L’omelia del Vescovo Brunetti per l’ordinazione episcopale di padre Franco Moscone

ALBA Questo pomeriggio, nella cattedrale di Alba è stato ordinato vescovo padre Franco Moscone, preposito generale dei padri Somaschi che il 3 novembre 2018 è stato nominato da papa Francesco arcivescovo di Manfredonia, Vieste e San Giovanni Rotondo.

Vescovo ordinante è stato monsignor Marco Brunetti di Alba, insieme al vescovo di Otranto Donato Negro e all’emerito di Torun (Polonia) Andrzej Wojciech Suski. Vi hanno preso parte diversi vescovi del Piemonte e della Puglia, oltre a una rappresentanza dei Somaschi e dei Gruppi di preghiera di Padre Pio.

Nell’omelia monsignor Brunetti, partendo dalla liturgia del Battesimo del Signore, si è rivolto in prima persona a padre Moscone: «Carissimo padre Franco, non posso non ricordare a tutti che proprio in questa cattedrale tu hai ricevuto il dono del Battesimo, iniziando così la vita di grazia che ti ha condotto fino ad oggi, al giorno in cui, qui, ricevi il dono della pienezza del sacerdozio». E ha continuato: «Sappiamo quanto sia stata per te una inaspettata sorpresa la chiamata all’episcopato che hai accettato per obbedienza. Tra poco, durante la prostrazione, si canteranno le Litanie dei Santi; fra di loro non mancherà l’invocazione a san Pio da Pietrelcina che fece della sua vita, anche in circostanze dolorose, un inno all’obbedienza, poiché, nei suoi disegni, la Provvidenza ha voluto che tu diventassi vescovo in quella terra del Gargano, quel monte «dove nessuno sale invano», dove Padre Pio, a cinquant’anni esatti dal suo ritorno al Padre, ancora oggi parla agli uomini della chiamata universale alla santità che egli visse in modo eroico».

Nella conclusione Brunetti richiama le sue origini familiari e religiose: «Carissimo padre Franco, prego il Signore Gesù affinché tu possa essere, non solo immagine viva del Buon Pastore, ma anche Buon Samaritano che si china sulle ferite dell’umanità versandovi “l’olio della consolazione e il vino della speranza”, gli elementi che evocano ad un tempo gli ulivi di cui sarai circondato nella terra che ti è stata affidata, e le bellissime vigne delle colline da cui sei partito. Fedele al motto del tuo episcopato “Servire pauperibus et Ecclesiae” (servire ai poveri e alla Chiesa), ispirandoti alle parole che costituiscono il testamento spirituale del tuo fondatore – San Girolamo Emiliani – sintetizzato in un’unica significativa frase: “Seguite la via del Crocifisso disprezzando il mondo, amatevi gli uni gli altri, servite i poveri”».

L’arcivescovo Moscone farà il suo ingresso a Manfredonia il 26 gennaio, il giorno successivo sarà a Vieste e il 2 febbraio a San Giovanni Rotondo.

S MESSA DEL BATTESIMO DEL SIGNORE                                                                 

ORDINAZIONE EPISCOPALE PADRE FRANCO MOSCONE

OMELIA DEL VESCOVO MARCO

ALBA – Cattedrale San Lorenzo Sabato, 12 gennaio 2019

Carissimi,

La nostra Chiesa di Alba, unita a quella di Manfredonia-Vieste e San Giovanni Rotondo, è in festa per un suo figlio che il Signore ha chiamato ad essere successore degli Apostoli.

Saluto fraternamente i confratelli Arcivescovi e Vescovi del Piemonte e della Puglia che partecipano a questa solenne Celebrazione, insieme ai sacerdoti, diaconi, seminaristi, religiose e religiosi, in particolare i Somaschi, gli appartenenti ai Gruppi di Preghiera Padre Pio e tutto il popolo santo di Dio.

