La “C” di Cattolici in una società che cambia, dibattito il 22 settembre

ALBA La società italiana si sta modificando con una presenza sempre più continua di persone di origine straniera, con tradizioni culturali e religiose diverse. Senza contare poi l’agnosticismo ed  il secolarismo che ha mutato il comportamento degli stessi italiani, privo di vedere ad ogni costo del tutto negativo questo cambiamento. Nella scuola ormai la presenza i ragazzi di origine straniera raggiunge il 15% se non in certe situazioni anche percentuali maggiori.

E non si tornerà indietro. Non si potrà dire: “Bene. Per un po’ di anni sono venute delle persone straniere, ora ognuno torni a casa propria. Non sarà così, anche perché molte persone “diverse” sono già nate in Italia, conoscono il nostro Paese meglio del loro Paese di origine. Tra l’altro noi italiani abbiamo già vissuto quanto sta succedendo con la nostra emigrazione. Il caso più eclatante in questo momento è Papa Francesco: di origine italiana (anzi piemontese), nato in Argentina. L’Italia non tornerà come prima, bisogna essere intelligenti ed affrontare con capacità e lungimiranza la nuova situazione, partendo anche per quanto ci riguarda da quanto dice la Bibbia ed il Vangelo.

Tutto questo ci invita ad una riflessione come persone che sono impegnate in attività ed in associazioni che si dichiarano cattoliche, quindi di adesione al messaggio cristiano, con la volontà  non solo di testimoniare questa nostra adesione e quanto detto nel Vangelo, e ciò sarebbe già un grande obiettivo, ma anche di proporre nel nostro servizio l’educazione alla Fede, partendo dai più piccoli, di cui principalmente ci occupiamo. Questa riflessione viene sollecitata dal fatto che  ormai molte persone non crescono più con le nostre tradizioni cattoliche, non si può più dare per scontato il fatto che la società ti presenti un’unica proposta religiosa a cui più o meno uno aderiva.

Ci sono diverse domande a cui pensare per cercare di dare risposte:

  • Se vogliamo essere una associazione che non vada a discriminare, anche senza volerlo,  chi non la pensa o chi non è cresciuto nella nostra tradizione e se vogliamo arrivare veramente a tutti, specialmente verso i più deboli e verso i più in difficoltà, che al giorno d’oggi in Italia fra i tanti potremmo individuare anche e principalmente fra gli immigrati (ovviamente non solo loro), il nostro impegno di cristiani deve essere solo di testimonianza, per non rischiare che gli altri non si avvicinino perché non interessanti (se non addirittura paurosi di una proposta di conversione o comunque di perdere i loro riferimenti e sicurezze)?
  • C’è necessità, per quanto ci riguarda di fare uno scoutismo (ma ciò riguarda anche le altre agenzie educative), non più con riferimenti confessionali?

Oppure:

  • E’ necessario essere aperti verso gli altri, agevolarli nell’inserimento (spesse volte per arrivare a tutti necessita fare una scelta precisa andando a cercarli e non solo aspettare che gli altri arrivino da soli), senza però rinunciare al messaggio cristiano ed all’educazione alla Fede?
  • Ovviamente il nostro obiettivo non è convertire, ma integrare e far vivere la bellezza dello stare insieme, ognuno con le proprie modalità associative, facendo conoscere la nostra Fede a loro e viceversa cercando di conoscere meglio loro e le loro tradizioni (ricchezza reciproca)? In quale modo?
  • Si pensa che sia necessario, proprio per essere più aperti verso gli altri e non avere paura del diverso, avere delle proprie più certezze e quindi essere più preparati? E allora se la risposta è positiva necessità ancor più in una società pluralistica, multietnica, multiculturale sforzarci ad educare alla Fede, nel nostro caso alla nostra Fede? Ed eventualmente cosa facciamo in questo senso?

Sicuramente ci sono e ci saranno ulteriori domande.

Però prima di tutto pensiamo che sia necessario fare uno sforzo per riscoprire il messaggio rivoluzionario di Dio, dalla Genesi (l’uomo a Sua somiglianza) fino alla venuta di Gesù, Dio che si fa uomo, esaltando la figura umana come cosa più preziosa, messaggio perfezionato e riscoperto con quanto detto nel Vangelo, come amore, misericordia, perdono, attenzione agli ultimi, fratellanza, figli dello stesso Padre, …. e non in ultimo Dio che non abbandona l’uomo.

Infine il ruolo dei laici all’interno della Chiesa e da cristiani all’interno della società.

Ci aiuteranno in questa riflessione tre relatori, moderati dal giornalista Gian Mario RICCIARDI, già direttore del TG 3 Rai Piemonte:  Padre Federico LOMBARDI, già direttore della Sala Stampa della Santa Sede, – Mons. Guido GALLESE, Vescovo di Alessandria e delegato dei Vescovi piemontesi per la pastorale giovanile e Giorgia CALEARI, responsabile nazionale dell’Agesci per la metodologia e insegnate in un liceo. Seguiranno Interventi anche di rappresentanti di comunità di origine straniera e dibattito aperto al pubblico.

                 Il comitato del Centenario dello Scoutismo Albese