Edoardo, diacono permanente

 La nostra comunità diocesana si prepara al dono dell’ordinazione per il diaconato permanente di Edoardo Marengo che avverrà per l’imposizione della mani di mons. Vescovo, sabato 8 dicembre, Solennità dell’Immacolata Concezione della Beata Vergine Maria, nella chiesa parrocchiale di Gallo, alle ore 15.30. Edoardo è sposato con Serena Savoiardo; hanno un figlio, Gioele. Grazie all’impegno nel servizio parrocchiale e diocesano, ha maturato il desiderio di un cammino verso il diaconato permanente. Si è preparato nell’itinerario formativo a Torino e ad Alba. E’ insegnante di religione cattolica, direttore dell’ufficio catechistico diocesano, licenziando in Liturgia presso l’Istituto S. Giustina di Padova, direttore di coro.

Il diaconato si configura come un ministero stabile nella chiesa che si esprime nel servizio della carità, della parola di Dio, della liturgia. Il diacono “ordinato per il servizio” ricorda ai presbiteri, agli stessi diaconi, ai religiosi e ai laici la specificità del servire nella Chiesa secondo la vocazione di ognuno. Con l’ordinazione di Edoardo i diaconi permanenti in Diocesi sono undici: dieci coniugati e uno celibe. Esprimono principalmente il loro ministero come collaboratori in parrocchia. Il nostro augurio per Edoardo diventa soprattutto preghiera perché possa servire il Signore secondo il dono che riceverà con l’ordinazione diaconale.

 

                                                     don Franco Ciravegna

Delegato diocesano per il Diaconato permanente

 

 

Il diaconato permanente

In occasione della mia ordinazione al diaconato, che si celebrerà sabato 8 dicembre 2018, alle ore 15,30, nella parrocchia M.V. Immacolata di Gallo, per l’imposizione delle mani del nostro vescovo Mons. Marco Brunetti, mi è stato chiesto di presentare questa figura vocazionale. Quella del diacono permanente è una figura di ministro ordinato recente e nuova e quindi ancora non molto conosciuta.

Chi è il Diacono e quali funzioni svolge all’interno della Chiesa?

La parola Diacono deriva dal greco “diaconìa” che significa ministero/ministro o servizio/servo.

Attraverso l’imposizione delle mani da parte del Vescovo, egli diventa un ministro ordinato. Il diacono riceve il sacramento dell’Ordine e quindi viene immesso tra i membri del clero: ha una propria veste liturgica (la stola indossata sul camice e la dalmatica), ha un proprio posto all’altare, è un Ministro di Cristo a tutti gli effetti, con diversi compiti e funzioni.

Il Catechismo della Chiesa Cattolica, parla del diaconato al n. 524.

“I diaconi sono ordinati «per servire» (Lumen Gentium 29), sia nella liturgia che nella predicazione e nella pastorale della carità. Sono gli «incaricati della diaconìa di Gesù Cristo» (Sant’Ignazio di Antiochia, Lettera ai cristiani di Magnesia, 6, 1). In concreto possono svolgere molte funzioni: leggere la Sacra Scrittura (proclamare il Vangelo), istruire il popolo (omelia e predicazione), celebrare il battesimo, distribuire l’eucaristia, benedire il matrimonio, celebrare il rito funebre, guidare assemblee di preghiera [e presiedere i sacramentali, cioè le celebrazioni liturgiche al di fuori dell’eucaristica, ndr] promuovere iniziative di carità, animare settori di pastorale o piccole comunità ecclesiali, gestire l’amministrazione economica. Al di là delle attività concrete, la loro stessa presenza è un dono, in quanto costituisce un segno sacramentale di Cristo servo e promuove la vocazione a servire, comune a tutto il popolo di Dio. In nome di Cristo e con la grazia del suo Spirito, servono e invitano a servire. Ricordano anche agli altri due gradi dell’ordine sacro (preti e vescovi) che la loro missione è un servizio. È significativo che proprio per diventare presbìteri e vescovi, secondo la disciplina della Chiesa, si debba ricevere prima il diaconato. Il concilio Vaticano II ha dato nuovo rilievo a questo ministero, concedendovi l’accesso anche a uomini sposati”.

Un diacono sposato?

Il diaconato, è da sempre presente nella chiesa cattolica come ‘grado di passaggio’ verso il presbiterato: per questo motivo si parla anche di ‘diaconato transeunte’, cioè ‘di passaggio’, per chi poi sarà ordinato prete (prima si riceve sempre l’ordinazione diaconale, e poi quella presbiterale). E’ per questo motivo che non siamo abituati a conoscere la figura del diacono: perché pensiamo abitualmente all’ordinazione come sacramento per diventare prete. Anticamente, però, il diacono era un ministero a sé stante (At 6, 1-7; 1 Tm 3, 8-13, Rm 16,1; Fil 1,1): basti pensare a San Lorenzo, patrono della diocesi di Alba o a Santo Stefano, primo martire, entrambi diaconi. Lo stesso Francesco d’Assisi era un diacono.

