Un ricordo del Vescovo Luigi Bongianino nel centenario della nascita

Un ricordo del Vescovo Luigi Bongianino nel centenario della nascita (Borgo d’Ale, 20 novembre 1919)

“LA SERENITA’ E’ LA PREDICA PIU’ BELLA”

“Ricordiamo che la comunione autentica non si riduce ad armonia psicologica, a convivialità pur necessaria, a savoi-faire, a educazione formale ed esterna. Le sue radici sono più profonde (22 novembre 1987)… Affinchè il ramo di un albero viva e fruttifichi deve restare unito al tronco e alla radice. Se pretendesse svincolarsi per lanciarsi libero nell’atmosfera circostante, troverebbe la morte nell’aridità e nella sterilità. Nella Chiesa, l’unione fra radice tronco e rami non è qualcosa di puramente esteriore e sociale, ma si trasforma in comunione… La comunione ecclesiale non è semplicemente coesistenza o convivenza o vicinanza o comunanza di sentimenti, ma è unione in Cristo, col Padre, mediante lo Spirito” (1976). Ho voluto iniziare questo mio ricordo personale del  Vescovo di Tortona mons. Luigi Bongianino (che rimase alla guida della nostra storica Diocesi, appartenente alla Regione ecclesiastica ligure, dal 6 giugno 1975 al 2 febbraio 1996) proprio con le sue parole, tratte dai due poderosi volumi (curati ottimamente dal compianto mons. Pier Giovanni Agnes, che fu uno dei suoi vicari episcopali più  importanti) che raccolgono il magistero del Vescovo tortonese, dal significativo titolo “Un pastore tra la sua gente”, Tortona 1990.

Luigi Bongianino nacque a Borgo d’Ale, in provincia di Vercelli, il 20 novembre 1919; ordinato sacerdote il 19 settembre 1942, si laureò in Diritto canonico presso la Pontificia Università Gregoriana. Dal 1948 al 1968 rimase presso la Segreteria di Stato in Vaticano, divenendo collaboratore di fiducia del Cardinale Agostino Casaroli. Successivamente, venne consacrato vescovo il 24 marzo 1968 (per l’imposizione delle mani del Cardinale Franjo Seper, Arcivescovo di Zagabria che fu poi, dal 1968 al 1981, Prefetto della Congregazione per la Dottrina della Fede), divenendo Vescovo titolare di Vulturia e Amministratore apostolico di Alba; finché venne promosso alla sede vescovile di Alba il 15 gennaio 1970. Il 6 giugno 1975 venne trasferito alla Diocesi di Tortona, ove rimase fino al 2 febbraio 1996. Come Vescovo emerito di Tortona rimase sempre in Diocesi, presso lo storico edificio del Seminario di Stazzano, che lui fece ristrutturare adibendolo a casa di riposo.

Io lo conobbi personalmente nei primi anni 80’, per alcuni incarichi diocesani che ebbi in quegli anni proprio grazie alla straordinaria fiducia che mons. Bongianino mi volle riservare. Tuttavia, l’occasione principale di frequentazione mi arrivò per il Sinodo diocesano da lui promosso. Nel suo discorso di indizione (il 4  ottobre 1987) si rivolse alla comunità diocesana con queste parole: “Apro ufficialmente la fase preparatoria del nostro XVII Sinodo diocesano, con l’animo vibrante rivolto allo Spirito Santo e lo sguardo a tutte le componenti della comunità… Il Sinodo è un momento privilegiato d’incontro e di ascolto con Dio e coi fratelli al fine di ravvivare e consolidare la comunione ecclesiale”. Coerentemente all’annuncio, grazie anche ai validissimi collaboratori scelti, si dedicò moltissimo a questo importante evento ecclesiale che, nel giro di alcuni anni (il Sinodo si concluse nel maggio del 1993), contribuì significativamente alla maturazione spirituale e culturale del clero e dei fedeli laici per poter affrontare con maggior vigore e chiarezza le nuove sfide pastorali che la società pone.

Di mons. Bongianino apprezzai il suo stile umano e pastorale, sempre attento agli aspetti pratici dei problemi, e alla concretezza delle proposte, ma anche capace di trasmettere speranza e fiducia nel rapporto con Dio. Schietto e chiaro nel modo di comunicare, fu sempre vicino alla sua gente, che riceveva volentieri, con grande cordialità e sincera familiarità, nel salotto attiguo al suo studiolo.  Esercitò, poi, una grande capacità di governo, riuscendo pertanto a coltivare con saggezza il “munus regendi” tipicamente episcopale. In questo senso, mi viene ancora in mente il tagliente giudizio che, durante una Udienza privata, il Cardinale Giuseppe Siri mi espresse: “Si ricordi che un Vescovo deve essere un uomo di governo”! D’altra parte Bongianino ebbe, tra le sue qualità, quella di saper capire intuitivamente le persone che incontrava, e di saperle poi, in base ai loro talenti, adeguatamente valorizzare.

Lascio, a conclusione di questo mio ricordo, le sue efficaci parole. “La nostra riflessione ha lo scopo di ridonarci serenità e fiducia, perché, anche se immersi nella luminosità di grandi misteri, corriamo il pericolo di rannicchiarci in noi stessi, di chiuderci a riccio di fronte alle inevitabili difficoltà e contrarietà. Serenità e fiducia sono due condizioni importanti per la vita sacerdotale e il ministero…. La serenità di un prete è la predica più bella che egli possa fare; è contagiosa e fa più bene di tante altre iniziative. La serenità è per noi un dovere, anzi è la logica conseguenza dei doni del Signore. Ed è ancor più necessaria oggi di fronte ad un mondo angosciato e triste”.

  Roberto Carlo Delconte