E’ mancato Padre Mario Boffa il cordoglio del Vescovo

È tornato alla casa del Padre P. MARIO BOFFA  il funerale sarà domani pomeriggio alle ore 14,30 presso il Santuario N.S. delle Grazie in  S. Maria della Castagna a Genova.

IL CORDOGLIO DEL VESCOVO

Molto Rev. P. Luigino Frattin,

ho appreso con vivo dolore la notizia  della dipartita di padre Mario BOFFA della SMA. Desidero in questo momento essere vicino per il lutto che ha colpito la vostra comunità della sede provinciale a Genova e la nostra Alba dove abitano il fratello, la sorella e i nipoti .

A nome mio personale e della nostra Diocesi desidero assicurare il mio ricordo nella preghiera di suffragio; rendiamo lode a Dio per tutto il bene che padre Mario ha compiuto nella Chiesa attraverso il suo ministero nel mondo.

Assicuro la preghiera e sono certo che padre Mario nella sua vita a cercato di formare uomini come ricordava in un suo scritto: – Arrivando dalla Costa d’Avorio ho trovato questo biglietto sulla mia porta: “Se fai progetti per un anno, semina riso: se fai progetti per dieci anni, pianta alberi, se fai progetti per una vita, forma uomini”-. È quest’ultima cosa l’ha fatta con passione da buon missionario. Ora lo affidiamo alla Misericordia di Dio Padre e vogliamo confermare la nostra fede e la speranza che la bontà di Dio è inesauribile e la sua misericordia è infinita e nella conclusione della nostra vita terrena saremo associati alla risurrezione del Signore per la vita eterna.

Voglia trasmettere questi sentimenti di vicinanza ai famigliari che prenderanno parte alle esequie e a voi padri della SMA dove ha abitato ultimamente e su di lei, caro don Luigino come su di noi, vegli sempre la nostra madre Maria, e ci ottenga di non mai «separarci dall’amore di Dio, che è in Gesù Cristo nostro Signore»

Unito nella preghiera scenda su voi tutti la confortatrice benedizione.

                                                                                                     + Marco Brunetti, Vescovo di Alba   

Alba, 17 novembre 2017

 

Ripercorriamo insieme a P. Mario le tappe più significative della sua lunga e ricca esperienza presbiterale e missionaria in occasione dei suo 60° di Messa.

Sono nato ad Alba(CN) e sono prete dal 1955. Nel 1959 sono entrato alla SMA – Società Missioni Africane – Genova

La storia della mia vocazione si sviluppa in tre momenti.

Il primo. Come studente di teologia presso il seminario diocesano ascoltavamo, via radio, le prediche di Padre Riccardo Lombardi, che colpivano molto tutti noi seminaristi. Un giorno mi colpì, in particolare, una sua frase: “noi preti siamo distribuiti malissimo nel mondo”.

Il secondo. La visita di Padre Michael ‘Colleran in seminario. Questo padre irlandese della SMA che parlava pochissimo l’italiano, ma che si faceva capire con il cuore, pieno di ardore missionario, ci disse: “Gesù ha versato il suo sangue per tutti, ma ci sono ancora tanti, tanti, troppi uomini che non lo conoscono”.

 Terzo momento. Ero già prete da due anni quando Pio XII, nel 1957, emanava l’enciclica Fidei Donum con la quale invitava le varie Chiese, e i vescovi in particolare, a mandare preti nei paesi di missione.

 SMA e Africa

Parlai allora con il mio vescovo del mio desiderio di partire in missione. Dopo una profonda riflessione di due anni, entrai con determinazione nella SMA. Feci subito un anno in Belgio con P Finotti e P Falcone fino al 1960, quindi fui inviato in Costa d’Avorio, nella missione di Lakota. Dal 1960 al 1972 sono rimasto in Costa d’Avorio, in diverse missioni, quasi sempre nei villaggi.

Feriole

Nel 1972 i superiori mi chiesero di lasciare Grand-Lahou (Costa d’Avorio) per iniziare una presenza SMA in diocesi di Padova. Accolto come un fratello da mons. Antonio Gregori, direttore dell’Ufficio missionario diocesano, presi alloggio in via San Biagio, ospite delle Ancelle del Signore, una comunità di suore particolarmente attente ai sacerdoti: donne di fede, di lavoro e di preghiera. In via San Biagio mi raggiunse padre Giacomo Bardelli, incaricato di fare animazione missionaria nei seminari diocesani, iniziando da quelli del Triveneto. Con lui eravamo animatori missionari a tempo pieno. Dovunque ci fosse bisogno della nostra presenza ci rendevamo disponibili e così piano piano la gente cominciava a conoscere anche la SMA. Nacque dopo due anni l’esigenza di avere una casa tutta nostra. La scelta cadde su Feriole dove c’era una fattoria abbandonata, con casa colonica, stalla e fienile, più una dipendenza oltre il cortile. Sapevamo che ci aspettava tanto lavoro per renderla confortevole ai vari ospiti e amici che volevano incontrarci. I lavori di ristrutturazione furono impegnativi e io ci lasciai mezzo stomaco, il piloro e il duodeno; ma furono anche la felice occasione di veder partire per lo Costa d’Avorio undici giovani guidati da don Piero Pengo, parroco di città e muratore esperto, per costruire, assieme alla gente del posto, un dispensario-maternità nel villaggio di Ebonou. “Soci Costruttori” che, più numerosi, riprenderanno il viaggio cinque anni dopo, quando ci sarà da dotare lo missione di Guitry di una sala polivalente e di quattro aule per la catechesi. Ma la grazia più grande l’ho ricevuta quando fu accordato dal vescovo di Padova il permesso a don Vito Girotto (3 anni di messa), di diventare membro della SMA per annunciare e vivere il vangelo in Africa.

 Di nuovo in Africa e poi in Italia

Ripartito in Africa ho trascorso dodici anni nel seminario propedeutico diocesano a Issia, sempre in Costa d’Avorio. Arrivando ho trovato questo biglietto sulla mia porta: “Se fai progetti per un anno, semina riso: se fai progetti per dieci anni, pianta alberi, se fai progetti per una vita, forma uomini”. È quest’ultima cosa che ho cercato di fare. Per diversi problemi di salute ho dovuto lasciare l’Africa e sono ormai a Genova. Arrivandovi ho trovato un biglietto del Direttore spirituale del Seminario di Genova, che iniziava con queste parole: “Hai fatto il missionario con le gambe, ora lo fai con le ginocchia! Ma se dovrai tenere presente nella tua preghiera i 427 seminaristi che hai accompagnato in questi anni, non ti basteranno 24 ore al giorno”. Ecco il mio compito, ora.

60 anni di messa

Devo dire un grazie sincero a tutte le persone che ho incontrato nella mia vita: dai formatori ad Alba e a Genova, ai confratelli, ai catechisti e ai seminaristi che sono stati una presenza importante nella mia vita. Su tutti prego, come facevo in Africa in una lingua locale, perché Dio versi l’acqua su di voi e su di me e ci benedica sempre.

(da Informazione della Comunità di S. Margherita 2016)