Brunetti: non siamo noi a salvare Natale, ma lasciamoci salvare dal Natale

NATALE «Questo è giorno di grande gioia: perché le tenebre e le preoccupazioni rappresentate dal male, dalla pandemia, dalla violenza si sono diradate e la nostra esistenza non è più una terra tenebrosa. Ora è la luce che risplende in quel bambino riposto nella mangiatoia a illuminare il nostro cammino e la nostra vita». Nell’omelia pronunciata durante la Messa della notte di Natale in cattedrale, monsignor Marco Brunetti ha rivolto un messaggio di speranza e di gioia proprio a partire dall’incarnazione del Figlio di Dio, venuto a salvarci.

    Il vescovo di Alba ha continuato: «In questo tempo abbiamo talvolta sentito dire: “Dobbiamo salvare il Natale!”, un’espressione che nasconde un’idea del Natale che è pagana… Non siamo noi a dover salvare il Natale, ma piuttosto lasciamoci salvare dal Natale!».

 Diamo di seguito l’intero testo dell’omelia:

 

Carissimi fratelli e sorelle,

con le parole dell’antifona d’inizio della S. Messa della notte che stiamo solennemente celebrando vi dico:

“Rallegriamoci tutti nel Signore perché è nato nel mondo il salvatore. Oggi la vera pace è scesa a noi dal cielo”.

Questa è la notizia che in questa notte santa si diffonde in tutto il mondo, e quest’anno in modo particolare sentiamo il bisogno di una buona novella che ci annunci la venuta del Salvatore!

Lo stesso profeta Isaia nella prima lettura ci dice: “Il popolo che camminava nelle tenebre ha visto una grande luce; su coloro che abitavano in terra tenebrosa una luce rifulse” (Is 9,11).

Questa stupenda acclamazione di gioia che risuona nella voce del profeta è quanto mai significativa in questa notte del Natale del Signore.

Vi troviamo, infatti, come descritta allo stesso tempo la situazione dell’uomo e la buona notizia della nascita al mondo di Cristo salvatore.

Così oggi, per noi, questo è giorno di grande gioia: perché le tenebre e le preoccupazioni rappresentate dal male, dalla pandemia, dalla violenza si sono diradate e la nostra esistenza non è più una terra tenebrosa.

Ora è la luce che risplende in quel bambino riposto nella mangiatoia a illuminare il nostro cammino e la nostra vita.

Il Salvatore, l’Emmanuele, il Dio con noi è nato! E con lui un’alba di speranza.

Ci rassicurano le parole di San Paolo che sentiamo rivolte a ciascuno di noi personalmente:

“Figlio mio, è apparsa la grazia di Dio, che porta salvezza a tutti gli uomini…” (Tt 2,11).

In questo tempo abbiamo talvolta sentito dire: “dobbiamo salvare il Natale…!”, un’espressione che nasconde un’idea del Natale che è pagana: i consumi, i grandi cenoni, i viaggi esotici, le esagerazioni di un mondo goliardico che il Natale si portava dietro, ma che non andava all’essenziale, al significato religioso di cui è portatore: la salvezza!

Pertanto, come i pastori, umilmente rechiamoci alla grotta di Betlemme seguendo l’invito degli angeli che esclamano;

“Non temete: ecco, vi annuncio una grande gioia, che sarà di tutto il popolo: oggi, nella città di Davide, è nato per voi un salvatore, che è Cristo Signore” (Lc 2,10).

Non siamo noi a dover salvare il Natale, ma piuttosto lasciamoci salvare dal Natale!

Il mondo, la Chiesa, noi stessi da che cosa dobbiamo essere salvati in questo Natale?

Gesù salvaci dall’egoismo umano che ci impedisce di essere solidali e farci prossimi con i più fragili e i più poveri;

Gesù salvaci dalla disoccupazione, che preoccupa molte famiglie del nostro territorio;

Gesù salvaci dalla malasanità, che talvolta rende la sofferenza ancora più pesante ai nostri ammalati e agli operatori sanitari;

Gesù salvaci dall’alzare muri verso gli emigrati che giungono disperati nelle nostre città in cerca di accoglienza…

È una litania che può allungarsi ma è ciò che ci aspettiamo dal Natale.

La salvezza che Gesù ci porta, se accolta con fede, come cantavano gli angeli sulla grotta di Betlemme, sarà fonte di speranza per l’umanità intera.

La luce che brilla nella mangiatoia della grotta, come sole d’oriente, illumina tutto il mondo, diradando così le tenebre del male e del peccato.

La gioia dei pastori nel tornare ai loro greggi, dopo aver adorato Gesù Bambino, è la gioia che deve esplodere nei nostri cuori, liberandoci dalle angosce e dalle ansie del tempo presente.

La salvezza, la luce e la gioia raggiunga ogni famiglia, ogni persona affinché nessuno si senta solo in questa notte santa ma tutti possano assaporare la tenerezza che contempliamo nel Bambino Gesù, vegliato da sua madre Maria e da Giuseppe suo sposo. Amen.

 

† Marco, vescovo di Alba