«Dopo il Battesimo di Gesù si aprirono i cieli, e come colomba lo Spirito di Dio si fermò su di lui, e la voce del Padre disse “Questo è il Figlio mio prediletto, nel quale mi sono compiaciuto”»  (Antifona d’ingresso, cfr. Mt 3, 16-17).

Da pochi giorni abbiamo celebrato l’Epifania del Signore, la manifestazione del Verbo della vita ai Magi, ideale personificazione di tutti gli uomini e di tutti i popoli della terra.

Anche la festa di oggi è una “epifania”, una manifestazione della divinità di Cristo proclamata dalla voce del Padre, venuta dal Cielo, e dalla presenza dello Spirito Santo in forma di Colomba, secondo la narrazione dell’evangelista Luca ascoltata poc’anzi, che – come una miniatura di tutto il Vangelo – ne racconta alcune delle verità più alte.

La festa del Battesimo del Signore – che prolunga e conchiude il Tempo liturgico del Natale e ne riverbera il messaggio essenziale – ci ribadisce che la strada dell’Incarnazione non passa attraverso i varchi del prestigio e del potere, ma attraverso la “simpatia” con la nostra debolezza; sulle rive del Giordano, dove il Battista stava battezzando, Gesù si immerge e quasi si confonde tra la folla da cui si distingue solo per l’intensità della preghiera.

Con il Battesimo di Gesù ha inizio in modo solenne la sua missione salvifica. Allo stesso tempo lo Spirito Santo, per mezzo del Messia, inizia una nuova presenza nella storia e nei cuori, un’azione che durerà fino alla fine dei tempi.

La liturgia di questa domenica è particolarmente suggestiva ed efficace perché ci ricorda inoltre il nostro Battesimo e le sue conseguenze nella vita concreta. Quando sant’Agostino, nelle Confessioni, rievoca il giorno in cui ricevette questo Sacramento, lo ricorda con profonda gioia: «In quei giorni non mi saziavo di considerare con mirabile dolcezza i tuoi profondi disegni sulla salute del genere umano». Con la stessa letizia oggi possiamo ricordare che siamo stati battezzati nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo e, come dice San Giovanni nella sua prima Lettera: «Dalla sua pienezza noi tutti abbiamo ricevuto e grazia su grazia» (1 Gv 1,16).

Siamo stati battezzati non soltanto con acqua, come fu il rito penitenziale del Battista, ma nello Spirito Santo, che ci comunica la vita stessa di Dio. Rendiamo grazie al Signore per il memorabile giorno in cui fummo incorporati alla vita di Cristo, nella comunione ecclesiale, e destinati con Lui alla vita eterna.

Nel rito del Sacramento del Battesimo viene precisato che la configurazione a Cristo ha luogo mediante una rigenerazione spirituale, come disse Gesù a Nicodemo: «Se uno non nasce da acqua e da Spirito, non può entrare nel regno di Dio» (GV 3,5). La Costituzione conciliare Sacrosanctum Concilium in proposito così si esprime: «Il Battesimo cristiano, infatti è un mistero di morte e di resurrezione: l’immersione nell’acqua battesimale simboleggia e attualizza la sepoltura di Gesù nella terra e la morte dell’uomo vecchio, mentre la riemersione significa la Risurrezione di Cristo e la nascita dell’uomo nuovo» .

La nuova nascita è il fondamento della filiazione divina. San Paolo, nella Lettera ai Romani, ci ricorda che mediante questo Sacramento, gli «uomini vengono inseriti nel mistero pasquale di Cristo: con lui morti, sepolti e risuscitati, ricevono lo Spirito di figli adottivi, che ci fa esclamare: “Abba, Padre”» (Rom 8,15). La filiazione comporta la cancellazione di ogni peccato e l’infusione della grazia.

Ringraziamo allora coralmente il Signore per un bene così prezioso, che oggi vorremmo comprendere in tutta la sua grandezza e chiediamogli con le parole espresse dalla Chiesa nell’orazione dopo la Comunione: «…Concedi a noi tuoi fedeli di ascoltare come discepoli il tuo Cristo, per chiamarci ad essere realmente tuoi figli».

