ANDIAMO INCONTRO A CRISTO RISORTO NEL SEGNO DELLA FRATELLANZA /5

L’enciclica di Francesco Fratelli tutti – scheda n. 5
FRATELLANZA E DIALOGO

Ci soffermiamo su una espressione della fratellanza, il dialogo, per finire con una riflessione su un ingrediente fondamentale del dialogo: la gentilezza. Scorrendo il capitolo 6 dell’enciclica, possiamo scoprire prima ciò che non è, poi ciò che è il dialogo.
Le situazioni di non dialogo sono il febbrile scambio di opinioni, spesso tese a screditare l’altro o a fargli cambiare idea portandolo dalla propria parte e il relativismo, ossia il parlare a vuoto senza cercare né il bene comune né la verità. Le prime avvisaglie del dialogo sono la trattativa e la ricerca di un ragionevole compromesso, in presenza di divergenze forti o l’accontentarsi di convergenze occasionali, su singoli problemi.
Il vero dialogo, in cui si realizza la fratellanza comprende cinque passi:
1. Tolleranza: accettazione passiva e magari anche un po’ rassegnata dell’altro, frutto di uno sguardo comunque non violento sulla sua diversità: non so se ti capisco, forse non sono d’accordo con te, ma nel mondo ci deve essere posto per tutti.
2. Rispetto: accorgersi dell’altro, guardare a lui con uno sguardo attento, capace di cogliere aspetti che a prima vista erano rimasti nascosti. È “rispettare il punto di vista dell’altro, accettando la possibilità che contenga delle convinzioni e degli interessi legittimi” (203).
3. Conoscenza: quella che è frutto di una frequentazione prolungata e attenta, capace di non fermarsi alle apparenze, ma di scendere in profondità nell’animo dell’altro, di uno scambio vero e sincero di idee e sensazioni, fino alla scoperta che “l’altro ha qualcosa da dare” (203).
4. Ammirazione: scatta quando l’altro rivela aspetti e caratteristiche stupefacenti, che attirano la nostra attenzione, suscitano meraviglia e stimolano il desiderio di approfondire la conoscenza.
5. Decisione di cooperare ad un progetto condiviso, mettendo ciascuno le proprie capacità e risorse a servizio del bene comune da raggiungere. In questo caso, i due cammini si intrecciano e le persone, quando si incontrano, non perdono l’occasione di incoraggiarsi a vicenda a camminare in avanti. L’icona più alta di questo dialogo è l’incontro tra un uomo e una donna, in cui scattano prima l’innamoramento, poi la decisione di “mettere su casa insieme”.

Un ingrediente essenziale del dialogo è la gentilezza (222): “una stella nell’oscurità” e una “liberazione dalla crudeltà, dall’ansietà e dall’urgenza distratta” oggi prevalenti. Una persona gentile, crea una sana convivenza ed apre le strade là dove l’esasperazione distrugge i ponti. La gentilezza è come l’olio che impedisce agli ingranaggi di “mordersi” e distruggersi a vicenda. Al pari dei motori più sofisticati e perfetti, anche le relazioni umane prima o poi hanno bisogno dell’olio della gentilezza per non incorrere in pericolosi “grippaggi”.

La fratellanza è la chiave interpretativa del pontificato di Papa Francesco: completa l’Evangelii gaudium. La Chiesa del Terzo Millennio deve annunciare al mondo la gioia del vangelo. La gioiosa notizia di cui il mondo ha un disperato bisogno è che siamo tutti fratelli.
Annunciare oggi il Vangelo è annunciare la fratellanza, tenendo conto del fatto che l’incontro tra persone è un’arte, non un prodotto industriale: ecco perché occorrono “artigiani” di pace e fratellanza. Noi tutti siamo chiamati a diventare tali. Certo la fratellanza è un sogno, ma per Francesco sognare è “Immaginare il possibile”, convinti che qualche volta i sogni si avverano.

Battista Galvagno