L’omelia del vescovo Marco per solennità di san Lorenzo e l’ordinazione diaconale di Mario Merotta

ALBA – Cattedrale San Lorenzo, Venerdì 10 agosto 2018

 

Questi è il diacono san Lorenzo, che diede la sua vita per la Chiesa: egli meritò la corona del martirio, per raggiungere in letizia il Signore Gesù Cristo

Carissimi fratelli e sorelle, carissimi soprattutto voi giovani e tu carissimo accolito Mario, in questo giorno solenne in cui celebriamo il nostro Santo Patrono la Liturgia proclama nell’antifona d’ingresso, che ho appena proclamato, la grandezza di questo Santo chiamato a vegliare sulla nostra Città e sulla nostra Diocesi.

Lorenzo, famoso diacono della Chiesa di Roma, confermò con il martirio sotto l’imperatore Valeriano il suo servizio di carità verso Dio e i poveri. Secondo un’antica tradizione fu martirizzato sulla graticola, dopo aver distribuito tutti i beni ai poveri da lui presentati come i veri tesori della Chiesa.

Nel presbiterio sopraelevato della nostra Cattedrale vengono raffigurate alcune scene della vita del santo patrono nelle quattro grandi pitture monocrome del valtellinese Cherubino Luigi Hartman

La festa di san Lorenzo ci dia un coraggio grande nella professione della fede, ci porti a riconoscere la nostra vita come un dono ricevuto dal Signore e come vocazione a essere dono nei confronti degli altri: quanto noi abbiamo, impariamo a viverlo non come un possesso di cui siamo gelosi, ma come una opportunità di servizio e di generosità nei confronti dei fratelli.

Sia la lettura di san Paolo ai Corinzi, sia il Vangelo parlano di “seme”: «Chi semina scarsamente, scarsamente raccoglierà», dice Paolo, e «Se il chicco caduto in terra non muore, rimane solo; se invece muore, produce molto frutto». È significativo questo paragone: la vita dell’uomo, nell’ottica del Vangelo, è paragonabile al seme e il seme ha questa caratteristica: serve per essere donato, per essere buttato nella terra, non per essere tenuto.

La vita, dunque, è fatta per essere gettata, donata, con tutto quello che il dono comporta: il sacrificio, e la rinuncia: ma è la sola condizione perché la vita possa portare frutto. «Chi semina scarsamente, scarsamente raccoglierà», occorre quindi seminare con larghezza per raccogliere con larghezza.

Mario tu stai per essere ordinato diacono, sappi che la tua vita non sarà più per te ma per gli altri e per Cristo, che già servi ogni giorno nei poveri.

Donare è il senso della vita e quanto più uno è capace di farlo, tanto più sarà in grado di raccogliere, e la sua vita acquisterà significato.

Questo concetto è espresso in modo ancora più profondo nel Vangelo: «Se il chicco di grano caduto in terra non muore, rimane solo; se muore, produce molto frutto». Il riferimento primo è alla passione di Gesù: questo brano precede immediatamente il racconto della passione, così Gesù spiega la sua morte: è necessario che lui passi attraverso la croce e la sofferenza, altrimenti la sua vita rimarrebbe sterile. È paradossale, ma nonostante tutti i miracoli e tutte le grandi parole che Gesù ha donato agli uomini, la sua vita sarebbe sterile, se non la donasse nella Passione. Infatti, nonostante tutti i miracoli, la gente e i discepoli hanno abbandonato Gesù; sarà solo dopo la passione che i discepoli ritroveranno la forza della testimonianza e la forza del martirio. È la passione di Gesù che produce i santi e i martiri: è con la morte di Gesù che la sua vita è diventata feconda: dal costato di Cristo uscirono sangue e acqua. C’è dunque una forza di vita che scaturisce dalla passione del Signore e dalla sua morte.

Cari giovani questa sera avremo a Torino insieme a tutti i giovani del Piemonte (2000 circa) la grazia di venerare i segni della passione di Gesù nella Sindone, un’occasione unica che ci permetterà di vedere con i nostri occhi quanto il Signore ha veramente patito per noi, per la nostra salvezza.

Un Beato della nostra terra, il Beato Sebastiano Valfrè aveva una devozione speciale per l’icona sindonica tantè che ebbe a dire: “La croce ha ricevuto Gesù vivo e ce lo ha restituito morto; la sindone ha ricevuto Gesù morto e ce lo ha restituito vivo”.

«Se uno mi vuole servire mi segua, e dove sono io, là sarà anche il mio servo», abbiamo letto nel Vangelo, è una consolazione poter stare là dove è il Signore; e nella gloria del Padre dove sarà Gesù, là saremo anche noi.

Quindi, “se uno mi serve, il Padre lo onorerà”: avere l’onore da parte di Dio è un privilegio molto grande. Siamo sempre tanto preoccupati di avere l’onore degli altri, che avere onore da parte di Dio, è veramente una cosa straordinaria.

È necessario però capire che “dove sono io” non vuol dire solo la gloria, ma anche la croce: là dove sarò io, Gesù, sulla croce, là sarà anche il mio servo: bisogna condividere tutto il cammino di Gesù, accettare tutto il cammino di sofferenza, se vorremo essere partecipi anche della gloria. A noi appare certamente difficile, ma il Signore ci vuole dare la forza di vivere anche questo aspetto.

Cari Giovani lasciatevi afferrare dall’amore di Cristo, come è avvenuto per San Lorenzo, per Mario che è qui in mezzo a noi per dire il suo “sì” totale e definitivo al Signore.

Celebriamo l’Eucaristia per ricevere proprio questa forza. Abbiamo il desiderio di stare con il Signore, ma abbiamo anche paura, talvolta; il Signore ci aiuti a vincere questa paura, ci aiuti a imparare la gioia del dono: «Ciascuno dia quello che ha deciso nel suo cuore, non con tristezza né per forza, perché Dio ama chi dona con gioia»: quello che diamo, dobbiamo darlo con gioia; se diamo contro voglia o solo per non fare brutta figura, questo tipo di sacrificio a Dio non piace: Dio aspetta il sacrificio della nostra vita fatto con gioia.

Se non riusciamo, dobbiamo rinunciare al dono? rinunciare a fare della nostra vita una offerta al Signore? No; rimaniamo davanti al Signore, fino a quando egli non abbia sciolto la durezza e la tristezza del nostro cuore, fino a quando non ci avrà dato la gioia della sua amicizia, del suo amore. Allora, con la gioia dell’amicizia e dell’amore del Signore, impareremo la gioia del dono, la capacità di fare della nostra vita il cammino di generosità che il Signore ci ha insegnato, imparando il segreto del suo amore.

In questo cammino non siete soli, domani alcuni di voi giovani, compreso anche tu Mario sarete pellegrini insieme a migliaia di giovani italiani a Roma per incontrare il successore di Pietro, Papa Francesco per essere confermati nella fede, questo vostro andare sia espressione di una Chiesa giovane e in cammino per le strade del mondo, capaci di infiammare di gioia i cuori di quanti sapranno accogliere la lieta novella di cui siete portatori.

Affido a Maria Regina dei martiri e a San Lorenzo, nostro Patrono, la nostra Città, in particolare tutti i giovani che vi abitano e il nostro accolito Mario, affinché sappiano rendere questa nostra terra ricca di fede e di storia sempre più capace di essere se stessa. Amen.