Alla festa liturgica del Battesimo del Signore si collega pienamente il solenne rito dell’Ordinazione Episcopale conferita oggi ad un figlio di questa terra benedetta: il nostro fratello Franco Moscone, chiamato dal Santo Padre a diventare Arcivescovo di Manfredonia-Vieste e San Giovanni Rotondo.

Carissimo Padre Franco, non posso non ricordare a tutti che proprio in questa Cattedrale tu hai ricevuto il dono del Battesimo, iniziando così la vita di Grazia che ti ha condotto fino ad oggi, al giorno in cui, qui, ricevi il dono della pienezza del sacerdozio evocata dai magnifici testi che risuoneranno tra poco nella liturgia dell’Ordinazione. Un evento di preghiera al cuore del quale si apre sul capo del candidato l’Evangeliario, il Libro della Parola di Dio, che deve simbolicamente penetrare in lui.

In una recente Omelia a Santa Marta, Papa Francesco ha svolto una riflessione sulla figura e sulla missione del Vescovo, mettendo in luce tre aspetti del ministero episcopale con altrettante esortazioni che valgono per tutti coloro che sono stati chiamati ad essere successori degli Apostoli.

  1. Essere uomini di preghiera, con la consapevolezza che in essa “Gesù prega per me, prega per tutti i Vescovi” e che nella preghiera il Vescovo trova quella “consolazione e quella forza che lo porta a sua volta a pregare per se stesso e per il Popolo di Dio”. Questo – dice Francesco – è il suo primo compito.

 

  1. Il secondo atteggiamento è quello di un uomo che si sente scelto, poiché è Gesù a scegliere i Dodici. Il Vescovo sente perciò lo sguardo di Gesù sulla propria esistenza e questo gli dà forza.

 

  1. Infine – conclude il Papa – il Vescovo non rimane distante dal popolo, tocca il popolo e si lascia toccare dal popolo e non va a cercare rifugio nelle élites e nei potenti.

Caro padre Franco, caro fratello Vescovo, sappiamo quanto sia stata per te una inaspettata sorpresa la chiamata all’Episcopato che hai accettato per obbedienza. Tra poco, durante la prostrazione, si canteranno le Litanie dei Santi; fra di loro non mancherà l’invocazione a San Pio da Pietrelcina che fece della sua vita, anche in circostanze dolorose, un inno all’obbedienza, poiché, nei Suoi disegni, la Provvidenza ha voluto che tu diventassi Vescovo in quella terra del Gargano, quel monte «dove nessuno sale invano», dove Padre Pio, a cinquant’anni esatti dal suo ritorno al Padre, ancora oggi parla agli uomini della chiamata universale alla santità che egli visse in modo eroico.

Di lui abbiamo un’immagine spesso legata all’agiografia, alle stimmate, ai miracoli… che pure furono il sigillo della sua esistenza terrena e che attrassero e tuttora attraggono milioni di uomini. Ma, il più grande miracolo a San Giovanni Rotondo, Padre Pio lo compie ancora tutti i giorni: è la Casa Sollievo della Sofferenza, l’ospedale da lui voluto come «tempio di preghiera e di scienza» che continua ad erogare a tutti l’umanità dell’accoglienza, l’eccellenza delle cure e dell’assistenza sanitaria. Lo compie attraverso i gruppi di preghiera sparsi in tutto il mondo, che sono il frutto del ministero sacerdotale di Padre Pio e che egli volle aderendo ad un desiderio di Papa Pio XII il quale, allo scoppio della seconda guerra mondiale, chiese di pregare per la pace, per l’unità e la salvezza del mondo.

