Don Natale Bussi ricordato con una celebrazione in Cattedrale nel 30° della morte

ALBA Dopo il convegno e la dedica del salone nel Seminario di Alba del 25 gennaio scorso, mercoledì 15 marzo, trentesimo anniversario della morte di don Natale Bussi, il grande teologo e filosofo albese è stato ricordato con una concelebrazione in Cattedrale, alla quale hanno preso parte una ventina di sacerdoti. Il 29 aprile, ad Altavilla, seguirà una giornata diocesana dedicata a don Bussi per riflettere sull’eredità del suo pensiero nel cammino della Chiesa locale.

Ecco l’omelia, pronunciata mercoledì 15, da monsignor Marco Brunetti.

(Is 49,8-15 * Sal 144 * Gv 5,17-30)

 «Ricordatevi dei vostri capi, i quali vi hanno annunciato la parola di Dio. Considerando attentamente l’esito finale della loro vita, imitatene la fede» (Ebrei 13,7).

Carissimi fratelli e sorelle, questa Parola ispirata, tratta dalla Lettera agli Ebrei, esprime in sintesi il senso del nostro essere convenuti in Cattedrale stasera per la celebrazione dell’Eucarestia, nel trentesimo anniversario della morte di mons. Natale Bussi.

Desideriamo fare memoria di un uomo, di un cristiano, di un pastore e di un maestro che con i suoi scritti alti e semplici, il suo magistero illuminato e la sua coerente testimonianza di vita ha contribuito a formare generazioni di laici, di consacrati  e di  sacerdoti  attraverso  l’infaticabile  ministero – esercitato per decenni – di Rettore del Seminario, di professore di filosofia e di teologia, oltre che di cittadino in dialogo coerente e dialettico con il mondo della cultura, della scienza, della politica e dell’impegno sociale.

“Fare memoria” non significa semplicemente ricordare – seppur con animo riconoscente e grato – un uomo o una vicenda del passato, ma, secondo la prospettiva del “memoriale” biblico, significa ridiventarne contemporanei: è un passato che diventa presente e rilancia per il futuro.

Guardando alla vita e all’insegnamento di Mons. Bussi, considerandone “l’esito finale”, noi vorremmo imitarne la fede e diventarne riverbero credibile per la Chiesa e la società del nostro tempo e di quello che ci sta davanti.

Il Lezionario biblico di questa Messa – nel mercoledì della IV settimana di Quaresima – è come uno scrigno prezioso, colmo di ricchezze.

Dai testi immensi che sono stati ora proclamati, mi limito a spigolare due parole che riecheggiano provvidenzialmente due categorie bibliche da don Bussi ritenute tra “le più emergenti” per definire “l’intima sostanza del cristianesimo” cioè – come egli scrisse nella sua opera più rappresentativa Il Mistero Cristiano – “l’unione di Dio con l’uomo e dell’uomo con Dio per mezzo di Gesù Cristo, nella quale, mentre si manifesta al massimo la gloria di Dio, si attua pure al massimo la beatitudine dell’uomo”.

Sono le categorie dell’Alleanza e della Vita divina o eterna.

Nella Prima Lettura, tratta dal Libro del profeta Isaia, abbiamo ascoltato queste parole: «Ti ho formato e ti ho stabilito come alleanza del popolo».

 L’Alleanza – scriveva mons. Bussi – è una delle più grandi e significative categorie bibliche del mistero cristiano. Il rapporto tra Dio e gli uomini, che viene realizzato da Cristo, è concepito come un patto di amicizia che fonda una comunione di vita… l’alleanza nasce dall’iniziativa di Dio e dalla risposta dell’uomo. È dialogale. È un rapporto d’amore vicendevole”.

Preparata e stabilita con il popolo d’Israele, l’alleanza trova il suo punto gravitazionale e la sua realizzazione compiuta in Gesù Cristo. Egli stesso, nella sua Persona e nella sua vicenda, è la “nuova ed eterna alleanza” come ripetiamo ad ogni Messa.

