l’Alpino Andrea Bordino in guerra ottant’anni fa. L’uomo sembra non imparare mai nulla dalla storia.

«Per noi, oggi è, complicato accettare l’idea che un cristiano come Andrea Bordino abbia svolto il servizio militare addirittura in un conflitto mondiale. Ci saremmo aspettati una sua obiezione di coscienza. Ma nel contesto storico in cui è vissuto il giovane Andrea era previsto il servizio militare obbligatorio e non era concepita l’obiezione di coscienza. È possibile semmai pensare che la sua presenza in zona di guerra sia stata vissuta come una forma di misericordia da parte di Dio: i soldati con cui l’Alpino Andrea ha convissuto per 3 anni erano comunque persone e sono convinto che la sua presenza e il suo agire sono stati una forma di consolazione, di sostegno. Purtroppo l’uomo non riesce a capire che con le guerre non si risolve nulla. Mai più la guerra, hanno ribadito tutti i Papi. Anche Francesco continua ad affermarlo, ma interessi, soprattutto di natura economica, fanno sì che i conflitti si ripetano. L’idea che nel 2022 ci sia una guerra in Europa è contro ogni logica. La presenza dell’Alpino Andrea Bordino al fronte ci può aiutare a coltivare una cultura della pace, della giustizia. Fratel Bordino oggi sarebbe certamente un operatore di pace, per dirla con le parole del Vangelo, e il fatto che sia stato presente in zona di guerra forse fu proprio per contrastare la mentalità di violenza, di guerra, di sopraffazione e di sofferenza che umilia la società».