Carissimo Padre Franco, prego il Signore Gesù affinché tu possa essere, non solo immagine viva del Buon Pastore, ma anche Buon Samaritano che si china sulle ferite dell’umanità versandovi “l’olio della consolazione e il vino della speranza”, gli elementi che evocano ad un tempo gli ulivi di cui sarai circondato nella terra che ti è stata affidata, e le bellissime vigne delle colline da cui sei partito. Fedele al motto del tuo episcopato “SERVIRE PAUPERIBUS ET ECCLESIAE”, (servire ai poveri e alla Chiesa), ispirandoti alle parole che costituiscono il testamento spirituale del tuo fondatore – San Girolamo Emiliani – sintetizzato in un’unica significativa frase: “Seguite la via del Crocifisso disprezzando il mondo, amatevi gli uni gli altri, servite i poveri”.

Vorrei, in conclusione, ricordare un’espressione di Padre Pio che compendia un po’ tutta la sua spiritualità e che ti affido come viatico per il tuo ministero: «La santità è amare il prossimo come noi stessi e per amore di Dio. La santità è amare anche chi ci maledice e ci perseguita, anzi persino fargli del bene. Poniamo i nostri cuori in Dio. Egli è la nostra pace, la nostra consolazione e la nostra gloria».

Buon cammino, Vescovo Franco!

La Vergine Maria, Madre della Chiesa, Regina degli Apostoli e Vergine delle Grazie accompagni te e ci accompagni tutti. Amen.

PADRE MOSCONE SALUTA I FEDELI RICORDANDO LE SUE TRE ORIGINI E CITANDO IL GIUDICE LIVATINO

 

    Dopo la sua ordinazione episcopale, nella cattedrale di Alba, il religioso somasco padre Franco Moscone ha ringraziato i presenti con un saluto nel quale ha ricordato le sue tre origini che hanno caratterizzato la sua esistenza: la sua famiglia e la Chiesa di Alba, la congregazione dei Somaschi e l’arcidiocesi della quale sarà pastore.

    Alla presenza di 21 vescovi e un centinaio di sacerdoti e religiosi, in una cattedrale stracolma di fedeli, padre Moscone ha citato il suo motto episcopale ripreso dal fondatore dei Somaschi san Girolamo Emiliani: «Servire i poveri e la Chiesa»; una frase di madre Teresa di Calcutta: «Lasciarsi usare da Dio senza chiedergli le motivazioni»; e una del giudice Livatino: «Il Signore non mi chiederà se ho creduto, ma se sono stato credibile».  

    Di seguito la trascrizione integrale del suo saluto:

È con commozione che dico alcune parole. L’anno scorso, un mio confratello che purtroppo non è  presente, mi ha regalato l’autobiografia del nostro cardinale albese Luigi Coppa, che ha come titolo una frase del Salmo 112: Il signore rialza dall’immondizia. Ho imparato leggendo la sua autobiografia due cose: che bisogna guardare alle varie origini e bisogna guardare alle grazie di cui il Signore ci fa dono.

E allora vorrei guardare velocemente e dire grazie alle mie tre origini: la prima si chiama Alba. È la mia famiglia, la mia famiglia naturale, che mi ha dato la vita. E quindi il grazie è a mio papà che non c’è più, a mia mamma qui  presente,  a mio fratello, i nipoti, a tutta la famiglia e i parenti. E vorrei guardare a questa Chiesa albese che mi ha battezzato che mi ha fatto crescere inizialmente come cristiano, ai miei due parroci che non ci sono più, don Mazza e don Secondo Pasquero, ai vescovi che ho conosciuto, al qui presente vescovo Marco che mi ha consacrato, a tutta la Chiesa di Alba.

