Indicazioni dell’Ufficio catechistico diocesano

In questo periodo di incertezza, negli incontri tra parroci e catechisti in vista della ripresa del nuovo anno pastorale emerge l’attesa di indicazioni per ciò che concerne le attività pastorali per i ragazzi e la celebrazione dei Sacramenti dell’iniziazione cristiana (prima partecipazione all’Eucarestia e Cresima) e della Riconciliazione (in particolare la prima Confessione).

Al momento attuale e coerentemente con le indicazioni diocesane, è certamente possibile prevedere una ripresa delle celebrazioni dei sacramenti a partire da settembre/ottobre, a patto che avvengano con le dovute precauzioni e nell’attento rispetto delle norme sanitarie, che la diocesi tempestivamente comunica di pari passo con la riorganizzazione delle disposizioni ministeriali, che variano in base all’evolversi della situazione.

Se è dunque possibile immaginare le attività pastorali in continuità con quanto proposto abitualmente dalle parrocchie, tuttavia sarebbe importante cogliere l’occasione per pensare ad un rinnovamento dei percorsi dell’Iniziazione Cristiana. E se fosse l’occasione per una presa di coscienza condivisa, per una reale conversione di alcune pratiche pastorali e catechistiche? Se provassimo a stare insieme in questo tempo con creatività per riconoscere ciò che è essenziale ed è da custodire e ciò che dovremmo lasciar andare per assecondare l’agire di Dio più che per mantenere ad ogni costo la preoccupazione organizzativa?

Di seguito riportiamo alcuni criteri che potrebbero orientare la pratica del discernimento pastorale, pensati anche con l’Ufficio Liturgico Diocesano.

È bene che parroci, catechisti e coordinatori della Iniziazione Cristiana focalizzino l’attenzione su:

– processi di reale iniziazione non solo relegati al tempo dell’anno scolastico, ma integrati dalla possibilità di considerare come attività di catechesi ed evangelizzazione anche gli impegni pastorali estivi dei ragazzi, esperienze di volontariato in particolare in organismi ecclesiali (Caritas, attività di oratorio, visite ad anziani, etc.), come parte dell’unico processo di crescita che non conosce pause lungo tutto il corso dell’anno e del tempo evolutivo. Questo permetterebbe di dilazionare i tempi, verificare i processi di crescita e la possibilità di incontrare il Signore;

– un impegno a superare il catechismo come finalizzato al sacramento come festa eccezionale che si risolve nel giorno della sua celebrazione senza la possibilità del cammino autentico al quale i sacramenti iniziano. Si potrebbe così approfondire la catechesi mistagogica[1], secondo la Tradizione della Chiesa e riscoprire che nella realtà del sacramento si entra non soltanto spiegandolo prima, ma soprattutto vivendolo;

– un tempestivo e maggiore dialogo con i coordinatori e i catechisti dei ragazzi e delle famiglie e con i genitori, peraltro sempre più coinvolti nei nostri cammini, in modo aperto e sincero, riscoprendo il valore prezioso della catechesi e della preghiera domestica, vera radice della vita di fede comunitaria. Non si tratta di “dare i compiti a casa” o di “intasare” di proposte la vita familiare, ma di riscoprire e suggerire gesti, momenti, parole per nutrire la fede. Quali mezzi possiamo rilanciare per sostenerla nella nostra parrocchia?

– puntare più sui contenuti umani e sulla relazione, perché i tempi di catechesi siano autentiche occasioni di evangelizzazione e di racconto dell’esperienza, personale e comunitaria, di incontro con il Signore, più che trasmissione di contenuti catechistici in senso stretto.

Per quanto riguarda gli strumenti e i sussidi, l’Ufficio Catechistico Diocesano segnala il progetto “Passodopopasso” edito dalla Elledici. É facilmente adattabile a diversi contesti, con indicazioni e attività semplici e chiare anche per il coinvolgimento delle famiglie e nel pensare la catechesi con ispirazione catecumenale; una proposta attenta ai destinatari e con un serio approccio ai sacramenti (anche dal punto di vista teologico pastorale).

Con le famiglie si potrebbe suggerire:

  • di incontrarle secondo le possibilità che le disposizioni ministeriali consentiranno, domandando loro il modo in cui stanno vivendo la situazione, incoraggiandole e sostenendole;
  • di chiedere la loro collaborazione per la cura di momenti semplici, ma fondamentali di catechesi e preghiera in casa, senza caricarle di pesi che le spaventino e rispettando l’originalità domestica come contesto in cui la catechesi si fa “dentro la vita”, nella quotidianità delle parole, dei gesti e degli affetti;
  • di proporre un’alleanza perché nel tempo successivo al sacramento, si possa continuare, in modi nuovi la catechesi parrocchiale.

Per l’inizio dell’anno pastorale, l’Ufficio Catechistico Nazionale sta pensando ad alcune linee generali che raccolgano quanto emerso dall’ascolto delle diocesi italiane in questo tempo, per un orientamento comune su alcuni momenti imprescindibili nel nostro discernimento e che condivideremo quanto prima.

Desideriamo ringraziare di cuore ciascuno di voi per il prezioso impegno. Nonostante il disorientamento iniziale che ha colto inevitabilmente tutti, siete stati il punto di forza e sostegno di quei legami che hanno permesso alla Chiesa di sentirsi ed essere comunità, anche in questo tempo.

Siamo a disposizione per qualunque eventualità.

Buon cammino!

Alba, 30 luglio 2020

L’équipe pastorale per la Catechesi

[1] Mistagogia significa letteralmente condurre nei misteri. Nei primi secoli della vita della Chiesa, quando venivano iniziati alla fede giovani e adulti, dopo la celebrazione unitaria dei Sacramenti (Battesimo-Confermazione-Eucaristia), seguiva un periodo di catechesi per spiegare i riti avvenuti e il loro significato per la vita quotidiana di ciascuno, nella convinzione che il sacramento (mistero) si poteva comprendere solo quando si era “in esso compresi”.