La salute è in parrocchia

INFERMIERI Dopo Roma anche ad Alba siglato l’accordo tra diocesi e Asl Cn2

Porta le firme del direttore generale dell’Asl Cn2 Massimo Veglio e del vescovo Marco Brunetti l’accordo per dare seguito all’atteso progetto Infermiere di comunità in parrocchia.

Il documento siglato venerdì 8 novembre è parte integrante del progetto concordato in estate tra l’Ufficio nazionale per la pastorale della salute della Cei e l’Asl Roma1. Questo accordo porterà sul nostro territorio la presenza capillare di un infermiere o di un operatore sanitario per lavorare in sinergia con i responsabili delle parrocchie. Sarà il punto di contatto tra il Servizio sanitario nazionale e la comunità parrocchiale per rendere più efficace la tutela e la promozione della salute e degli stili di vita nei confronti dei cittadini, con particolare attenzione alle persone in condizioni di disagio sociosanitario.

L’infermiere faciliterà l’accesso appropriato ai servizi sociosanitari delle famiglie che, spesso, si fanno carico direttamente dei percorsi di cura assistenziale dei propri cari; inoltre l’operatore, durante la fase di sperimentazione, metterà a punto un nuovo modello che integra la sua figura nella rete sociale di paesi e quartieri.

Gli infermieri di comunità, coordinati da Flora Ferrari, dopo aver ricevuto una specifica formazione, avranno il compito di: ascoltare, informare e orientare le persone verso i medici di famiglia e le strutture distrettuali, facilitare i percorsi di accesso alle cure e all’assistenza, favorire azioni di promozione della salute e del benessere collettivo.

In quella parte di popolazione dove manca ancora una cultura della prevenzione e spesso la richiesta di aiuto non riesce a pervenire in tempo, questo progetto, grazie alla stretta collaborazione tra parroci, collaboratori laici e infermieri, vuole raggiungere gli “irraggiungibili” come malati, anziani e poveri per far fronte alla “cultura dello scarto” denunciata più volte anche da papa Francesco e ridare dignità, calore umano, cure e anche un sorriso a coloro che non sanno a chi chiedere.

Per dare la possibilità agli infermieri di svolgere le proprie funzioni, le parrocchie metteranno a disposizione un locale attrezzato per gli incontri e un referente col quale l’operatore programmerà la propria attività e affronterà le eventuali problematiche nell’ambito del contesto parrocchiale.

La sperimentazione avrà la durata di dodici mesi, eventualmente rinnovabili per un ulteriore anno dopo avere valutato i risultati conseguiti. Le comunità parrocchiali, individuate dalla diocesi in modo condiviso con l’Asl, sono in tutto sedici, inserite in diverse realtà sociali e geografiche: in città saranno coinvolte le tre parrocchie dell’asse Moretta; i paesi più grandi saranno rappresentati dalle quattro parrocchie dell’oltre Stura cheraschese, mentre per la Langa toccherà a Cortemilia e alle nove parrocchie della sua unità pastorale.

La diocesi ha pensato a queste tre unità pastorali per convogliare le energie verso una popolazione che a causa della conformazione del territorio e della dispersione demografica necessita di maggiore attenzione.

c.w.