E’ tornato alla Casa del Padre don Nino Artusio

Don Artusio Giovanni, per tutti don Nino, nasce a Vezza d’Alba il 9 novembre 1929 e, dopo gli studi presso il nostro seminario diocesano, viene ordinato presbitero per la Diocesi di Alba, il 28 settembre 1952, da Sua Ecc.za Rev.ma Mons. Carlo Stoppa,  presso la nostra Cattedrale.

Nel 1953 viene nominato vice-curato a Novello fino al 1957, quando verrà trasferito a Canale sempre con l’incarico di vicecurato, dove rimarrà per sei anni. Nel 1963 viene nominato parroco a S. Ponzio in Monticello Villa, fino all’ottobre del 1989.

Al termine di questo lungo mandato di 26 anni, dal mese di ottobre del 1989 ricoprirà il prezioso incarico di cappellano presso l’ospedale di Alba per ben 25 anni. Un servizio caratterizzato dal suo stile umile, rispettoso ma sempre attento alle esigenze sia dei degenti, sia dei parenti, nonchè degli stessi operatori sanitari.

Molti sono i ricordi personali da parte di tanti “colleghi” in ospedale, e di tantissime persone che lo hanno visto girare nelle corsie, tra i malati, di giorno e anche di notte. Così come pure di tantissimi suoi parrocchiani e di persone che hanno avuto modi di incontrarlo, durante il suo ministero.

Sacerdote zelante e generoso con tutti, riconosciuto dalla sua voce forte e nitida, nel canto come nella predicazione, ha collaborato anche per tanti anni con l’Ufficio Famiglia per la formazione dei fidanzati, tenendo Corsi e incontri di preparazione al matrimonio.

Così pure era sempre disponibile alla collaborazione pastorale per la celebrazione delle Sante Messe e per il Sacramento della Riconciliazione, presso le parrocchie della Città e di sacerdoti che richiedevano il suo aiuto e la sua presenza.

La sua morte improvvisa, nella notte di martedì 2 aprile, presso il reparto di Cardiologia del nostro ospedale di Alba, in seguito a una ischemia cardiaca, all’età di 89 anni, ha colpito tutti e ha lasciato un grande vuoto in chi negli anni aveva imparato a conoscerlo e ad apprezzarlo.

In questa fase di passaggio verso il nuovo Ospedale di Verduno, possiamo certamente affermare che la sua mancanza ha lasciato un vuoto in tanti medici, infermieri, operatori sanitari e impiegati ad Alba. Don Nino ormai era in pensione da anni e quindi aveva poi rinunciato all’incarico di assistente spirituale al San Lazzaro dal 2014, soggiornando negli ultimi cinque anni presso la Casa di cura “La Residenza” di Rodello.

Moltissimi lo ricordano come un uomo semplice, discreto con tutti, di poche parole, ma sempre giuste e di conforto, soprattutto per le situazioni più delicate e dolorose. Un uomo sempre presente, anche con gli stessi operatori sanitari, soprattutto quando duramente provati, in situazioni di difficoltà e di fronte a momenti di lutto. Tutti questi ricordi fanno di Don Nino un vero “pezzo di storia” del nostro ospedale San Lazzaro e della Sanità che è in Alba.

Anche a nome della Direzione Generale dell’Asl CN2 e della Cappellania Ospedaliera, voglio esprimere la nostra gratitudine e la nostra riconoscenza al Signore, per il lungo e prezioso servizio svolto come cappellano ospedaliero, ultimo incarico ufficiale svolto da don Nino come servizio ministeriale in Diocesi.

Il Signore, che don Nino ha sempre servito come uomo di fede e come sacerdote, lo ricompensi di tutto il bene che ha seminato nella sua lunga vita.

Don Domenico Bertorello, cappellano

La S. Messa delle esequie sarà presieduta da Mons. Vescovo giovedì 4 aprile alle ore 15.30 presso la parrocchia S. Martino in Vezza d’Alba e la veglia funebre sarà domani mercoledì 3 aprile alle ore 21,00 sempre a Vezza d’Alba.