Ora – dice ancora don Bussi – “un individuo o un popolo viene eletto da Dio perché, entrato in intima comunione di vita con lui, non si chiuda in se stesso, ma diventi segno e strumento della medesima comunione per gli altri individui o popoli… segno e mezzo di salvezza per tutto il mondo”.

Parole quanto mai attuali, ricche di accenti profetici, quasi un anticipo della “Chiesa in uscita” verso le periferie geografiche ed esistenziali dell’umanità, costantemente auspicata e incarnata da Papa Francesco e già adombrata dallo stesso testo di Isaia ascoltato in questa celebrazione: «… ti ho formato e ti ho stabilito come alleanza del popolo, per far risorgere la terra… per dire ai prigionieri: uscite e a quanti sono nelle tenebre: venite fuori… non avranno né fame né sete… perché colui che ha misericordia di loro li guiderà, li condurrà alle sorgenti d’acqua… ecco questi vengono da lontano… da settentrione e da occidente… il Signore consola il suo popolo e ha misericordia dei suoi poveri… io non ti dimenticherò mai!».

L’altra parola sulla quale vorrei soffermare l’obiettivo della mia e della vostra attenzione, la raccolgo dal Vangelo di Giovanni. È la parola “Vita”. O “Vita eterna”.

Nella sua diatriba con i Giudei, Gesù afferma: «Come il Padre risuscita i morti e dà la vita, così anche il Figlio dà la vita a chi egli vuole; … chi ascolta la mia parola e crede a colui che mi ha mandato, ha la vita eterna e non va incontro al giudizio, ma è passato dalla morte alla vita; … come infatti il Padre ha la vita in se stesso, così ha concesso al Figlio di avere la vita in se stesso …».

Commenta ancora don Bussi: “L’esperienza della vita comunicata dal padre ai figli, vita che crea una comunanza di sangue e di profondi affetti, serve particolarmente a san Giovanni per presentare il mistero cristiano come vita divina comunicata agli uomini … il Dio vivente, il Padre, per mezzo del Figlio suo unigenito fattosi uomo, comunica la sua vita a quanti, credendo, accettano colui che egli ha mandato. Costoro, attraverso una rinascita dall’acqua e dallo Spirito, diventano figli di Dio a immagine dell’Unigenito e iniziano una vita di comunione d’amore con le divine Persone e tra loro, comunione che si sviluppa in questa vita e avrà il suo compimento con la fine dei tempi…”.

Cristo è la vita stessa. Egli dona  l’acqua viva che disseta la sete umana più profonda e porta alla vita eterna, … Egli è il pane della vita che viene dal cielo affinché chi ne mangia non muoia, ma viva; … Egli è la vite che fa vivere e fruttificare i tralci…”.

La comunione con Dio – sono ancora parole di don Bussi – è realizzata e diventa riconoscibile nella vita e nella condotta del cristiano… nell’amore per i fratelli … stabilisce un nuovo essere, una nuova relazione dell’uomo nei confronti dell’esistenza, un nuovo modo di comprendere se stessi”.

 Alleanza e Vita. Parole della Parola. Categorie bibliche ritenute da don Bussi tra “le più emergenti” per definire “l’intima sostanza del cristianesimo”, ma anche impegni concreti che egli ha saputo fare suoi nella sua lunga esistenza umana e sacerdotale.

Convinti che, come diceva un altro maestro dello spirito della nostra Diocesi – don Michele Do, nel suo “Credo” -, «Nulla va perduto della nostra vita: nessun frammento di bontà e di bellezza, nessun sacrificio per quanto nascosto ed ignorato, nessuna lacrima e nessuna amicizia» – chiediamo al Signore di concedere a don Bussi il premio promesso ai servi buoni e fedeli; e a don Bussi chiediamo di intercedere per la nostra Comunità ecclesiale e per ognuno di noi, perché considerando attentamente l’esito finale della vita di questo testimone e maestro, ne imitiamo la fede, cioè – come lui anche noi – ci disponiamo esistenzialmente a prendere la forma di Gesù Cristo, Figlio di Dio e vero uomo – nuova Alleanza e Vita eterna. Amen.