Veglia missionaria “Giovani per il Vangelo”

“Giovani per il Vangelo”, questo lo slogan della giornata missionaria mondiale 2018. Il 20 Ottobre si svolgerà la Veglia Missionaria diocesana, ospitata dalla parrocchia Cristo Re ad Alba.

Durante la veglia potremo ascoltare testimonianze di giovani della nostra diocesi impegnati con spirito missionario in realtà locali e all’estero, pregare per le giovani Chiese nel mondo e raccogliere offerte per sostenerne l’attività.

Dopo la veglia, per chi vuole fermarsi, musica “giovane” dal mondo con strumenti e voci di giovani e giovanissimi ragazzi di Alba.

Il tema nasce dalla concomitanza con la convocazione del Sinodo dei Giovani che si svolgerà a Roma il prossimo Ottobre dal titolo “I giovani, la fede e il discernimento vocazionale”. Tuttavia il messaggio vuole andare oltre questa convergenza:

Due sono le dimensioni che caratterizzano la lettura e dunque il significato dello slogan “Giovani per il Vangelo”. Anzitutto si evince una valenza fortemente vocazionale, in riferimento alla necessità impellente di giovani disposti a dare la vita per l’annuncio e la testimonianza del Vangelo e dunque la causa del Regno. Dall’altra vi è il richiamo alla freschezza dell’impegno ad gentes che riguarda le comunità cristiane nel loro complesso, indipendentemente dall’età anagrafica.

Per essere missionari/e bisogna sempre e comunque avere un cuore giovane.

Giovani e Vangelo

I giovani sono presenze molto significative per il presente e per il futuro. Presenze quasi invisibili, poco interattive almeno apparentemente, come nell’esperienza dei discepoli di Emmaus.

Quando dico giovani ho presente il volo, la felicità, il tutto e subito, la più totale indifferenza, il rifiuto di tutto il passato, il bisogno di relazioni e infinite solitudini. Eppure nella storia l’umanità ha ricevuto un dono che ha un nome – Gesù di Nazareth: in Lui è possibile riscoprire dal basso le più alte vette della felicità, il senso del proprio vivere, il volto dell’altro, la terribile esperienza di sentirsi “scarto”, l’inequità nell’economia e l’economia del dono.

Quando la vita intravede spiragli di futuro, libera energie e competenze per progetti solidali, riscopre la differenza tra miseria e povertà. La prima la combatte con coraggio anche con le competenze acquisite nella scuola, la seconda la sceglie come stile di vita.

Senza pretese vogliamo condividere lo “sguardo” di Gesù sull’uomo e la sua storia.

Il disorientamento, l’indifferenza, la paura di fronte a un mondo in rapido cambiamento, la superficialità di molti tentativi di superamento della crisi presente, culturale e morale, prima che economica e sociale, sembrano fare anche degli uomini di oggi delle pecore senza pastore, bisognosi solo del pane per l’oggi piuttosto che del senso che soddisfi per sempre la fame del cuore.

Educati dall’ascolto della Parola e di alcuni testimoni, celebrando l’Eucaristia e confortati dalla nostra fraternità, ispirati dall’esempio e dal magistero di papa Francesco, abbiamo scorto nel tempo attuale, e perfino nella opposizione che sembra venire al Vangelo, non tanto un ostacolo quanto una sfida e una nuova opportunità alla missione della Chiesa e quindi nostra.

Lasciare libero lo Spirito perché guidi la Chiesa nelle periferie

La prima sfida e proprio quella di imparare ad abitare tutti i luoghi della nostra vita, dove la gente ancora si raduna per cercare ragioni per vivere e sperare, anche senza saperlo. Non dobbiamo e non vogliamo aver paura di entrarci, poiché non c’è luogo in cui non sia possibile incontrare Cristo, lasciarci incontrare da lui. Saper uscire, come continuamente ammonisce il Papa, senza attendere nella comodità dei nostri spazi. Perché questo sia possibile occorre che, come Chiesa e come presbiteri, torniamo a dedicare tempi e spazi all’incontro, all’ascolto. Missione, infatti, è il narrare, il testimoniare l’esperienza di un incontro gratuito con Cristo, è la relazione che nasce con chi accoglie il nostro annuncio e con chi non lo accoglie; è la relazione che costituisce le nostre comunità, dalla più piccola alla più grande.

Missione e reciprocità

Missione qualifica uno stile di reciprocità e di alleanza, vogliamo recuperino la bellezza del percorrere, del correre-per, del correre non per voglia di attivismo, ma con il desiderio dell’incontro, per risvegliare nelle coscienze il desiderio dell’incontro con il Vangelo.

Come Gesù si è fatto compagno di viaggio dei discepoli di Emmaus, così noi Chiesa siamo chiamati a metterci accanto alla gente per coinvolgerci nel dialogo interreligioso e interetnico che faccia emergere dal profondo di ciascuno le vere ragioni per continuare a vivere insieme e a sperare.

Si stemperano confini, si cancellano margini e distanze, si riducono le differenze. Sembra tutto a portata di mano, tutto così vicino e immediato. Eppure senza il dono coinvolgente delle nostre vite, potremo avere miriadi di contatti ma non saremo mai immersi in una vera comunione di vita.

 

La missione fino agli estremi confini della terra

La missione esige il dono di sé stessi nella vocazione donataci da Colui che ci ha posti su questa terra (cfr Lc 9,23-25). Oserei dire che, per un giovane che vuole seguire Cristo, l’essenziale è la ricerca e l’adesione alla propria vocazione. Da cuori giovani sono nate le Pontificie opere missionarie (Pom), per sostenere l’annuncio del Vangelo a tutte le genti, contribuendo alla crescita umana e culturale di tante popolazioni assetate di Verità. Le preghiere e gli aiuti materiali, che generosamente sono raccolti nelle nostre Chiese nella Giornata missionaria del 21 ottobre, sono donati e distribuiti attraverso le Pom alle giovani Chiese, capaci a loro volta di essere missione.

Alla Veglia missionaria diocesana del 20 ottobre in Cristo re alle ore 21 il Gruppo giovani della Moretta e Santa Margherita animeranno con canti durante e dopo. Cinque testimonianze di giovani ci indicheranno la strada. Partecipate!

«Nessuno è così povero da non poter dare ciò che ha, ma prima ancora ciò che è. Molta gente ha bisogno di te, pensaci. Ognuno di voi pensi nel suo cuore: molta gente ha bisogno di me»› (Papa Francesco 17/1/ 2018)

Gino Chiesa