Il Concilio Vaticano II, con la costituzione Lumen Gentium del 21 novembre 1964, ha ripristinato il ministero ordinato del diaconato come grado a sé, che dunque viene precisato con l’espressione ‘diaconato permanente’. Dice autorevolmente il Concilio: “Essendo dedicati largamente agli uffici di carità e di assistenza, i diaconi si ricordino del monito di S. Policarpo: «Essere misericordiosi, attivi, camminare secondo la verità del Signore, il quale si è fatto servo di tutti». E siccome questi uffici, sommamente necessari alla vita della Chiesa, in molte regioni difficilmente possono essere esercitati, il diaconato potrà essere ristabilito come proprio e permanente grado della gerarchia. Col consenso del romano Pontefice questo diaconato potrà essere conferito a uomini di età matura anche viventi nel matrimonio, e così pure a dei giovani idonei, per i quali però deve rimanere ferma la legge del celibato”.

I diaconi permanenti sono in gran parte sposati. Ciò significa che esiste un legame profondo tra la vocazione diaconale e la vita familiare. Nel caso di un uomo sposato, quello dell’ordine del diaconato è un dono che si inserisce sul sacramento del matrimonio cristiano. Esso si innesta nella vita familiare, portandola ad un singolare sviluppo e conferendole una figura nuova e originale.

La formazione.

Per quanto riguarda la formazione al diaconato ci sono delle norme nazionali, che vengono poi adattate dalle Diocesi in base al contesto in cui i candidati vivono. Il mio cammino si è svolto inizialmente presso la comunità di formazione diaconale dell’arcidiocesi di Torino, in Via XX settembre, sede anche della Facoltà Teologica, accanto al Duomo. Ogni sabato si tengono gli incontri specifici sulla storia, la teologia e il ministero (liturgico e pastorale) del diaconato. Mensilmente si svolgono ritiri spirituali di due giorni per gli aspiranti e per i candidati, con cadenze regolari anche insieme alle spose. Le mogli hanno incontri di formazione e ritiro spirituale mensili. A questi incontri si sono aggiunti quelli mensili, la domenica, con il nostro direttore della formazione diocesano, don Franco Ciravegna, presso il seminario di Alba. Oltre a ciò, per poter parlare e agire in conformità con la Chiesa è fondamentale la formazione teologica, per il cui cammino sto ultimando il ciclo di specializzazione in teologia liturgica all’Istituto di Liturgia Pastorale di Padova (ciclo di Licenza), presso l’Abbazia benedettina di Santa Giustina.

Diaconìa della Parola, della Liturgia e della Carità.

Il Ministero diaconale è triplice. Il Diacono viene cioè ordinato per il Ministero della Parola, della Liturgia e della Carità.

Diaconia della Parola. Oltre alla proclamazione del Vangelo e alla predicazione, il Diacono permanente può svolgere il suo servizio nella catechesi, in particolare nella preparazione ai Sacramenti: può preparare le famiglie che chiedono il battesimo per i propri figli, le coppie al Sacramento del matrimonio, seguire piccoli gruppi per un cammino di fede (centri di ascolto). Egli è chiamato anche a trasmettere la Parola nell’ambito professionale e nei luoghi di lavoro, anche prevedendo modalità specifiche di annuncio (cfr. 25 e 26 Direttorio sul Diaconato).

Diaconia della liturgia. Oltre al servizio all’altare in senso stretto il Diacono permanente “promuove celebrazioni che coinvolgano tutta l’assemblea, curando la partecipazione interiore di tutti e l’esercizio dei vari ministeri” (n. 30 del Direttorio). Fra i Sacramenti, quello del matrimonio può avere grande giovamento dal servizio diaconale. “I Diaconi sposati possono essere di grande aiuto nel proporre la buona notizia circa l’amore coniugale, le virtù che lo tutelano e nell’esercizio di una paternità cristianamente e umanamente responsabile” (n. 33 Direttorio). Ad essi può essere affidata la cura della pastorale familiare. Altro ambito specifico è la cura pastorale degli infermi, sia nel servizio operoso per soccorrerli nel dolore, ma anche nella preparazione a ricevere il sacramento dell’unzione e la loro preparazione ad una morte cristiana. (cfr. n. 34 Direttorio).

Inoltre, “i diaconi hanno l’obbligo stabilito dalla Chiesa di celebrare la Liturgia della Ore (quello che una volta era chiamato breviario), con cui tutto il corpo mistico si unisce alla preghiera che Cristo Capo eleva al Padre” (Dir. n.35).

Diaconia della carità. Il diacono permanente, come Ministro ordinato, è a servizio del popolo di Dio. I suoi ambiti specifici possono essere le opere di carità parrocchiali e diocesane, le opere di educazione cristiana (animazione degli oratori, dei gruppi ecclesiali e delle professioni laicali, la promozione della vita in ogni sua fase) e di servizio sociale nel dovere della carità e dell’amministrazione, esercitati in nome della gerarchia (cfr. 38 Direttorio).

Altri campi aperti al ministero diaconale sono quelli diocesani in consigli, uffici, commissioni, a seconda delle competenze personali e delle necessità del servizio per la chiesa locale.

Nel ringraziare il vescovo mons. Marco Brunetti, i nostri parroci, i miei insegnanti e i formatori e tutti quanti per le occasioni di crescita, chiedo a tutti i cristiani delle comunità della nostra diocesi un ricordo nelle vostre preghiere: l’aiuto spirituale di ciascuno è molto importante. Il Signore che ci chiama sappia colmare le speranze di chi confida in Lui.

Edoardo Marengo