Uso e riuso del grande patrimonio ecclesiastico

Un confronto sui processi di dismissione e di riuso del  patrimonio ecclesiastico e sulla  difficoltà di manutenzione, anche per la mancanza di fondi da parte di molte congregazioni e degli enti  statali preposti alla tutela dei beni architettonici e culturali. E’ stato organizzato  la settimana scorsa a Torino, nella  Piccola Casa della Divina Provvidenza di Torino, da Mediacor e Galfer20 con l’Associazione Vita Consacrata. Il pomeriggio di studio è stata l’occasione per aprire un dialogo tra le istituzioni religiose e il mondo dell’imprenditoria, che troppo spesso si è comportato da predatore nei confronti di edifici acquisiti con l’intento di preservarli dal degrado per poi  trasformarli  in contenitori di attività che nulla hanno a che vedere con la loro storia.
I numeri forniti da don Gianluca Popolla, incaricato regionale per i beni culturali ecclesiastici della Conferenza Episcopale del Piemonte e Valle d’Aosta, hanno inquadrato  l’impressionante grandezza del patrimonio: nelle due regioni  sono dislocati 11.000 edifici religiosi tuttora consacrati, dalla grande basilica alla piccola cappella di montagna, utilizzata anche solo per un’unica occasione come l’annuale festa patronale del piccolo borgo. Ma tutti, dal grande al piccolo, da quello di rilevante interesse culturale al manufatto di minor importanza storica, necessitano di cura e manutenzione. Popolla ha ricordato la normativa vigente, che occorre rispettare, sia che si voglia alienare un bene, sia che si proceda a una ristrutturazione o trasformazione. Andrea Longhi, docente di discipline storiche al Politecnico di Torino ed esperto di beni religiosi e del loro riutilizzo, ha richiamato l’attenzione su un importante convegno internazionale che si terrà a fine novembre all’Università Gregoriana di Roma. Suggestivo il titolo, Dio non abita più qui? Dismissione di luoghi di culto e gestione integrata dei beni culturali ecclesiastici. Un analogo appuntamento si terrà a Parigi dall’11 al 13 ottobre sotto l’egida dell’UNESCO e della Commissione Europea, Religious heritage – Europe’s Legacy for the Europe. Sono iniziative che nascono per controllare e monitorare il fenomeno delle dismissioni e per far dialogare il mondo ecclesiastico con quello laico e imprenditoriale, prevenendo le fughe in avanti di cui spesso poi ci si pente.

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