La Conferenza Episcopale di Piemonte e Valle d’Aosta dopo la pausa estiva, si è ritrovata a Pianezza

COMUNICATO SU INCONTRO CONFERENZA EPISCOPALE PIEMONTESE

La Conferenza Episcopale di Piemonte e Valle d’Aosta dopo la pausa estiva, si è ritrovata a Pianezza, lo scorso 15 settembre.

All’ordine del giorno alcuni temi importanti che sono stati discussi dai Vescovi.

  • Il primo tema trattato riguarda il cammino sinodale che la Chiesa italiana e quindi ogni singola diocesi dovrà avviare nei prossimi mesi.

Dopo aver ricevuto il documento preparatorio per il Sinodo dei Vescovi (2021 – 2023) il Consiglio Permanente della CEI fornirà a breve le linee guida per le nostre diocesi.

  • L’altro punto all’ordine del giorno è quello della stesura di una nota della CEP a partire dal motu proprio “TRADITIONIS CUSTODES” del 16 luglio 2021.

I vescovi di Piemonte Valle d’Aosta hanno concordemente deciso di redigere un documento con criteri e scelte pratiche comuni per ottemperare a quanto ha stabilito il Santo Padre Francesco nel documento pontificio. (allegato A)

Questa nota è approvata e accolta da tutte le nostre diocesi.

  • Altro tema all’ordine del giorno è stata la presentazione di una proposta di formazione on-line sul nuovo Messale a cura dell’Ufficio Liturgico Regionale.

Con l’ultima edizione del Messale Romano, si ha l’occasione per proporre un corso on-line di formazione ministeriale Interdiocesana, svolto a livello professionale con i nostri docenti piemontesi.

Il corso interesserà i presbiteri, i diaconi, i lettori, gli accoliti, i ministri straordinari, i cantori/musici e anche i catechisti.

Si alterneranno conferenze Interdiocesane on-line e laboratori in ciascuna diocesi.

  • Si è affrontata anche la questione delle vaccinazioni in cui i vescovi hanno manifestato la piena adesione al messaggio del Santo Padre Francesco del 18 agosto 2021 ai popoli dell’America Latina, dove ha ricordato che: “vaccinarsi, con vaccini autorizzati dalle autorità competenti, è un atto di amore. E contribuire a far sì che la maggior parte della gente si vaccini è un atto di amore. Amore per sé stessi, amore per familiari e amici, amore per tutti i popoli“.

I vescovi di Piemonte e Valle d’Aosta fanno propria anche La nota pastorale della CEI dell’8 settembre 2021 dove si dice chiaramente che: “La cura delle relazioni chiede di incentivare il più possibile l’accesso alla vaccinazione dei ministri straordinari della Comunione Eucaristica; di quanti sono coinvolti in attività caritative; dei catechisti; degli educatori; dei volontari nelle attività ricreative; dei coristi e dei cantori.

  • Nell’ultimo argomento trattato, I Vescovi hanno apprezzato e condiviso il comunicato della Consulta Regionale della pastorale della salute sul dibattito in corso in merito all’eutanasia e al suicidio assistito. (All B)

 

 

Casale, 22.09.2021

 

 

mons. Gianni Sacchi – Vescovo Casale Monferrato

                                                         Vescovo Delegato Cep per le Comunicazioni Sociali

 

 

 

 

Nota Vescovi su Motu

Comunicato Pastorale Eutanasia

 

 

NOTA DEI VESCOVI DEL PIEMONTE E DELLA VALLE D’AOSTA SUL MOTU PROPRIO TRADITIONIS CUSTODES

La pubblicazione della Lettera Apostolica Traditionis Custodes del 16 luglio 2021 affida «al vescovo diocesano, quale moderatore, promotore e custode di tutta la vita liturgica nella Chiesa particolare a lui affidata, [il compito di] regolare le celebrazioni liturgiche nella propria diocesi» (a. 2). Noi vescovi del Piemonte e della Valle d’Aosta intendiamo accogliere le indicazioni di Papa Francesco, il quale afferma l’unicità dell’espressione attuale del Rito Romano nello sviluppo delle diverse forme storiche che si sono succedute, dall’antichità ad oggi: «I libri liturgici promulgati dai santi Pontefici Paolo VI e Giovanni Paolo II, in conformità ai decreti del Concilio Vaticano II, sono l’unica espressione della lex orandi del Rito Romano» (a. 1).

La Lettera invita i vescovi a prendersi cura con animo paterno dei «gruppi che celebrano secondo il Messale antecedente alla riforma del 1970», offrendo alcune condizioni di aiuto e sostegno, perché i gruppi stabili che già esistono vivano tale esperienza con uno spirito di sincera comunione con la Chiesa. Al Vescovo diocesano sono fornite le seguenti indicazioni:

 

