ANDIAMO INCONTRO A CRISTO RISORTO NEL SEGNO DELLA FRATELLANZA /3

L’enciclica di Francesco Fratelli tutti – scheda n. 3

UN “RITRATTO” VIVENTE DELLA FRATELLANZA

Per tornare a credere nella fratellanza dobbiamo “vederla” in atto. Papa Francesco ci addita un personaggio molto noto del vangelo: il buon samaritano, protagonista della parabola omonima, capace di “farsi prossimo” di chi, per la cultura del tempo non era tale. Nel capitolo 2 dell’enciclica, il Papa fa una lectio della parabola del buon samaritano. Essa è incastonata nel dialogo con un dottore della Legge, che ha sullo sfondo una domanda: cosa fare per essere felice, per dare pienezza alla mia vita? Gesù risponde alla domanda raccontando una storia. Anche noi oggi cerchiamo la gioia: ascoltiamola. Può insegnare anche a noi la strada per raggiungerla, passando dalla tristezza individualistica alla gioia della fraternità, dall’isolamento alla comunione.

Scrive Francesco: «Questa parabola è un’icona illuminante, capace di mettere in evidenza l’opzione di fondo che abbiamo bisogno di compiere per ricostruire questo mondo che ci dà pena. Davanti a tanto dolore, a tante ferite, l’unica via di uscita è essere come il buon samaritano. Ogni altra scelta conduce o dalla parte dei briganti oppure da quella di coloro che passano accanto senza avere compassione del dolore dell’uomo ferito lungo la strada. … Non c’è più distinzione tra abitante della Giudea e abitante della Samaria, non c’è sacerdote né commerciante; semplicemente ci sono due tipi di persone: quelle che si fanno carico del dolore e quelle che passano a distanza; quelle che si chinano riconoscendo l’uomo caduto e quelle che distolgono lo sguardo e affrettano il passo» (F.O. 67 e 70).

Al centro della pagina c’è l’incontro casuale e imprevedibile tra due estranei. La fratellanza è un legame tra estranei che, attraverso la relazione, arrivano a scoprirsi fratelli. Questo incontro cambia la vita di entrambi: il ferito passa dal rischio di morire alla guarigione; il samaritano blocca il suo viaggio, trascura per un po’ i suoi affari, ci rimette dei soldi. Per promuovere la fratellanza non dobbiamo avere paura di coinvolgerci affettivamente nelle relazioni. Due esempi: don Milani, priore di Barbiana che nel suo testamento rivolto agli alunni della sua scuola non ha avuto paura di scrivere: “Ho voluto più bene a voi che a Dio” e Luca Attanasio, ambasciatore italiano in Congo, brutalmente assassinato mentre era impegnato in una missione umanitaria.

 

Ciò che differenzia il samaritano dal sacerdote e dal levita non è il vedere – tutti vedono l’uomo ferito! – ma la vicinanza. Non è la compassione che lo fa avvicinare, ma è l’essersi avvicinato che genera la compassione. La vicinanza ti avvicina all’estraneo, genera fraternità, oltre le distanze: “Il prossimo, il fratello e la sorella del Vangelo non sono il vicino. La fraternità di Francesco, che nasce dal Vangelo, si differenzia da tutte le altre fraternità che la storia ha conosciuto e conosce. Questi fratelli (e sorelle) non sono i connazionali, non sono quelli che fanno parte della mia stessa comunità, non sono i simili. Non è la fraternità dei vicini, è la fraternità dei lontani. Non è la fraternità degli uguali, è la fraternità dei diversi: questa è la fraternità di Francesco (Luigino Bruni).

 

Come leggiamo al n. 75, il gesto del buon samaritano mostra che in un tempo apocalittico non si può essere neutrali. Il sacerdote e il levita, di fatto stanno dalla parte dei briganti della strada. La cosa peggiore è che queste erano persone religiose. Da qui la constatazione che “Il fatto di credere in Dio e di adorarlo non garantisce di vivere come a Dio piace” (n. 74). La fratellanza, come la fede, si misura sui fatti.

(3. Continua)