La seconda origine è quella che mi ha accompagnato per 42 anni della mia vita: ed è la mia congregazione dei padri Somaschi, che mi ha cresciuto come religioso e come sacerdote. Un grazie, attraverso il Fondatore, ai confratelli già in paradiso e ai superiori generali e provinciali che mi hanno accolto: ci sono ancora qui padre Angelo e padre Aldo. Un grazie a tutti i confratelli e a quanti mi hanno sostenuto in modo particolare nel servizio di dieci anni come superiore generale e che mi hanno accompagnato. Ma l’origine della congregazione mi ha reso anche in qualche modo un dono universale, con confratelli di tutti i continenti che sono qui presenti (eccetto l’Australia). E quindi un grazie a voi. Questa seconda origine mi ha aggiunto la conoscenza di famiglie religiose, delle congregazioni religiose, legate a san Girolamo e qui presenti, che hanno colori e identità culturali ed etniche diverse: e le ringrazio. Questa seconda origine mi ha anche permesso di camminare per le strade del mondo: in Spagna, in Polonia. Ringrazio il vescovo Andrzej che è venuto da Torun a consacrarmi e per stare con me oggi. Ringrazio quella Chiesa di Polonia. La seconda origine mi ha permesso di conoscere movimenti laicali ed ecclesiali: ringrazio il Sermig di Ernesto Olivero che era qui presente, Cl e tanti altri presenti qui come amici. La seconda origine religiosa, sacerdotale e somasca, mi ha dato il dono della missionarietà e dell’attenzione ai poveri che spero di poter continuare.

La terza origine è quella che incomincia oggi ma che già sento mia. Da almeno due mesi e mezzo. Che è quella di Manfredonia, Vieste e San Giovanni Rotondo. Mi hanno donato il calore della Puglia, il cuore di padre Pio e dei santi pugliesi. Quindi ringrazio il vescovo Luigi, che ha fatto da amministratore in questi mesi. I vescovi presenti della Puglia e gli altri assenti, i confratelli nel sacerdozio e nella vita religiosa venuti qua. La presenza dei responsabili di Casa sollievo della sofferenza – che è, come ci è stato detto, il miracolo continuo e vivente di padre Pio -, i rappresentanti dei gruppi di preghiera di padre Pio, i fedeli e i fratelli della diocesi di cui tra poco entrerò a far parte.

Ecco, queste sono le tre origini. Ringrazio i vescovi del Piemonte che sono nella mia prima origine. Mentre della seconda origine sono presenti altri vescovi: monsignor Oscar di Como che mi collega con tutte le diocesi dove la congregazione è presente.

Ringrazio la cantoria. La bellezza della cantoria, che è un insieme di cantorie, e che ci ricorda la comunione nella Chiesa, che è un’orchestra: non si canta da soli ma sempre insieme. La bellezza è l’unità.

Voglio chiudere con tre frasi che mi porto nel cuore, da oggi in modo particolare. Nel motto episcopale, come è stato commentato dal vescovo Marco, ci sono le parole del mio Fondatore: «Servire i poveri e la Chiesa». Vuole essere l’impegno che mi prendo. Ma con uno stile e questo stile l’ho trovato in una frase di madre Teresa di Calcutta che mi fu donata alcuni anni fa in una comunità delle suore in India: lo stile di «Lasciarsi usare dal Signore senza dovergli chiedere motivazioni». Ma vorrei anche una conferma del cammino e quindi la trovo nelle parole del magistrato Rosario Livatino, morto di mafia e del quale è in corso il processo di beatificazione. È qui presente anche il prefetto di Reggio Calabria.  Livatino scrive nel suo diario: «Il Signore non mi chiederà se ho creduto, ma se sono stato credibile». Siete in tanti qui con me questa sera, di tutte le origini che ho citato, Alba, congregazione, diocesi futura, e vi chiedo di dirmi e darmi conferma o meno se nel mio modo di essere laico della Chiesa,  religioso e prete, e da oggi anche vescovo, sarò credibile. Vi chiedo questo insieme alla preghiera e vi ringrazio tutti.

Padre Franco Moscone

Messa per l'ordinazione episcopale di padre Franco Moscone, arcivescovo eletto di Manfredonia – Vieste – San Giovanni Rotondo.

Pubblicato da Padre Pio TV su Sabato 12 gennaio 2019