  1. a) l’attenzione che «tali gruppi non escludano la validità e la legittimità della riforma liturgica, dei dettati del Concilio Vaticano II e del Magistero dei Sommi Pontefici» (a. 3, § 1);
  2. b) la scelta di «uno o più luoghi dove i fedeli aderenti a questi gruppi possano radunarsi per la celebrazione eucaristica (non però nelle chiese parrocchiali e senza erigere nuove parrocchie personali)» (a. 3, § 2);
  3. c) l’indicazione dei «giorni in cui sono consentite le celebrazioni eucaristiche con l’uso del Messale Romano promulgato da san Giovanni XXIII nel 1962. In queste celebrazioni le letture siano proclamate in lingua [italiana]» (a. 3, § 3), usando la traduzione della Sacra Scrittura per l’uso liturgico, approvata nel 2008 dalla Conferenza Episcopale Italiana.
  4. d) la nomina di «un sacerdote che, come delegato del vescovo, sia incaricato delle celebrazioni e della cura pastorale di tali gruppi di fedeli. Il sacerdote sia idoneo a tale incarico, sia competente in ordine all’utilizzo del Missale Romanum antecedente alla riforma del 1970, abbia una conoscenza della lingua latina tale che gli consenta di comprendere pienamente le rubriche e i testi liturgici, sia animato da una viva carità pastorale, e da un senso di comunione ecclesiale» (a. 3, § 4).
  5. e) la verifica che «nelle parrocchie personali canonicamente erette a beneficio di questi fedeli, [sia] in ordine alla effettiva utilità per la crescita personale, [valutando] se mantenerle o meno» (a. 3, § 5). Si aggiunge «di non autorizzare la costituzione di nuovi gruppi» (a. 3, § 6).

 

Dalla Lettera Apostolica deriva per il vescovo il compito di avvalersi di presbiteri preparati in modo tale che «il sacerdote incaricato abbia a cuore non solo la dignitosa celebrazione della liturgia, ma la cura pastorale e spirituale dei fedeli» (a. 3, § 4) e di favorire che i «presbiteri i quali già celebrano secondo il Missale Romanum del 1962, richiederanno al Vescovo diocesano l’autorizzazione per continuare ad avvalersi della facoltà» (a. 5), mentre i «presbiteri ordinati dopo la pubblicazione del presente Motu proprio, che intendono celebrare con il Missale Romanum del 1962, devono inoltrare formale richiesta al Vescovo diocesano, il quale prima di concedere l’autorizzazione consulterà la Sede Apostolica» (a. 4).

Accogliendo con spirito sinodale la Lettera Apostolica di Papa Francesco, desideriamo con tutto il cuore che si favorisca la comunione ecclesiale, così che la preghiera liturgica con cui la Chiesa oggi prega e celebra il Mistero pasquale risplenda come segno di unita e di carità. Come scrive il Papa nella Lettera indirizzata a tutti i Vescovi del mondo per presentare il Motu proprio, non può mancare un richiamo, rivolto ai Sacerdoti e alle comunità, alla fedeltà alle prescrizioni del Messale nella celebrazione dell’Eucaristia evitando quella «creatività, la quale porta spesso a deformazioni al limite del sopportabile».

Invitiamo i sacerdoti e le comunità cristiane a un rinnovato fervore nella celebrazione dell’Eucaristia e della liturgia, con la limpida coscienza che essa non è nostra, ma è della sua Chiesa, anzi è del Signore che Le concede di celebrare il santo mistero del Corpo e del Sangue del Signore.

 

COMUNICATO SU EUTANASIA LEGALE – SUICIDIO ASSISTITO E REFERENDUM

 

La raccolta referendaria di firme per l’eutanasia legale in Italia sta procedendo celermente (già ampiamente superato il quorum delle 500 mila firme) e con essa le polemiche e le perplessità suscitate dalla questione etica sottesa.

Nello slogan “liberi fino alla fine” si ribadisce il principio di autonomia e autodeterminazione ampiamente e tristemente diffuso nel nostro tempo.

Uno Stato democratico si rivela maturo quando coniuga libertà e responsabilità, difende e tutela la vita fragile in tutte le sue fasi biologiche e condizioni.

Nel ribadire tali concetti non significa sostenere il vitalismo ad oltranza, ma sottolineare l’inviolabilità e la dignità umana in tutte le sue forme ed espressioni.

E’ necessario porre in essere una riflessione che coinvolga tutte le componenti sociali, non solo medici e sanitari, ma anche Istituzioni e cittadini.

La pandemia ha nuovamente posto la finitudine al centro delle nostre esistenze e, partendo da ciò, rimosso il tabù della morte.

Questi i presupposti inalienabili per ricostruire dei principi di cura che non cadano nella medicina difensiva e nell’accanimento terapeutico, ma sappiano rielaborare una relazione che ponga il malato al centro.

Curare infatti non significa sempre e soltanto guarire, ma anche e soprattutto prendersi cura.

Alla luce di tutto ciò si devono rileggere eutanasia e suicidio assistito che diventano non l’affermazione di un diritto, ma la dimostrazione di quanto sia difficile ma importante il rapporto medico paziente, per realizzare un rapporto fiduciale e una vera e autentica alleanza terapeutica.

Alla “cultura dello scarto” deve essere contrapposta la “cultura della vita” attraverso un percorso di umanizzazione, evangelizzazione e ricerca di senso.

 

La Consulta Regionale Pastorale della Salute

                                                                + Marco Brunetti, Vescovo delegato CEP

                                                                 Don Domenico Bertorello, incaricato regionale