MESSA ESEQUIALE PER DON GIOVANNI ARTUSIO

OMELIA DEL VESCOVO MARCO

VEZZA D’ALBA – Parrocchia San Martino – Giovedì, 4 aprile 2019
“Venite, benedetti del Padre mio, ricevete in eredità il regno preparato
per voi fin dalla fondazione del mondo. Perché io ero malato e mi avete
visitato”.
Queste parole del Signore che abbiamo ascoltato nella proclamazione
del Vangelo bene possono riassumere la vita e gran parte del ministero
sacerdotale del carissimo don Nino che tutti noi in particolare
ricordiamo come il cappellano del nostro ospedale di Alba che lui ha
servito come sacerdote per oltre 25 anni.
La sua esperienza di pastore nella Parrocchia di Monticello già lo aveva
messo in contatto con le realtà famigliari che si trovano comunemente
nelle nostre comunità e una predilezione ai malati a casa che visitava,
certamente lo hanno preparato al ministero di assistente religioso in
ospedale.
Sappiamo per esperienza quanto il tempo della malattia sia un momento
difficile per tutti e come quel tempo sia un luogo teologico in cui Dio
parla, la presenza del sacerdote certamente esprime quella vicinanza
che tutti ci aspettiamo da parte di Dio soprattutto nel momento del
bisogno.
Don Nino ha saputo sicuramente con l’ascolto, la preghiera e la grazia
dei sacramenti di guarigione: l’eucarestia, la riconciliazione e l’unzione
degli infermi farsi vicino, farsi prossimo e Buon Samaritano di quanti
ha incontrato per le corsie dell’ospedale San Lazzaro.
La sua cura pastorale ospedaliera si è rivolta a tutti: ai malati ricoverati,
in primo luogo, agli operatori sanitari, medici e infermieri, ai famigliari
e ai volontari che quotidianamente, di giorno e di notte, incontrava nei
vari reparti dell’ospedale.
L’ospedale era diventato la sua “parrocchia”, così mi confidò un giorno
che lo incontrai alla residenza di Rodello. E l’ospedale del resto – lo
sappiamo tutti – è un crocevia di umanità, dove si incontrano tante
persone, dove si viene a contatto con tante situazioni di grandi
fragilità umane e sofferenze; dove soprattutto un ministro di Dio è
chiamato ad ascoltare molto, a consolare molto, ad incoraggiare, a
suscitare fiducia e abbandono in Dio; è chiamato anche, compito
davvero delicato, ad accompagnare le persone non solo
nell’esperienza della malattia, ma anche, in vari casi, nel difficile
passaggio della morte, che conduce all’incontro definitivo con Dio.
Sono convinto che siano molti coloro che hanno incontrato nella loro
vita don Nino, soprattutto in momenti difficili e abbiano trovato in lui
quel Buon Samaritano di cui parla Gesù nella sua parabola, capace di
chinarsi e prendersi cura e fasciare le ferite con l’olio della consolazione
e il vino della speranza.
Ora ha terminato il suo cammino proprio nel “suo” ospedale, lunedì
scorso, e noi siamo qui, tutti insieme, sacerdoti e popolo santo di Dio, a
ringraziare il Signore per avercelo dato e per tutti noi diventa un
esempio di carità effettiva soprattutto verso i malati e i sofferenti.
Oggi vogliamo ripetere con San Girolamo: “È un grande dolore
averlo perduto, ma Ti ringraziamo, o Dio, di averlo avuto, anzi di
averlo ancora, perché chi torna al Signore non esce di casa” (San
Girolamo, 85, 1). Siamo certi, come credenti che come dice S. Agostino
“non si perdono mai coloro che amiamo, perché possiamo sempre
amarli in Colui che non si può perdere”
Il discorso del giudizio che abbiamo letto ci ricorda una cosa sola:
saremo giudicati sull’amore, tutto il resto non conta nulla agli occhi di
Dio.
Saper riconoscere la presenza di Cristo nel fratello che ci sta accanto è
ciò che ci salva e ci rende persone nuove capaci di accogliere il dono
della vita ed entrare nella gioia senza fine.
In più riprese la Parola ci richiama alla carità, al dono come segno
dell’amore di Dio e dell’annuncio del vangelo.
Ricordando la bella figura di don Nino impegniamoci a vivere il
comando di Gesù: “annunciate il vangelo e guarite i malati”.
Affidiamo il caro confratello don Nino che oggi salutiamo, a Maria
Regina degli Apostoli e Salute degli infermi, affinché lo accolga con
tutti i santi al banchetto eterno dove anche noi pellegrini su questa terra
siamo incamminati.

Amen