INAUGURAZIONE ANNO ACCADEMICO 2021/2022 STI-ISSR

INAUGURAZIONE ANNO ACCADEMICO 2021/2022 STI-ISSR
Fossano, 20 ottobre 2021
h. 20:30 Celebrazione Eucaristica
h. 21:15 prolusione don Giuliano Zanchi

 

L’anno accademico 2021/2022 dell’istituto superiore di scienze religiose e dello
studio teologico interdiocesano ha vissuto la sua la sua consueta inaugurazione
mercoledì sera (20 ottobre) in cattedrale a Fossano. La celebrazione eucaristica,
presieduta da mons. Piero Delbosco (vescovo di Cuneo e di Fossano), è stata seguita
dalla prolusione di don Giuliano Zanchi, teologo della diocesi di Bergamo e dal 2021
direttore della “Rivista del clero italiano”. Con l’intervento dal titolo “la pandemia,
una rivelazione?!”, questi ha tratteggiato alcune caratteristiche del tempo che stiamo
attraversando, per poi offrire alcune prospettive utili per tornare a muovere alcuni
passi nel nostro complicato contesto ecclesiale.
Zanchi – autore di molti saggi, tra cui “I giorni del nemico” (2020) e “Qualcosa ci
parla” (2021) riguardanti propriamente il tempo pandemico – ha affermato anzitutto
che è difficile capire veramente cosa significhi per noi questo evento che ancora ci
tiene prigionieri e pertanto di esso si può solo raccontare qualcosa. La pandemia – ha
detto – ci ha fatto uscire dalla superstizione della invulnerabilità, ha riportato al
centro la morte nella sua gravità e nella sua qualità sociale e ha messo a dura prova il
pensiero specialistico, lasciando emergere come la scienza stessa non sia auto-
fondata e pertanto non possa rinunciare al compito di “farsi credere”.
Dal punto di vista ecclesiale – ha proseguito – «la pandemia è stata come un
incidente che ci ha portati a scendere dall’auto e constatare una usura preesistente
di cui non avevamo coscienza.» Due tipi di usure sono venute alla luce: da un lato
quella del rito e della liturgia cristiana nella quale ci siamo scoperti spettatori e
distanti già prima che il distanziamento fosse norma precauzionale, dall’altra
l’incapacità di dire parole adeguate in una situazione tragicamente favorevole a
recepirne. Il presbitero bergamasco ha affermato: «privata del rito e della prossimità,
alla Chiesa sarebbe rimasta la parola. Forse in molti la aspettavano al varco di
questa prova. Non sarebbe stato suo compito in queste settimane […] offrire il cibo
del senso agli smarriti di cuore?» A questa provocazione ha fatto seguito la
constatazione che «è molto tempo che la parola cattolica viene tenuta in quello stato
di semilibertà che l’ha resa inesorabilmente anemica, demineralizzata, sfibrata.
Costretta a stare tra le righe piccole di un quaderno per la terza elementare, non ha
potuto che rimanere semplice, infantile, stereotipata. Limitata a dare risposte
prestampate a domande prestabilite, essa è rimasta un esperanto religioso ancora
più astratto e dimenticato di quello linguistico.»
Di fronte a questo quadro il relatore ha offerto a professori e studenti due
atteggiamenti utili ad orientare lo studio della teologia, perché questo possa
illuminare la cosiddetta prassi pastorale. Il primo è l’atteggiamento dell’ospitalità: «la
Chiesa sia il luogo in cui possano essere ospitate le parole e le domande degli altri a

cui il Vangelo potrà poi rispondere, generando a sua volta parole nuove in grado di
fare testo di fronte al desiderio di credere di molti.» Il secondo – ha concluso – è
«l’atteggiamento dell’invenzione: la storia della chiesa è la cronologia di una
ricchissima invenzione di forme, volte a favorire in ogni tempo l’incontro di ogni
uomo con Gesù»; anche questo tempo è una favorevole opportunità per fare nuova
ogni cosa.
Con queste parole si è conclusa la serata. Esse sono anche l’augurio migliore per i
due istituti che da anni formano insegnanti, ministri ordinati e operatori pastorali
delle nostre diocesi, perché in essi insegnanti e studenti possano sempre trovare
parole per dire la Parola nuova del Vangelo alle genti.

 

 

La prolusione può essere rivista sul canale YouTube delle Diocesi di Cuneo e di Fossano.