Estate, bambini e famiglie: serve un servizio pubblico simile a quello scolastico

ALBA Un gruppo di genitori albesi propone interessanti riflessioni sull’estate che si avvicina e su come le famiglie potranno prendersi cura dei loro bambini in un periodo in cui le norme di contenimento del virus non permetteranno tutta la libertà degli anni recenti. Una prima, parziale, risposta arriva nell’intervista al sindaco Carlo Bo pubblicata sul numero di Gazzetta d’Alba in edicola dal 12 maggio.

La lettera dei genitori

L’arrivo dell’estate pone alle famiglie l’enorme problema della gestione dei bambini e dei ragazzi. Basta aprire gli occhi sulle situazioni concrete per rendersi conto che sono esplosive.

Da una parte, è improponibile che i minori continuino a restare in casa senza poter socializzare in qualche misura coi coetanei. Questo vale per tutti i bambini, ma in misura maggiore per quelli che vivono in famiglie in cui passare tutto questo tempo insieme mette a dura prova relazioni già fragili o compromesse.

Dall’altra, con la ripresa del lavoro dei genitori e con le ferie in alcuni casi già utilizzate nel periodo di sospensione delle attività lavorative, molti bambini non potranno comunque rimanere da soli. Nel caso in cui i genitori stiano lavorando da casa, è altrettanto urgente che i figli possano uscire almeno qualche ora al giorno.

Siamo un gruppo di persone, alcune delle quali sposate e con figli, che nella diversità di ruoli e appartenenze è accomunato dalla convinzione che le istituzioni debbano farsi carico di queste concrete esigenze delle famiglie nel programmare il futuro che è alle porte. Pur comprendendo la difficoltà e lo spaesamento nel gestire un’emergenza complessa e imprevista, siamo qui a chiedere un intervento tempestivo e puntuale dell’amministrazione comunale a questo riguardo.

  • Ci siamo chiesti se si stia pensando a qualcosa di diverso dagli anni passati, perché crediamo che quest’anno non sia proponibile quella che normalmente veniva chiamata Estate ragazzi, proposta dal Comune tramite Consorzio e parrocchie. Questa attività rispondeva sostanzialmente all’esigenza delle famiglie di poter collocare i figli durante le giornate lavorative ed era affidata perlopiù alla responsabilità di adolescenti o di giovani appena maggiorenni.
    Quest’anno la situazione è ben più complessa: si tratta di gestire i ragazzi in sicurezza, rispondendo a protocolli precisi che richiedono, tra le altre cose, la formazione di piccoli gruppi e l’osservanza, per il bene di tutti, di norme igieniche e comportamentali, in spazi ampi, adeguati, sanificati. Si tratta di insegnare a bambini e ragazzi un modo nuovo di stare insieme, una modalità di relazione meno fisica, diversa dal normale e, in certi casi, di accompagnare ragazzi provati da mesi di convivenza forzata in situazioni non sempre facili. Più in generale, occorre ricominciare a socializzare in modo attento e sicuro.
  • Crediamo che tutto questo richieda una organizzazione totalmente diversa dagli anni scorsi, in cui si debbano mettere a disposizione molte strutture, spazi non solo all’aperto, sanificazioni dopo ogni attività, professionalità adeguate in numero sicuramente maggiore che in passato, e la cui gestione non può essere affidata ad adolescenti o poco più grandi.
  • C’è poi la questione degli spazi in cui svolgere le attività: dovendo permettere il frazionamento in piccoli gruppi, non possono che essere molto più numerosi di quelli abitualmente utilizzati; non possono essere tutti spazi all’aperto; dovranno essere sanificati dopo le attività.
  • Questione non marginale è quella del costo. Molti enti privati si organizzeranno per proporre delle attività con costi che, verosimilmente e legittimamente, seguiranno la regola della domanda e dell’offerta. Per questo è necessario che anche quest’anno ci sia una proposta pubblica a un costo accessibile.
  • Se ci pensiamo, durante l’anno la cura di parte del tempo dei bambini è affidata alla scuola (il fatto che questo non sia precisamente il suo ruolo è un altro problema): durante il tempo estivo si potrebbe garantire un servizio pubblico simile a quello scolastico, con il supporto eventualmente di altre figure?

Non stiamo mettendo in discussione l’operato del Consorzio socioassistenziale di Alba, che ha sempre gestito egregiamente e con competenza il ruolo di referente e coordinatore dei centri a nome del Comune.

Pensiamo, però, sia necessario quest’anno chiamare in causa l’amministrazione comunale, perché è questo l’ambito in cui vengono prese le decisioni e se ne controlla l’esecuzione. A maggior ragione in un contesto di totale emergenza solo chi è stato votato può riscuotere la fiducia preventiva dei cittadini e disporre di autorità e strumenti per organizzare le risorse necessarie a rispondere ad esigenze che si fanno sempre più stringenti.

All’amministrazione comunale di Alba riteniamo spetti la responsabilità di provare a ipotizzare soluzioni idonee al riguardo; così come il coinvolgimento di persone, associazioni, gruppi, enti, istituzioni… che volontariamente si mettano a disposizione per gestire l’emergenza “assistenziale” di quest’anno (molti soggetti si stanno già muovendo in questo senso e aspettano un segnale e una chiamata da parte dell’ente pubblico).

Sappiamo che il tempo è tiranno e che sono necessarie professionalità e competenze specifiche per coloro che dovranno assumersi la responsabilità della gestione diretta dei diversi gruppi. Confidiamo però che la capacità che il nostro Paese ha dimostrato di fronte alla tragedia imprevista che ci è toccata, sia la stessa che animerà gli amministratori pubblici nel cercare le soluzioni adeguate ai tanti problemi locali e nel porsi quale riferimento ultimo per tutti coloro (famiglie, ragazzi, volontari a vario titolo) che ancora una volta insieme sapranno fare della “cura reciproca” il miglior rimedio al pericolo dilagante.

Simonetta, Claudio, Monica, Silvia, Mariasole, Mattia, Renzo, Luigi, Daniela, Francesco, Domenico