L’omelia del Vescovo Marco per le esequie di don Paolo Gilardi

OMELIA DEL VESCOVO MARCO

TORRE BORMIDA –  Maria SS. Assunta

Venerdi, 11 dicembre 2020

 

Carissimi sacerdoti e diaconi, carissimi fratelli e sorelle e famigliari,

siamo uniti nella preghiera per esprimere il nostro commiato al caro confratello don Paolo Gilardi tornato alla casa del Padre.

Il Signore con la Vergine Immacolata lo hanno chiamato a sé dopo un periodo di sofferenza che negli ultimi tempi lo ha costretto a letto, nonostante continuasse a offrire quanto viveva come preghiera a Dio.

Siamo in molti qui, questa mattina a rendere grazie a Dio per il dono che ha fatto alla Chiesa e alla nostra Diocesi di un sacerdote come don Paolo.

Abbiamo sentito nel profilo letto all’inizio della S. Messa come don Paolo nato, qui, in un piccolo paese della Langa e dopo aver studiato nel nostro Seminario di Alba e aver ricevuto il sacramento dell’Ordine, ha annunciato con passione e semplicità per il mondo il vangelo di Gesù.

In particolare si fece missionario a Londra e a Villingen, in Germania, dove si fermò per molti anni a servizio degli italiani emigrati per motivi di lavoro.

Quando passavo a trovarlo in questi ultimi anni non lesinava a parlarmi della sua esperienza di cappellano in Germania, raccontava diversi episodi legati alla sua attività pastorale e nel contempo era capace di raffronti con la nostra pastorale di oggi in Italia, quasi a voler suggerire delle scelte di vita ministeriale e pastorale per il nostro tempo.

Erano conversazioni ricche e dalle sue parole trasudava un vero spirito di pastore, accogliente verso coloro che si rivolgevano a lui, bisognosi di tutto in quanto emigranti, trovandosi lontano dalle loro case e in cerca di lavoro.

Credo che don Paolo tante volte avrà rivolto le parole che San Paolo ha scritto alla comunità di Fillippi alla sua gente, infondendo in loro speranza per il futuro:

Rallegratevi nel Signore, sempre; ve lo ripeto ancora, rallegratevi.  La vostra affabilità sia nota a tutti gli uomini. Il Signore è vicino! Non angustiatevi per nulla, ma in ogni necessità esponete a Dio le vostre richieste, con preghiere, suppliche e ringraziamenti;  e la pace di Dio, che sorpassa ogni intelligenza, custodirà i vostri cuori e i vostri pensieri in Cristo Gesù.
In conclusione, fratelli, tutto quello che è vero, nobile, giusto, puro, amabile, onorato, quello che è virtù e merita lode, tutto questo sia oggetto dei vostri pensieri
” (Fil. 4,4-8).

Ma la pagina del Vangelo di Matteo che abbiamo proclamato poc’anzi, ci presenta la “magna cartha” della vita cristiana che sicuramente don Paolo ha saputo vivere e testimoniare nella sua vita sacerdotale.

Vorrei in particolare soffermarmi su la terza beatitudine che Gesù annuncia ai suoi discepoli: “Beati i miti, perché erediteranno la terra” (Mt. 5, 5)

Non dobbiamo confondere la mitezza con un carattere pacato o con il buonismo.

Gesù dice: «imparate da me che sono mite e umile di cuore».

La mitezza è l’atteggiamento con cui ti metti di fronte a Dio, cioè il lasciare che Dio compia su di te la Sua volontà; l’esempio per eccellenza della mitezza è Maria: «Avvenga di me quello che hai detto, sono la serva del Signore».

Questa è la mitezza che Dio vuole da noi per lasciarci in eredità la Sua terra.

La mitezza ci porta alla Beatitudine, al godere nella vita la pienezza di Dio.

Questa Beatitudine ha un senso molto profondo, perché implica un rapporto con Dio di amorevole obbedienza, altrimenti non si potrà godere della Sua pienezza.

In questo senso don Paolo era evangelicamente mite, tanto da essere oggi fra i Beati, così come Gesù ha promesso ai suoi.

Chiediamo al Signore che aiuti ciascuno di noi ad assumere questa beatitudine nella nostra vita, sull’esempio di don Paolo.

Affidiamo a Maria, Regina degli Apostoli, l’anima del nostro confratello affinché al termine del suo pellegrinaggio terreno possa entrare nella gloria eterna, promessa ai servi fedeli e ricevere la ricompensa. Amen.