È stata inaugurata sabato 11 dicembre, nell’ex canonica di Rivalta, la casa Beato Sebastiano Valfrè

LA MORRA  È stata inaugurata sabato 11 dicembre, nell’ex canonica di Rivalta, la casa Beato Sebastiano Valfrè. La struttura ospiterà i familiari dei degenti dell’ospedale di Verduno, può accogliere fino a 17 persone e sarà gestita dalla fondazione Santi Lorenzo e Teobaldo, che già segue le strutture diocesane di Rodello e Cerretto Langhe, sotto la direzione di Danilo Montrucchio.

All’inaugurazione sono intervenuti il vescovo di Alba monsignor Marco Brunetti e le sindache di La Morra e Verduno, Marialuisa Ascheri e Marta Giovannini.

L’INTERVISTA Parliamo con il vescovo di Alba, Marco Brunetti, di una importante novità, la casa Beato Sebastiano Valfrè di Rivalta di La Morra.

Come nasce la casa Beato Sebastiano Valfré, che ospiterà i familiari delle persone ricoverate a Verduno, monsignor Brunetti?

«Tutto è iniziato tre anni e mezzo fa, in collaborazione con la Pastorale della salute. Ho pensato che come diocesi avremmo dovuto dare alla comunità un messaggio concreto di supporto. Ecco perché mi piace pensare alla casa di Rivalta di La Morra come un’opera-segno. La canonica della parrocchia – che sorge a poca distanza dall’ospedale Ferrero – già da molti anni risultava disabitata. Era dunque un luogo adatto allo scopo di ospitare i parenti delle persone ricoverate a Verduno oppure anche tirocinanti, medici o infermieri che necessitino di una stanza di passaggio. L’intervento di ristrutturazione è costato circa 720mila euro: è stato possibile reperire il 50% dell’importo grazie alla Cei (Conferenza episcopale italiana), che ha creduto nel progetto e ha voluto appoggiarci, concedendoci una quota dei proventi dell’8 per mille. La fondazione Cassa di risparmio di Cuneo ha contribuito con 150mila euro; il resto della somma è stata sostenuta da fondazione Crt, Banca d’Alba e alcuni partner privati. Insomma, è stato un prezioso lavoro di squadra. Nel futuro è previsto anche un programma di formazione dei volontari, che potranno aiutarci nella gestione».

La casa di Rivalta è un modo per stare vicino alle persone più fragili, mentre il concetto di sofferenza risuona nella sensibilità di molti individui. Qual è la sua prospettiva, monsignor Brunetti?

«La malattia fa scoprire la fragilità umana. Siamo creature, pertanto vulnerabili. È proprio nella sofferenza e nella morte che incontriamo la necessità di dare un senso alla vita, alle scelte di ogni giorno. Lo ha mostrato bene la pandemia: siamo deboli e non possiamo affidarci solo a noi stessi o alla scienza. Attraverso la dimensione spirituale possiamo restituire senso ai momenti di sofferenza, in una prospettiva cristiana di liberazione. Non vogliamo fare del “dolorismo”, ma sappiamo che la fede in Cristo consente di aprirci a una speranza capace di rompere le catene della sofferenza, nella certezza di una vita nuova. È in questo spirito che abbiamo realizzato la casa di Rivalta. Quando una persona è malata, soffre la famiglia ed è nostro dovere offrire luoghi in cui prendersi cura della sofferenza».

Maria Delfino

Sarà a disposizione di chi assiste degenti

L’OPERA Danilo Montrucchio è il direttore generale della fondazione Santi Lorenzo e Teobaldo, che da tempo gestisce la clinica di Rodello (con 100 posti letto) e le due case di riposo di Rodello e Cerretto Langhe (180 posti). A questa responsabilità ne aggiungerà a breve un’altra: dovrà cioè occuparsi di amministrare la casa Beato Sebastiano Valfré di Rivalta di La Morra. La struttura è stata realizzata per accogliere i parenti o chi assiste i malati ricoverati nell’ospedale Ferrero di Verduno.

L’opera non esaurisce il suo significato nella funzione di accoglienza, ma è la metafora di come la comunità possa stare affianco alla fragilità, accompagnando chi soffre nel tragitto del dolore causato dalla malattia. Spiega il direttore della fondazione: «L’idea di ristrutturare l’abitazione in cui in passato viveva il parroco, inutilizzata da molti anni, è stata del vescovo Marco Brunetti, che è riuscito a trovare le risorse per realizzare il progetto. Oggi il cantiere è terminato: possiamo contare su spazi ampi, 8 stanze doppie e una singola, quindi saremo in grado di ospitare un massimo di 17 persone. Non si tratta di un albergo, ma di un luogo con tutti i confort alberghieri, offerti a prezzi simbolici. La casa sorge a tre chilometri dall’ospedale e rappresenta un’opportunità importante per i familiari dei malati, che potranno stare vicino ai loro cari, calmierando le spese e facilitando la prenotazione di un posto letto in un territorio in cui le strutture ricettive, specialmente in alcuni periodi dell’anno, sono molto gettonate».
Sabato 11 dicembre alle 16 casa Valfrè verrà inaugurata e presentata al pubblico, attraverso le parole di varie cariche istituzionali. Sarà un momento importante, perché in qualche modo si restituisce l’idea della necessità di attivare, in un periodo storico connotato da incertezza e difficoltà, progetti in favore delle classi più vulnerabili.

Conclude in proposito Montrucchio: «Il progetto è pensato in particolar modo per le famiglie che non si possono permettere un soggiorno ordinario a prezzo pieno. Il costo delle stanze perciò sarà molto contenuto, mantenuto sui livelli minimi necessari a coprire le spese di manutenzione visto che sarà necessario assumere personale apposito per curare gli spazi. Speriamo di poter contare anche sulle importanti risorse del volontariato, ma al momento è difficile effettuare programmazioni sicure».

m.d.