L’omelia del Vescovo Marco nella solennità di San Lorenzo

ALBA Nella solennità di San Lorenzo, patrono della Città, il vescovo Marco Brunetti ha celebrato la Messa nella cattedrale. Ecco la sua omelia di sabato 10 agosto.

Carissimi fratelli e sorelle della Chiesa che è in Alba oggi siamo raccolti nella nostra cattedrale nella solennità del nostro Santo patrono: San Lorenzo diacono e martire.

Oggi per tutti noi è festa e lo esprimiamo con l’antifona d’ingresso della liturgia di oggi:

“Questi è il diacono San Lorenzo che diede la sua vita per la Chiesa: egli meritò la corona del martirio, per raggiungere in letizia il Signore Gesù Cristo”.

Perché festeggiare il Santo patrono di una città? Quale significato può avere nel contesto odierno?

Sono domande a cui tutti noi siamo chiamati a dare delle risposte e che io vorrei tentare di fare in questa breve riflessione.

I Santi sono gli amici di Dio che in qualche modo ci indicano il cammino. Sono un modello di vita a cui dobbiamo guardare con speranza. Sono intercessori a cui ricorriamo come nostri patroni certi di avere in loro un giusto mediatore.

Sono coloro che stanno presso Dio e rendono possibile la promessa di Gesù che è andato a prepararci un posto.

Nella storia dei nostri padri sappiamo che sono state innalzate chiese e cattedrali in onore dei santi patroni per indicare il legame e l’affetto che lega il popolo santo di Dio con il patrono e le tante celebrazioni nel giorno della loro festa stanno ad indicare questa intima unione con la città e i suoi abitanti.

Ringrazio le autorità pubbliche, civili e militari, le associazioni, i borghi della città che sono qui presenti e testimoniano questo attaccamento al nostro Santo Patrono.

Ma chi era San Lorenzo?

Il Patrono viene qualificato con i titoli di diacono e martire ed ognuno di questi manifesta una caratteristica indelebile della vita di questo santo.

Le cronache raccontano che San Lorenzo fu diacono della Chiesa di Roma all’epoca di Papa Sisto II e si occupava dei poveri. Alla richiesta dell’Imperatore di consegnargli i beni della Chiesa Lorenzo si presentò a lui attorniato da poveri, sofferenti e storpi, proclamando che questi erano i veri tesori della Chiesa.

Per questo suo servizio e per questa sua dedizione possiamo definire Lorenzo un santo della carità.

Le parole di san Paolo nella seconda lettura che abbiamo letto bene si sposano con il servizio diaconale del nostro santo patrono quando leggiamo: “Ciascuno dia secondo quanto ha deciso nel suo cuore, non con tristezza né per forza, perché Dio ama chi dona con gioia”.

Questa dimensione del donare e del vivere la carità è la prima grazia che dobbiamo chiedere a San Lorenzo in quanto è una dimensione indispensabile dell’essere cristiani.

Il nostro aiuto fraterno ai più deboli e ai sofferenti è ciò che deve caratterizzare la nostra vita di battezzati.

Vorrei che chiedessimo e implorassimo San Lorenzo affinché ci ottenga la Grazia di essere come lui capaci di servire concretamente i poveri della nostra Città, non solo quelli sul piano sociale ma anche quelli a livello psicologico e spirituale che talvolta si rendono invisibili.

Come San Lorenzo vogliamo che i poveri in senso generale siano veramente il nostro tesoro, non capiti mai che siano considerati un costo sociale, un peso per le famiglie, un problema insidioso per le istituzioni. Questa è la mentalità dello scarto, non è la mentalità del cristiano, della Chiesa, di San Lorenzo.

Il nostro Santo patrono è anche martire, cioè testimone di Cristo Gesù fino a dare la vita.

Il racconto del martirio di Lorenzo è descritto con molti particolari nei vari testi antichi.

Morì su una graticola che ne divenne il simbolo in ogni sua raffigurazione, così come lo è nella statua che abbiamo portato solennemente in processione e venerato all’inizio della nostra celebrazione.

Il Vangelo che abbiamo proclamato ci aiuta a comprendere questo atto di amore di San Lorenzo:

“…se il chicco di grano caduto interra, non muore, rimane solo; se invece muore, produce molto frutto”.

San Lorenzo rappresenta quel seme che è morto e ha portato molto frutto. Testimoniare la fede non è semplice, comporta un grande coraggio.

Il nostro Patrono ci invita ad essere coraggiosi, a non scendere a compromessi, a non lasciarci condizionare dalla mentalità comune o dai sondaggi.

Il Vangelo va testimoniato sempre, con forza, senza se e senza ma, anche se comporta di “morire” alla carriera, all’apprezzamento dei più, alla tranquillità….

C’è un martirio cruento, come ha subito San Lorenzo, in diverse parti del mondo, ma c’è pure un martirio silente che non fa notizia che si fonda sulla menzogna e sul compromesso.

La nostra Chiesa di Alba fedele agli insegnamenti del suo Santo Patrono, immagine fedele del Suo Signore, Gesù Cristo, intende confermare la sua volontà a vivere la diaconia nella carità e testimoniare con forza i principi evangelici della pace, dell’accoglienza e del rispetto della vita sempre, con misericordia e giustizia nei confronti di tutti.

Affido a San Lorenzo diacono e martire la nostra amata diocesi e la nostra cara città con questa antica preghiera:

“O glorioso S. Lorenzo, che sei onorato per la tua costante fedeltà nel servire la santa Chiesa in tempi di persecuzione, per la carità ardente nel soccorrere i bisognosi, per la fortezza invitta nel sostenere i tormenti del martirio, dal cielo volgi benigno il tuo sguardo su noi ancora pellegrini sulla terra. Difendici dalle insidie del nemico, impetraci la fermezza nella professione della fede, la costanza nella pratica della vita cristiana, l´ardore nell´esercizio della carità, affinché ci sia concesso di conseguire la corona della vittoria”. Amen